Ferrari: il mito Testa Rossa
Il ’57 è un anno di scontro tra giganti nel Mondiale Sport. La sfida è tra Ferrari, Maserati (con un imponente schieramento di forze guidato dalla 450 S), Aston Martin e Jaguar (con le D-Type private messe in campo dall’Ecurie Ecosse). C’è aria di cambiamento: auto sempre più veloci e incidenti sempre più frequenti (su tutti il tragico incidente di De Portago alla Mille Miglia), producono un cambio di regolamenti e dal ’58 sarebbero stati ammessi alle gare solo i motori fino a tre litri. In Ferrari non è il momento di esperimenti perciò il Drake chiede all’Ingegner Chiti, già impegnato nel progetto della 246 di F1 con V6 Dino (qui per saperne di più), di sviluppare una macchina convenzionale (e, perciò, più affidabile). Il punto di partenza è il 12 cilindri già in uso sulle 250 GT. Il motore di Gioacchino Colombo, il V12 monoalbero con 12 valvole, viene sviluppato e irrobustito fino a erogare 300 cavalli. È elettrizzante da ammirare: ha i coperchi delle punterie di colore rosso come il 4 cilindri 500 TR/TRC. Per il telaio viene utilizzata la struttura tubolare delle 500: il passo è allungato di una decina di centimetri (a 235 cm) e sono installate sospensioni anteriori indipendenti e posteriori a ponte rigido. Il prototipo, contraddistinto dal numero di telaio 0666TR viene vestito da Scaglietti con una carrozzeria simile al tipo 290 MM: volumi sinuosi, frontale con calandra protesa verso avanti, passaruota “scavati” nella carrozzeria (questo per ‘esporre’ i tamburi dei freni e migliorare il passaggio d’aria), profilo con tubi di scarico che passano sotto la fiancata e coda con 4 scarichi ‘a tromba’. La Ferrari 250 Testa Rossa esordisce in gara il 26 maggio 1957 alla Mille Chilometri del Nurburgring con Masten Gregory e Olinto Morolli. Spunta un decente decimo posto assoluto. Il successivo tre novembre Seidel e Von Trips le regalano il primo podio con il terzo posto al Grand Prix del Venezuela.
1958, DOMINIO ASSOLUTO. Nella stagione con le nuove regole la Testa Rossa è imbattibile, sia in veste ufficiale sia in versione clienti. A fine gennaio vince la Mille Chilometri di Buenos Aires (Collins/Hill primi, Von Trips/Gendebien secondi). Il 22 marzo l’equipaggio anglosassone vince anche la 12 Ore di Sebring e l’11 maggio Gendebien/Musso conquista la Targa Florio. Il 22 giugno la 250 TR trionfa anche la 24 Ore di Le Mans (Gendebien/Hill). Il rivale più titolato è l’Aston Martin (la DBR1 vince sul Nordschleife e il Tourist Trophy a Goodwood) è una battaglia persa e Maranello, per somma di punti, vince il Mondiale.
1959, IL TOCCO DI PININFARINA. Per la stagione ’59 le migliorie sono molte. Lo stile è opera di Pininfarina ma l’esecuzione è affidata a Fantuzzi. La macchina riceve un nuovo telaio e il motore viene posizionato più lateralmente. Ciò ricava più spazio per il pilota che può, perciò, sedersi più basso. La potenza del V12 ‘decentrato’ cresce a quasi 310 cavalli. Si segnalano, invece, un nuovo cambio a cinque marce e l’esordio dei freni a disco. Così ‘conciata’ (più leggera, più bassa e più veloce) la 250 TR ’59 inizia la stagione con grande ottimismo. Il 12 marzo Gurney/Hill/Daigh/ Gendebien guidano l’esemplare con telaio 0766TR alla vittoria nella 12 Ore di Sebring ma è l’unico risultato di rilievo. La stagione non brilla a causa del dominio dell’Aston Martin DBR1: vince tre gare su cinque e lascia la Testa Rossa indietro, appesantita dai ritiri.
1960: DI NUOVO IMBATTIBILE. La 250 Testa Rossa viene aggiornata ancora in TR 59/60. Per effetto di ulteriori novità regolamentari il design cambia leggermente, gli scarichi hanno uscite sui lati, il parabrezza è più grande. Hill/Allison vincono in Argentina ma Ferrari non è presente a Sebring. Alla Targa Florio vince Porsche e al Nurburgring la Maserati. Nel corso della stagione Carlo Chiti adatta al telaio le sospensioni posteriori indipendenti della 246 F1 e crea così un’evoluzione denominata 250 TRI 60. Phil Hill e Paul Frere conquistano la 24 Ore di Le Mans, gara conclusiva che porta ancora a Maranello la stagione.
1961: LA 250 TRI/61. Nel ’61 la 250 Testa Rossa tocca l’apice. Il telaio viene ulteriormente alleggerito, il passo è allungato e il design si discosta molto dal primo modello del ’57: il musetto assume la forma di due narici come le 246, la fiancata è molto filante per la presenza del parabrezza molto avvolgente, la coda ha una tipica forma a ‘coda tronca’ (la sta sperimentando Zagato sull’Alfa Romeo Giulietta). Maranello vince a Sebring con la 250 e alla Targa Florio con la 246. Alla 24 Ore di Le Mans conquista la terza vittoria consecutiva (Hill/Gendebien).
1962, LA 330 TRI LM CHIUDE IL CERCHIO. L’ultimo capitolo del magnifico romanzo ‘Testa Rossa’ si scrive nel ’62. La Commissione Sportiva privilegia il campionato alle GT ma a Le Mans (qui per sapere di più sui successi della Ferrari a Le Mans) sono ammesse anche le sport ‘Sperimentali’. Ferrari partecipa con uno squadrone di diciotto macchine e tra queste c’è il nuovo telaio 0808. Si tratta di una barchetta con uno sgraziato arco rollbar e un V12 tipo 330 di 4 litri. ‘330 TR’, l’ultima Sport della storia di Maranello con motore anteriore, è affidata alla collaudata coppia Hill/Gendebien. Nella prima parte di gara e per tutta la notte conduce una furiosa battaglia scambiandosi di continuo la testa con la vettura n.2 di Pedro e Ricardo Rodriguez. Ma i fratelli messicani rompono la trasmissione all’alba e consegnano la vittoria al belga e all’americano. Per Ferrari è la quarta vittoria Dopo Le Mans la 33TR viene ceduta alla N.A.R.T. che la porta in gara in America con scarsi risultati. Torna allora in Italia e diventa una Ferrari stradale. prima coupé, poi di nuovo Spider con vernice d’oro per recitare persino un cammeo nel film ‘Tre passi nel delirio’ di Fellini. Oggi è tornata alla sua configurazione originale. (Immagini per gentile concessione dell’Archivio Ferrari)