Dodici conquiste dell’uomo nello Spazio (1/3)
Che lo Spazio sia il settore strategico su cui scommettere è ormai un fatto assodato, perché in grado di generare crescita, servizi e tecnologie inedite. Anche il Bel Paese, qualche settimana fa, ha fatto un passo avanti nella corsa allo Spazio – quella europea perlomeno – aggiudicandosi un contratto da 1,47 miliardi di euro per la fornitura di sei dei dodici nuovi satelliti del sistema Galileo: merito dell’italianissima Thales Alenia Space, in una joint venture con Leonardo. Ma la partita vera si gioca oltreoceano e i due uomini più ricchi del pianeta, Jeff Bezos e soprattutto Elon Musk, sono già lanciati a tutta velocità. Da un lato c’è Blue Origin con il progetto di un lander lunare cargo previsto per il 2024, dall’altro c’è la più collaudata SpaceX di cui tanto si è parlato lo scorso anno.
UNO SGUARDO AL FUTURO E UNO AL PASSATO. “Fare dell’umanità una specie multiplanetaria” è la promessa di Elon Musk che, attraverso la sua principale società non quotata in borsa e a lungo derisa, ha in realtà già contribuito ad abbassare significativamente i costi di lancio, costruendo un rapporto solido con la NASA e consentendo agli Stati Uniti di riportare gli astronauti sulla ISS (dopo un lungo periodo in cui è stato necessario noleggiare il veicolo russo Soyuz). Musk ha dichiarato di voler portare l’uomo su Marte nel corso di questo decennio e noi di Veloce, un po’ per fiducia e un po’ perché amiamo qualsiasi cosa generi velocità, vogliamo credergli. In vista dei prossimi aggiornamenti, abbiamo pensato fosse doveroso fare un recap crono-velocistico dei dodici momenti più importanti nella corsa allo Spazio, dal primo satellite mandato in orbita ai giorni nostri. Ecco le prime quattro missioni.
SPUTNIK 1: 28.160 km/h (1957). Lo Sputnik 1 fu il primo satellite artificiale mandato in orbita intorno al nostro pianeta. Venne lanciato dal cosmodromo di Bajkonur (URSS) e raggiunse un’orbita ellittica bassa terrestre il 4 ottobre 1957. Il piccolo satellite viaggiò a circa 29.000 chilometri all’ora impiegando 96,2 minuti per completare ciascuna orbita. I suoi segnali continuarono per 21 giorni fino a quando le batterie del trasmettitore s’esaurirono il 26 ottobre 1957: bruciò il 4 gennaio 1958 mentre rientrava nell’atmosfera terrestre, dopo tre mesi, 1.440 orbite della Terra completate e una distanza percorsa di circa 70 milioni di chilometri. Era costituito da una sfera di metallo levigata del diametro di 58 centimetri con quattro antenne radio esterne per trasmettere gli impulsi — facilmente rilevabili anche dai radioamatori. L’inclinazione orbitale di 65 gradi e il periodo orbitale furono tali che la sua traiettoria di volo sorvolava praticamente l’intera Terra abitata. Fu il successo dello Sputnik a dare inizio alla corsa dello Spazio e alla guerra fredda tra Stati Uniti e URSS.
SPUTNIK 2: 26.510 km/h (1957). Dopo circa un mese dal lancio del primo satellite, i russi decisero che era già arrivato il momento di mandare in orbita un essere vivente: la sfortunata sorte tocco alla cagnolina Kudrjavka — erroneamente denominata Laika, che era il nome convenzionale della razza in russo — Come avvenne per lo Sputnik 1, il razzo che mise in orbita lo Sputnik 2 fu il Semyorka (R-7): la massa era però ben superiore rispetto a quella del predecessore, con un peso complessivo di 508,3 chilogrammi compresi i 6 kg del minuto quadrupede. La batteria del satellite s’esaurì dopo soli sei giorni e questi rientrò nell’atmosfera terrestre il 14 aprile 1958, dopo un viaggio di 162 giorni. Lo Sputnik 2 era intatto, ma — come prevedibile — Kudrjavka era morta dopo appena cinque ore dal lancio a causa dell’elevata temperatura sviluppata a bordo. La notizia venne divulgata solo nel 2002.
VOSTOK 1: 27.420 km/h (1961). La prima missione con equipaggio umano svoltasi nel corso del programma sovietico di esplorazione spaziale Vostok nonché il primo volo umano nello Spazio in assoluto venne completata sessant’anni fa: era il 12 aprile 1961 quando il cosmonauta Jurij Alekseevič Gagarin divenne il primo essere umano a orbitare intorno al nostro pianeta. Pochi minuti dopo il lancio dal cosmodromo di Bainokur, la capsula spaziale raggiunse la traiettoria d’orbita programmata con un perigeo di 169 chilometri e un apogeo di 315. Gagarin fu in contatto radio continuo e una telecamera inviò le prime immagini televisive verso il centro di controllo. Dopo aver eseguito un’orbita terrestre completa alla velocità di poco superiore ai 27mila km/h, i retrorazzi frenanti s’accesero come previsto: se ciò non fosse avvenuto, il Vostok 1 sarebbe rientrato in atmosfera entro dieci giorni a causa della forza d’attrito presente sulla traiettoria d’orbita scelta. Durante il rientro in atmosfera, il modulo orbitale non si staccò dalla capsula sferica di ritorno del cosmonauta; ciò fece si che la capsula cominciasse ad oscillare violentemente, proprio mentre Vostok 1 si stava avvicinando agli strati superiori dell’atmosfera. Quando finalmente tutti i collegamenti si furono staccati, a causa della forza d’attrito, il posizionamento della capsula si stabilizzò e, una volta raggiunta la quota di 7000 metri, Gagarin poté catapultarsi dalla stessa con l’apposito seggiolino eiettabile.
VOSTOK 6: 27.000 km/h (1963). L’idea di addestrare donne cosmonauta fu partorita poco dopo lo storico volo di Gagarin e, siccome esistevano ben poche donne pilota, si dovette presto estendere la ricerca di una persona adatta prendendo in considerazione anche le paracadutiste. Tra le 58 candidate, ne furono scelte cinque e il 4 giugno 1963 venne ufficializzata la nomina di Valentina Vladimirovna Tereškova per la Vostok 6. Due settimane dopo, analogamente a quanto successo per la Vostok 1, la missione ebbe inizio e dopo pochi minuti aveva già raggiunto la traiettoria d’orbita terrestre con un perigeo di 165 km ed un apogeo di 166 chilometri. La Tereškova scattò numerose immagini fotografiche della Terra come pure registrò qualche filmato dalla sua capsula. Un esperimento di carattere biologico invece non poté essere completato, dato che non fu in grado di raggiungere tutti gli strumenti necessari. Dopo quasi tre giorni di volo nello Spazio, il 19 giugno 1963, la prima donna ad esser stata nello Spazio rientrò sana e salva tra le steppe dell’odierno Kazakistan.