Dallara e Giugiaro, lo ‘scontro’ fra big: tra futuro e leggerezza

Dallara e Giugiaro, lo ‘scontro’ fra big: tra futuro e leggerezza

METTI UN GIOVEDÌ MATTINA, A TORINO – Sai quando uno prende la macchina nuova e fa a quelli del bar, “dai che ve la faccio vedere!”? Ecco, così. Parco del Valentino, 19 giugno, Torino. L’ingegner Giampaolo Dallara, finita la cerimonia d’apertura, cammina tra le auto allineate nel piazzale del castello. C’è di tutto. Dalla Ferrari 250 GTO alla Zonda Barchetta di Pagani. A un certo punto il papà della Miura si ferma a guardare una berlina futuribile, con il tetto in vetro che sembra quello di un jet. E da dietro una voce gli dice proprio, “dai che te la faccio vedere!”. È Giorgetto Giugiaro che prende sotto braccio Dallara e lo invita a sedere al posto di guida della sua Sibylla. “Con quest’auto volevo far vedere alla gente un po’ di futuro. E che non bisogna mica aver paura delle auto che verranno…”. Dallara comincia a fare domande, apprezza i dettagli, gli schemi tipo iPad, il volante a cloche, ma sulla guida autonoma ha dei dubbi. E lo dice. Giugiaro dribla, parla di baule, di finiture, di plance su cui guardare film. “A be’, ma almeno metti una paratia qua in mezzo che io non voglio mica vedere il tuo” gli fa Dallara. E sorridono. La conversazione si sposta sui massimi sistemi, “ti ricordi che una volta gli ingegneri servivano solo per far stare in strada le macchine che disegnavate? La frase tipica era – ingegnere ecco il progetto. Oh, ma mi raccomando, la tocchi poco…”. Giugiaro annuisce “sono cambiati i tempi, finalmente anche nel nostro mondo si usa quel buonsenso che in architettura c’è da sempre”. E cita Nervi, che aveva reso architettura bella da guardare la struttura stessa dei suoi palazzi in cemento armato.

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È LA VOLTA DI DALLARA – “Adesso tocca a me farti vedere la mia macchina”. E puntano verso una barchetta gialla, la Dallara Stradale. “Devo dire che ci siamo divertiti a farla, pensa che io non volevo neanche il vetro… Adesso la facciamo pure col tetto. E va anche abbastanza fortino, eh!”. Giugiaro nota le portiere, che non ci sono, e tutta quella leggerezza che non passa inosservata. “Ma quanto pesa?”, gli fa. Alla risposta, sbotta: “Ma dai! Non esistono più queste macchine qua!”. Sorridono entrambi, per la seconda volta. Si salutano e se ne vanno. Ognuno per la sua strada.

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