Fiat: le auto e i prototipi eco-friendly
Prima l’ibrido, poi l’elettrico. A testimonianza di un processo di elettrificazione appena cominciato – prima con la presentazione di Panda e 500 ibride, poi con quella della 500e – e di un piano industriale che guarda al futuro attraverso lenti sempre più green. Per realizzare la Panda mild hybrid e la 500 elettrica gli ingegneri della Fiat giurano di essere partiti da un foglio bianco; ma a ben guardare, il know-how della Casa torinese in materia di auto super ecologiche ha origini lontane.
UNA SFIDA CHE PARTE DAL PASSATO. In casa Fiat, la nascita dell’auto a basso impatto ambientale potrebbe essere fatta risalire all’inizio degli anni ’80, quando nei laboratori del centro ricerche di Orbassano l’ingegner Mauro Palitto mise a punto un ingegnoso sistema che consentiva di spegnere il motore durante le soste nel traffico. Si trattava, di fatto, del primo sistema di start/stop automatico: un dispositivo che oggi conosciamo molto bene e diamo quasi per scontato, ma che all’epoca era un’intuizione tutt’altro che banale. Il decennio successivo si aprì con la Panda Elettra (che esattamente trent’anni fa fu il primo modello ‘alla spina’ della Casa), seguita dalle versioni a batteria delle city-car Cinquecento e Seicento. Nella nostra Gallery+ ripercorriamo per immagini le principali soluzioni sperimentate e realizzate dalla Fiat dagli Anni ’80 a oggi per contenere, e talvolta azzerare, le emissioni di CO2 in fase di marcia.
Roberto Giolito, il primo elettrico Fiat.
Roberto Giolito, papà della 500 di questo secolo, disegnò la ZIC acronimo di Zero impact car, la city car elettrica di Fiat per il secondo millennio.
Viste le dimensioni contenute alloggiò le batterie, pesanti accumulatore del tempo all’interno degli assi (soluzione adottata nella Multipla per le bombole del gas) senza ulteriore spreco di spazio.
Il vano posteriore poteva ospitare due persone, la struttura centrale supportava i leggerissimi sedili in magnesio che contribuivano, con la costruzione in alluminio e plastica a far risparmiare peso.
L’abitacolo ridotto risparmiava energia elettrica nella climatizzazione.
Ma non finì qui.
L’anno dopo, Roberto Giolito disegnò la sua evoluzione, la Vanzic, la city car elettrica di seconda generazione di Fiat coadiuvata da un motore endotermico (un motore 4 tempi di 350 cc) per generare una parte dell’energia elettrica necessaria alla trazione, integrando quella immagazzinata nelle batterie, raggiungendo l’autonomia di 200 km con un consumo medio di benzina di 4,3 litri per 100 km.
Oggi, questo grande designer italiano, dopo aver disegnato la 500 family, la Panda 3, il Qubo, la famigerata Multipla e la geniale Ecobasic è Direttore Heritage e Direttore del Design di Fiat Professional.
Ricordiamoci che fu Roberto Giolito, l’autore della 500 e della Ecobasic: la Panda che non fu.
Proprio lei, l’Ecobasic, più Fiat di ogni altra Fiat, funzionale, essenziale, economica nei consumi, leggera e valida ancora oggi, caratteristica ed aerodinamica con quel parabrezza parabolico, il frontale arrotondato e il profilo Snoopy, inclinato all’indietro.
L’Ecobasic rappresentò il progetto di utilitaria migliore dopo le mitiche 2CV, R4 e la Panda di Giugiaro.
Con Roberto Giolito, Fiat aveva osato con la 3+3 Multipla, ma se avessero definito per primo l’anello mancante: l’Ecobasic, allora sarebbe stata un’altra storia nel mondo dell’auto e del design. Probabilmente non sarebbero servite le Panda 2 e 3 (di Giolito), superate entrambe per concezione da questa ideazione di Giolito del ’99.
L’Ecobasic fu un’occasione mancata, il migliore progetto di Giolito, anche della Fiat nuova 500 che compirà 13 anni in transizione elettrica.
Nell’Ecobasic la forma era l’essenziale espressione della funzione.
Aerodinamica, leggerezza, rigidità, leggerezza, consumi e prestazioni, ad oggi l’Ecobasic di Giolito è insuperata.
Questa era la vera erede della Panda 1 Giugiaro, l’unica in grado di superarla e di superare ogni altra utilitaria esistente, stabilendo un divario abissale nelle prestazioni funzionali, nell’efficienza aerodinamica, nelle prestazioni e nei consumi.
Validissima ed attuale dopo 17 anni, fu il capolavoro incompreso dai manager Fiat, di Roberto Giolito, un progetto alla soglia della transizione elettrica ancor oggi valido per un’utilitaria innovativa.
Complimenti al genio impareggiabile di Giolito.