Dal T1 all’ID.Buzz: cronistoria di un mito Volkswagen
Dai raduni allegri e scanzonati degli hippy alle strade delle città di mezzo mondo. Al servizio di chi lavora, si diverte, viaggia, esplora il mondo. Furgoncino, autocarro, minibus o camper, dal 1950 il Volkswagen Transporter, meglio conosciuto come ‘Bulli‘, simbolo della rinascita della Germania dopo la seconda guerra mondiale, mette in moto i sogni di libertà e avventura di grandi e piccini. Più di settant’anni separano il primo modello, derivato dal pianale del Maggiolino, dalla sua ultima incarnazione, l’ID.Buzz, costruito sulla stessa piattaforma elettrica MEB della berlina ID.3 e della suv ID.4. In mezzo, c’è un mondo intero da scoprire, impregnato di una cultura che ha segnato la vita e il modo d’intendere l’automobile di milioni e milioni di persone ai quattro angoli del mondo. Abbiamo pensato di riassumere questo grande viaggio in pillole, fissandone le tappe fondamentali e corredando la nostra timeline con alcune delle immagini storiche che meglio raccontano il ‘Bulli’ e le sue mille vite.
1947. In una delle sue abituali visite alla fabbrica di Wolfsburg, tale Bernardus Marinus (detto Ben) Pon, importatore Volkswagen nei Paesi Bassi, nota un muletto assai rudimentale ma straordinariamente efficace nel movimentare i carichi da un reparto all’altro. Si chiama Plattenwagen, che dal tedesco letteralmente si traduce con carrello porta-piatti, e altro non è che un Maggiolino spogliato della carrozzeria e degli interni, con la cabina di guida ricavata proprio sopra l’assale posteriore, dietro il quale è montato il motore. Colpito dalla praticità e dalla robustezza di quel mezzo, il signore Pon estrae dalla giacca la sua agenda personale, abbozza l’idea di un furgoncino e la propone all’allora numero uno della Volkswagen, Heinz Heinrich Nordhoff.
1949. Ai piani alti di Wolfsburg, l’idea di un piccolo veicolo commerciale basato sulla meccanica ‘tutto dietro’ del Maggiolino proposta da Ben Pon piace. Dopo le rovine della seconda guerra mondiale, un furgone da lavoro è quel che serve a un paese e a un’azienda che devono ricominciare da zero e cos’, dal progetto Tipo 2 nasce il T1. Per via del parabrezza, diviso in due vetri, nel gergo degli appassionati è conosciuto come Split.
1950. A marzo partono le prime consegne del furgoncino Volkswagen, che i tedeschi ribattezzeranno ben presto ‘Bulli’. Il motore è lo stesso quattro cilindri boxer a benzina raffreddato ad aria del Maggiolino. La cilindrata è di 1.131 cc, la potenza massima di 25 CV. Fino al 1967 la Volkswagen lo produce in numerosi versioni, adattandolo alle esigenze dei clienti e dotandolo di motoria via via più potenti con cilindrate di 1,2, 1,3 e 1,5 litri. Un mito nel mito gli allestimenti Samba (con carrozzeria bicolore, capote in tela e vetrini ovali panoramici sui bordi del tetto) e Westfalia (un camper dotato di ogni comfort).
1967. La Volkswagen presenta il T2 Bay, immediatamente riconoscibile per il parabrezza panoramico. Vengono apportate alcune migliorie meccaniche, tra cui nuovi braccetti per le sospensioni anteriori, a tutto vantaggio della tenuta di strada. La gamma, nel frattempo, si amplia: alle consuete versioni furgone, pulmino e autocarro con cassone si aggiungono un autocarro con doppia cabina e una giardinetta promiscua con sedili rimovibili.
1971. Migliora la frenata grazie all’adozione dei freni a disco sulle ruote anteriori.
1973. È tempo di un leggero restyling per la carrozzeria. Le frecce vengono spostate nella parte alta del muso. Intanto esce di produzione il motore 1.3 ed entra un nuovo 1.7.
1975. La cilindrata del 1.7 cresce fino a 1,8 litri, per una potenza massima di 68 cv.
1979. Il T2 – il cui ultimo esemplare, prodotto in Brasile nel 2013, è conservato al museo della Volkswagen – cede il testimone al T3. Più spazioso e rifinito con maggiore cura, è l’ultimo Transporter dotato del classico schema “tutto dietro” del Maggiolino. L’avantreno, riprogettato, eredita lo schema MacPherson del nuovo Maggiolone.
1981. Arriva il primo motore diesel. Si tratta dello stesso ‘1600’ della Golf e della Passat.
1982. Sotto il cofano debutta il wasserboxer, ovvero il primo boxer raffreddato a liquido della casa si Wolfsburg, disponibile con potenze di 60 cv e 78 cv.
1983. L’offerta motori si allarga con l’ingresso di un nuovo 1.6 turbodiesel da 70 cv e un 2.1 a quattro cilindri contrapposti da 95 o 112 cv.
1985. Debutta la trazione integrale Syncro, disponibile sia per la versione autocarro sia per il minibus Caravelle.
1990. Dopo un restyling di fine carriera (doppi fari anteriori rettangolari e mascherina ridisegnata), s’interrompe la produzione del T3. Le versioni a quattro ruote motrici rimangono in listino fino al 1992. Debutta il nuovo T4, con motore e trazione anteriori e, volendo, il cambio automatico.
1992. Il Volkswagen T4 è International Van of the Year.
1996. Lieve aggiornamento di carrozzeria: il muso, leggermente allungato, è ornato da una nuova mascherina. Nuovi anche i proiettori.
2003. Il T4 esce di produzione e viene sostituito, ma solo in Europa, dal T5. Quest’ultimo non è disponibile per i mercati nordamericano e canadese, dove la casa di Wolfsburg, al posto del nuovo pulmino, commercializza la Routan, una monovolume derivata dalla Chrysler Voyager.
2014. Debutta il T6, un furgone moderno, al passo coi tempi e dotato di tecnologie all’avanguardia, tra cui i fari full Led.
2017. Per festeggiare i primi settant’anni del “Bulli” la Volkswagen allestisce sulla base del nuovo T5 la serie speciale ‘Bulli 70 anni’.
2021. Debutta il T7, il Transporter attualmente in produzione.
2022. Il pulmino Volkswagen abbraccia la rivoluzione a pile e diventa 100% elettrico. Lo stile offre, rivisitati in chiave moderna, numerosi rimandi al ‘Bulli’ degli anni ’50. Il motore elettrico, collocato, come sul leggendario antenato, al posteriore, eroga una potenza massima di 204 cv. Con una capacità netta di 77 kWh, la batteria promette percorrenze fino a 450 chilometri.