Ferrari 250 GT Drogo: dalla pista al jet set
Lo scorso settembre, nell’articolo in cui disquisivamo della coda tronca come trend aerodinamico in voga nei primi anni ’60, non avevamo potuto esimerci dal raccontare la Ferrari 250 GT SWB Berlinetta Competizione, la celeberrima Breadvan, anche conosciuta come GT Drogo. Ma la storia di questa berlinetta one-off, disegnata da Bizzarrini e plasmata dalla Carrozzeria Sports Car di Piero Drogo nel 1962, è affascinante e ricca di colpi di scena.
TUTTO EBBE INIZIO NEL ’61. Sul finire dell’estate 1961 il telaio 2819GT indossa le sensuali vesti di una 250 GT SWB Berlinetta Competizione, versione a passo corto dell’elegante 250 GT. Targata MO 68939, è grigia metallizzata con una riga rossa, gialla e nera che l’attraversa longitudinalmente. L’11 settembre partecipa al Tour de France agguantando, nelle mani di Olivier Gendebien — il proprietario — e Lucien Bianchi, il secondo posto in una gara conclusa da quattro SWB nelle prime quattro posizioni.
Un mese dopo, a ottobre, la vettura viene acquistata dal Conte Giovanni Volpi di Misurata. Questi, a soli 24 anni, aveva ereditato un ingente patrimonio dal padre Giuseppe, politico e fondatore della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il giovane Conte decide d’investire parte di quei soldi per creare la Scuderia Serenissima e in breve tempo diventa uno dei migliori clienti Ferrari.
A Maranello, proprio in questo periodo, a causa di divergenze interne non sanabili, il Drake licenzia in tronco otto elementi che fino a quel momento avevano composto lo zoccolo duro della Scuderia Ferrari. Tra questi ci sono Carlo Chiti, Romolo Tavoni, e Giotto Bizzarrini che, grazie all’aiuto economico di Giorgio Billi, Jaime Ortiz Patino e del “nostro” Conte Volpi, s’inseriscono in una nuova realtà automobilistica tutta italiana, la ATS — Automobili Turismo e Sport. A Monthléry, nel mentre, la protagonista di questa storia — in livrea rossa — prende parte alla 1000 Km giungendo terza con Maurice Trintignant e Nino Vaccarella.
NEL 1962 LA TRASFORMAZIONE. Arriva il 1962 e la Serenissima ordina due esemplari della neonata e velocissima GTO. Enzo Ferrari, che non vedeva di buon occhio chi lavorava sulle sue auto in maniera ufficiosa – a maggior ragione se a farlo erano un manipolo di suoi ex dipendenti – pone il suo irremovibile veto sull’acquisto.
Il Conte Volpi, quindi, decide far progettare al proprio team un mezzo che sia in grado di battere le GTO. Partendo proprio dal telaio 2819GT già in casa, Bizzarrini sviluppa insieme a Piero Drogo una vettura molto bassa e filante, dove la linea del tetto s’estende generosamente verso la coda per poi troncarsi di netto. Ricorda, fantasiosamente, un furgone da panettiere.
Completata in due settimane, viene schierata nel mese di giugno alla 24 Ore di Le Mans, dove supera di 7 km/h le GTO ufficiali SEFAC lungo i rettilinei della Sarthe. Purtroppo Carlo Maria Abate e Colin Davis sono però costretti a ritirarsi prima della bandiera a scacchi per una noia al cambio. Dopo il Guards Trophy di Brands Hatch e la Ollon-Villars Hillclimb ad agosto — che fruttano due vittorie di classe — la carriera sportiva della Breadvan termina alla endurance di Monthléry con un quarto posto. La vettura partecipa anche al Gran Premio di Porto Rico a novembre senza tuttavia brillare.Da qui in poi arriva il bello, con pochi ma significativi aneddoti a cavallo tra realtà, tanta, e – ben poca – leggenda.
DAI CIRCUITI ALLA COSTA AZZURRA (1963-1964). In questi anni utilizzare auto omologate per le corse come daily car è un fatto abbastanza comune, anche perché queste erano mezzi regolarmente targati. Il Conte Volpi ne sa qualcosa, spesso avvistato nelle location più in della Costa Azzurra al volante della sua inconfondibile Breadvan.
In una notte brava, durante un party privato in quel di Monte Carlo organizzato dal Conte Volpi e ormai giunto al termine, Gianni Agnelli – arrivato in loco svariate ore prima in compagnia di alcuni amici che a quell’ora avevano già abbandonato la dimora – si ritrova appiedato: Villa Leopolda non è lontana, dista poco meno di quindici chilometri e serve una macchina. Presto fatto, l’Avvocato gira la chiave che accende il V12 della Breadvan – gentilmente concessa e prestata dall’amico Volpi – e dopo qualche chilometro imbocca la Moyenne Corniche a tutta velocità verso Villefranche-sur-Mer. Il sole è ormai sorto da qualche ora e Agnelli, giunto a casa, parcheggia il bolide rosso e si ritira nelle sue stanze. Si risveglia nel primo pomeriggio e, sorseggiando un buon caffè, parla con il maggiordomo dell’insolita macchina con cui è rincasato: “Ha ragione sa, sembra proprio un carro funebre!” – esclama l’Avvocato rispondendo alla battuta del suo sarcastico interlocutore. Decide così di fare un gioviale scherzo al Conte. Il maggiordomo, armato di barattolo di pittura nera e di un grosso pennello, riceve l’infausto compito di pitturare la Breadvan. Si, così, alla buona. La vernice termina prima che il lavoro sia completato e la macchina diventa nera solo nella metà posteriore; il cofano appare striato da due fasce orizzontali del medesimo colore su campo rosso. Sulle fiancate, al posto dei numeri di gara, vengono aggiunte due grosse ’T’. Nel tardo pomeriggio il Conte Volpi arriva a Villa Leopolda per riprendersi la vettura e, facendo buon viso a cattivo gioco, prende atto della nuova modifica. Non vi nascondiamo che avremmo davvero voluto ascoltare la conversazione tra lui e l’Avvocato in questo frangente.
Qualche giorno dopo la Breadvan viene prestata ad un altro illustre amico e assiduo frequentatore di maison Volpi. È Gunther Sachs, noto playboy e – fra le altre – futuro marito di Brigitte Bardot tra il 1966 e il 1969. Sachs utilizza l’auto per andare ad un appuntamento in dolce compagnia nella ridente Saint-Tropez. Dopo cena, forte delle numerose bollicine sorseggiate durante il pasto, si mette a correre su una strada provinciale con la fortunata passeggera. I quasi 300 cavalli del dodici cilindri, unitamente al peso piuma di circa 1000 kg, consentono a chiunque di superare facilmente i 250 km/h appena la strada si apre. Beccato dalla polizia francese, viene fermato, arrestato dopo un lungo inseguimento e la Breadvan finisce sotto sequestro per qualche tempo. Pare che la donna a bordo fosse Soraya Esfandiary Bakhtiari, ex regina di Persia e seconda moglie dello Scià Mohammad Reza Pahlavi.
NEL 1965 APPRODA NEGLI STATES. Nei primi mesi del 1965 la vettura, dipinta color argento, partecipa alla Coppa Gallenga guidata da Eduardo Mungo; poco dopo viene messa in vendita a Roma per 3750 dollari. Arriva negli Stati Uniti a fine anno e un commerciante d’auto di Detroit la fa sua per soli 2800 verdoni.
DI COLLEZIONISTA IN COLLEZIONISTA (1966-2020). Nel 1966 viene ripristinata la sua livrea rossa e la Breadvan inizia a passare di mano in mano per quasi cinquant’anni: sono oltre dieci i proprietari che oggi possono fregiarsi d’averla avuta in garage. Dai 2800 dollari del 1965, il suo valore inizia ad impennarsi nel 1985 quando Ron Finger, concessionario di Savannah, Georgia, la mette in vendita a 165mila dollari. Nell’agosto del 2005 è battuta all’incanto da Christie’s con una valutazione oscillante tra i 2,5 e i 5 milioni di dollari. Oggi, dal 2014, è di proprietà di Martin Halusa, ex amministratore delegato di Apax Partners.