Datsun 510: ode alla semplicità giapponese
La Datsun 510, autovettura forse sconosciuta alle generazioni che si fregiano della distinta di Millenials, è uno dei capisaldi dell’esperienza motoristica giapponese. Non vanta un’abito da sportiva pura, perché di fatto era una berlina di fascia medio bassa, a due o quattro porte, realizzata anche in versione station wagon e, per un brevissimo periodo coupé.
LA GENESI. Siamo alla fine degli Anni ’60 e il presidente della filiale americana di Nissan è Yutaka Katayama. Un visionario, non sempre ben visto dalla dirigenza nipponica, ma soprattutto un vero appassionato. Uno che al primo posto delle peculiarità di una vettura metteva il piacere di guida. Dettaglio che oggi, troppo spesso, sembra non far parte del perimetro di gioco… ad ogni modo, sotto la sua positiva influenza prese il via il progetto Datsun 510, nato dal team di designer capitanati da Kazumi Yotsumoto. Di fatto il riferimento della giapponese era la recente Neue Klasse BMW, che nel Bel Paese si distingueva per il nome associato alla cilindrata.
PIGLIO SPORTIVO. La giapponese doveva essere maneggevole, leggera e ovviamente con il giusto gusto per la guida. Si trattava comunque di una vettura destinata al grande pubblico, ma il risultato piacque così tanto a Mr. Katayama che, quando la 510 arrivò sul suolo americano, tutti i membri del suo team, dai dirigenti alle segretarie, ne dovettero guidare una. A seconda delle versioni e delle motorizzazioni, le specifiche del comparato sospensioni mutavano. I modelli destinati alla ‘guida’ vantavano un’avantreno McPherson e una sospensione posteriore indipendente. Viceversa le wagon e le vetture vendute su taluni mercati, avevano un retrotreno in cui presenziavano molle a balestra.
I PROPULSORI. La Datsun 510 debuttò al Tokyo Motor Show del 1967, con l’appellativo di Bluebird, equipaggiata con un motore da 1,3 litri con distribuzione monoalbero da 71 cv e un cambio manuale a sole tre velocità. Via via arrivarono le cubature più performanti e le versioni più sportive. Nel 1968 venne introdotto in alcuni selezionati mercati, tra cui naturalmente quello casalingo giapponese e quello americano, il modello SSS. Fu questa la punta sportiva della storia Datsun 510. Aveva un motore di milleseicento centimetri cubici, carburatori Hitaci, un albero a camme dal profilo dedicato, e sviluppava una potenza di 105 cavalli. Il cambio era a quattro marce, derivato dalla versione 1600; ovviamente la motorizzazione da cui aveva origine l’unità della SSS.
IN PISTA E SU STERRATO. La Datsun 510, al di là delle doti di guidabilità, era un’auto robusta, adatta ad affrontare gli impegnativi rally del tempo e le maratone africane. Tanto che nel 1970 vinse l’East African Safari Rally. Ma anche in pista seppe mettersi in mostra, con la vittoria nel 1972 del campionato americano Trans-AM nella propria classe di appartenenza. Una piccola che non temeva confronti.