E voi, conoscevate le altre Ferrari GTC?
Nella metà degli Anni 60 la gamma Ferrari stradale comprende la spaziosa 330 GT e la possente 275 GTB. Manca un modello che faccia da ponte. Nel ’65 parte lo sviluppo di una versione coupé della 275 GTS con motore 330: veloce ma lussuosa e seducente secondo lo stile di Pininfarina. Nasce la genealogia GTC.
Ferrari 330 GTC (1966). Al salone di Ginevra del 1966 la Ferrari presenta la 330 GTC, modello che va a sostituire la 250 GTL prodotta tra il 1962 e il 1964. L’evoluzione tecnica più significativa introdotta dalla 330 GTC è il cambio a cinque marce al retrotreno; prima era necessario un posizionamento estremamente preciso per garantire che l’albero di trasmissione funzionasse alla stessa velocità del motore, ma l’aggiunta di un giunto a tubo di torsione fisso e di supporti conformi ha eliminato qualsiasi problema di allineamento. La soluzione si rivela talmente efficace da essere adottata quasi immediatamente sulla 275 GTB.
La Ferrari 330 GTC si basa su un nuovo telaio a traliccio tubolare molto simile a quello della “sorella” maggiore; ha un passo di 2,4 metri e fa il paio con sospensioni a doppi triangoli, molle elicoidali e ammortizzatori telescopici. Il cuore della 330 GTC è un 4.0 V12 con distribuzione monoalbero, e condivide con la 330 GT 2+2 le stesse misure di corsa e alesaggio, oltre che il rapporto di compressione e il sistema di alimentazione con tre carburatori Weber. La potenza massima fornita è di 300 CV a 7.000 giri. Il design, firmato Pininfarina, è un’armonia di elementi stilistici già visti in altri modelli: nella parte frontale riprende la 500 Superfast, mentre nella coda compatta è possibile riconoscere le luci sottili della 275 GTS. Le prese d’aria del motore a tre feritoie sono posizionate dietro i passaruota anteriori.
Ogni telaio con il suo motore viene trasportato da Maranello a Torino, dove avviene l’accoppiamento tra la scocca e l’abitacolo. Gli esemplari ritornano, successivamente, a Maranello, dove avviene l’allestimento finale e la messa in marcia. Le fonti indicano che nel novembre 1966 inizia la regolare produzione della 330 GTC; nel corso della permanenza a catalogo l’auto viene affiancata dalla versione spider GTS. Nel ’68 la produzione termina dopo una tiratura di circa 600 esemplari (e circa cento unità della GTS) e il testimone passa alla più potente 365.
Ferrari 365 GTC (1968). Al salone di Parigi la casa di Maranello presenta l’erede della 330, che idealmente si inserisce tra la 365 GT 2+2 e la piccola Dino 206 GT con motore sei cilindri. La nuova Ferrari 365 GTC non è osannata con profusione di aggettivi, sebbene il V12, con cilindrata aumentata a 4,4 litri, sia diventato più grintoso. È una Ferrari alquanto discreta, con una sobria eleganza e poche differenze rispetto a quella che va a sostituire. Fanno senza dubbio notizia le prestazioni: ben 280 km/h di punta massima.
Esternamente spariscono le tre feritoie nella parte anteriore della fiancata, sostituite da due piccoli sfoghi nella parte alta del cofano motore. Gli osservatori più attenti noteranno che la parte più avanzata del muso è più protesa in avanti e più affilata. La carrozzeria in acciaio con cofani e porte in alluminio è prodotta dalla Pininfarina a Grugliasco e poi spedita a Maranello per essere unita alla meccanica. Dal punto di vista meccanico il telaio è aggiornato con carreggiate più larghe, mentre il motore beneficia di supporti modificati. Questo V12 si caratterizza per essere, nella storia Ferrari, l’ultimo dotato di distribuzione mono-albero (successivamente, tutte le auto avrebbero avuto un bialbero, come la 275 GTB/4). L’unità 562C, ennesima evoluzione del V12 progettato da Gioachino Colombo, ha una cilindrata di 4390 cc grazie all’aumento dell’alesaggio: la potenza cresce così a 320 cavalli. La produzione si interrompe all’inizio del 1970 con una tiratura complessiva di circa 170 esemplari. La 365 GTS prodotte, invece, sono solo venti.
Ferrari 365 GTC/4 2+2 (1971). La terza evoluzione della genealogia GTC porta in dote alcune novità. La Ferrari 365 GTC/4 2+2 è un modello a metà strada tra la Daytona (a sua volta erede della 275 GTB/4) e la “piccola” Dino 246. Inoltre, Il suffisso “4” nel nome si riferisce all’adozione del motore bialbero, con due alberi a camme per bancata. Il passo è leggermente più lungo per ricavare lo spazio a due piccoli sedili posteriori. Soprannominata “Gobbone”, la nuova Ferrari debutta al Salone di Ginevra nel marzo del 1971 ed entra in produzione verso fine anno sulla stessa linea di assemblaggio della 365 GTB/4. Il telaio è più lungo di dieci centimetri rispetto a quello della 365 GTC e più corto di quindici rispetto a quello della 365 GT 2+2. Le carreggiate, larghe 1.470 mm, sono le più ampie di tutta la produzione Ferrari mai progettate fino ad allora.
Il nuovo motore V12 vanta l’accensione singola, ha la distribuzione a due valvole per cilindro e un nuovo sistema di aspirazione con carburatori laterali. La lubrificazione è a carter umido, la potenza massima di 340 CV a 7.000 giri. È inoltre equipaggiato con una pompa idraulica aggiuntiva che comanda il servosterzo, di serie. La trasmissione a cinque marce è accoppiata al differenziale autobloccante. Il design a cuneo è sempre firmato Pininfarina, mentre le parti della carrozzeria sono prodotte un po’ da Scaglietti a Modena e un po’ a Grugliasco e l’assemblaggio finale avviene nei reparti di Maranello.
La Ferrari 365 GTC/4 denota grande utilizzo di plastiche nere opache al posto delle cromature (che sono comunque utilizzate per le cornici e le maniglie delle portiere). Il frontale basso ospita fari a scomparsa, mentre sulla fiancata si apprezza il profilo filante e addolcito. La coda tronca con scarichi integrati, infine, presenta due coppie di fari tondi riuniti in gruppi di tre. Gli interni sono completamente nuovi: l’abitacolo è più spazioso e confortevole rispetto alla Daytona e anche la capacità di carico è più elevata. Questo “salottino” sportivo ha la consolle centrale integrata nella plancia, superfici in plastica nera e in alluminio spazzolato. I nuovi sedili hanno la parte centrale in tessuto mentre la strumentazione, di nuovo disegno, comprende otto indicatori. Di serie ci sono anche l’aria condizionata e i vetri a comando elettrico. La produzione si conclude all’inizio del 1973 e totalizza 500 esemplari, una quarantina dei quali con guida a destra e circa duecento esportati sul mercato americano. Manca, invece, una versione scoperta.
Foto: Archivio Ferrari