Dino 246 GTS: nasceva 50 anni fa la prima sei cilindri Ferrari senza tetto

Dino 246 GTS: nasceva 50 anni fa la prima sei cilindri Ferrari senza tetto

MEZZO SECOLO DI STORIA. Cinquant’anni tondi separano le due Ferrari GTS con il motore V6. La prima e l’ultima in ordine di tempo. Scorrendo le pagine della gloriosa storia del cavallino rampante, bisogna infatti tornare al 1972 per trovare la prima e unica – almeno sul piano strettamente motoristico – antenata della 296 GTS appena presentata. Sotto i riflettori del salone di Ginevra di quell’anno, la casa di Maranello svela infatti la Dino 246 GTS, ampliando così con una versione scoperta la gamma della sua vettura più piccola, la Dino 246 GTB. 

Dino 246 GTSMETÀ COUPÉ, METÀ SPIDER. GTS sta per Gran Turismo Spider, ma attenzione, l’acronimo non deve trarre in inganno: non si tratta, infatti, di una spider pura, bensì di una vettura sportiva sulla falsariga della Porsche 911 Targa. Vale a dire l’auto che, nel 1965, quella particolare configurazione di carrozzeria con il tettuccio asportabile l’aveva di fatto inventata. E che, all’epoca, al netto di un lignaggio forse leggermente meno “nobile”, della Dino era una naturale e acerrima rivale. 

Dino 246 GTS635 CV DI DIFFERENZA. Si sa che ogni numero, anche il più stupefacente, è riduttivo quando si parla di Ferrari. Non per questo può però passare in sordina l’evoluzione tecnica e tecnologica che, in mezzo secolo, ha consentito al sei cilindri a V di Maranello di guadagnare 635 CV: negli anni ’70 il 2400 Dino ne aveva 195 (5 in più della coeva Porsche 911 S 2.4), mentre il 3000 biturbo della moderna 296 ne sprigiona 830, inclusi i 167 forniti dal motore elettrico aggiuntivo della quale è dotata. E le prestazioni sono conseguenti: la Dino prometteva 235 km/h ma non veniva data alcuna indicazione ufficiale riguardante l’accelerazione da 0 a 100 km/h, che comunque, verosimilmente, avveniva in circa 7 secondi, mentre la 296 GTS passa i 330 km/h e in poco più di 7 secondi arrivare a  200 anziché a 100.

Dino 246 GTSFILOSOFIA IMMUTATA. Se tra le Ferrari 246 e 296 cambia, e di un abisso, la potenza, resta immutata la “filosofia” della carrozzeria, in entrambi i casi deliberatamente (quasi) identica a quelle delle versioni chiuse. Sulla 296 GTS il tettuccio rigido è diviso in due parti e in 14 secondi si ripiega elettricamente scomparendo in due alloggiamenti ricavati sui fianchi del vano motore. Più semplice, almeno a livello tecnologico, era il sistema della 246 GTS: la copertura superiore, verniciata di nero, si sganciava manualmente, lasciando la zona del tetto completamente aperta.

Dino 246 GTSDIFFERENZE SOTTILI TRA LE DINO. Le Dino 246 GTB e GTS non si differenziano tra loro solo per il tetto rigido o rimovibile.  Osservandole più attentamente e mettendole a confronto emerge anche un’altra fondamentale differenza che distingue inequivocabilmente un modello dall’altro. Nella zona della carrozzeria appena dietro il montante centrale della GTS manca il piccolo finestrino, che lascia il posto a tre piccole feritoie verticali ricavate direttamente nella lamiera destinate a migliorare la ventilazione dell’abitacolo.

Dino 246 GTSLA 246 GTS VALE UNA FORTUNA. Tra il 1972 e il 1974 dai cancelli di Maranello sono uscite 1.274 Ferrari Dino 246 GTS: un numero importante, se si considera che il totale della produzione del modello, incluse quindi le GTB chiuse, ammonta a 3.761 unità. Oggi entrambe le versioni sono molto apprezzate dai collezionisti e spuntano quotazioni simili nel mercato delle auto d’epoca. La differenza la fanno soprattutto le condizioni di conservazione, con prezzi che, per esemplari in condizioni da vetrina, possono superare di slancio anche i 500.000 euro. Al confronto la 296 GTS, con i suoi 320 mila euro, sembra quasi un affare.

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