Flop automobilistici: Porsche 959

Flop automobilistici: Porsche 959

Anno 1983. Nella follia generale del Gruppo B, la Porsche decide di sfidare a viso aperto l’Audi e la Lancia nei rally con una 911 a trazione integrale.

LE REGOLE SONO LE REGOLE. Il regolamento impone ai costruttori che vogliono gareggiare l’obbligo di costruire almeno duecento esemplari stradali e a Zuffenhausen prendono le cose molto sul serio. L’obiettivo è creare una Porsche 911 imbattibile nelle prove speciali del Mondiale rally, maneggevole, stabile e velocissima su ogni terreno.  

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UN’OTTIMA BASE. La base di partenza è di quelle che fanno ben sperare. Col turbo, i progettisti della Porsche, ormai hanno una certa dimestichezza, e mettere a punto un sistema di trazione efficace per i rally non sembra essere una missione impossibile.

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CHI TROPPO VUOLE… Lo sviluppo dell’Audi quattro S1 aveva beneficiato dell’aiuto finanziario della Volkswagen, che, a differenza di oggi, all’epoca non aveva un rapporto così stretto con la Porsche (alla quale, tuttavia, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 aveva commissionato il progetto delle sportive “low cost” 914 e 924). Al di là di ciò, la Porsche è decisa a costruire un’auto capace di stupire nelle corse e su strada. Un doppio obiettivo così ambizioso che, per la cavallina di Stoccarda, si rivelerà un’arma a doppio taglio.

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UN ANTIPASTO GUSTOSO. Nel primo anno (1983) in cui partecipa alla Parigi-Dakar e in quello della prima vittoria (1984) la Porsche schiera quella che è essenzialmente una “normale” 911 a trazione integrale, la 953. Nel 1985 il progetto dell’auto beneficia di modifiche che condurranno a quello della 959, ma tutte le vetture iscritte sono costrette al ritiro. A metà di quella stagione arrivano i turbo e nel 1986, finalmente, la vittoria.

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I CONTI NON TORNANO… Quando, nel 1984, debutta in versione stradale, la Porsche 959 raccoglie molti ordini e la Casa dichiara che i 200 esemplari obbligatori sarebbero stati pronti e omologati entro l’estate dell’anno successivo. Ma la produzione non inizia prima del 1987 a causa di problemi di sviluppo della vettura, il che porta a vendere ogni singola auto non solo senza margini di guadagno, ma addirittura in perdita.  

UNA BELLA GATTA DA PELARE. In sostanza, è stata l’ambizione sfrenata della Porsche a “rovinare” il progetto. Il matrimonio tra un’elettronica parecchio sofisticata e la trazione integrale si è rivelato più complicato del previsto, senza contare l’aspetto emozionale, sotto il quale il bolide tedesco non brillava al pari delle sue dirette rivali, a cominciare dalla Ferrari F40.

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SE FOSSE STATA PIÙ SEMPLICE, MAGARI… Con la 959, in pratica, a fronte di un lavoro di sviluppo gigantesco in termini di fatica, tempo, fallimenti intermedi e dispendio di denaro, la Porsche ha pagato il fatto di voler raggiungere la perfezione, dimenticandosi che la chiave per ottenere il successo, tanto in concessionaria quanto in gara, era costruire una macchina più rude e semplice, proprio come la F40. 

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