Da GS/E a GSe: come cambia il lessico sportivo di Opel
SIGLA MULTIFORME. Grand Sport Einspritzung, dove “einspritzhung” sta per “iniezione. Ai tempi della Commodore, cioé all’inizio degli anni ‘70, la sigla si scriveva GS/E, salvo poi diventare GSE negli anni ’80 sulla seconda serie della Monza, una coupé fastback che in Europa ha fatto pochi proseliti ma che, forse, sarebbe piaciuta oltreoceano se la Opel avesse potuto venderla là. Nel 2021 l’acronimo si è trasformato in GSe, con la “e” minuscola che sta per “electric”, per identificare un restomod a batterie della Manta degli anni ’70 e oggi viene riproposto per contraddistinguere i modelli ibridi plug-in più potenti delle gamme Astra e Grandland.
COMMODORE GS/E 1ª SERIE: AMORE PATRIOTTICO. Per gli appassionati di oldtimer e youngtimer, soprattutto quelli tedeschi, la sigla GS/E rossa sul frontale e sul badge di identificazione posteriore resterà per sempre collegata alle Commodore degli anni ‘70 e all’emozione che il rombo felpato dei loro 6 cilindri sapeva trasmettere. E le varianti GS/E interpretavano bene il ruolo di “grande routiére”, anticipando i modelli ad alte prestazioni che i principali costruttori tedeschi, di lì a poco, avrebbero introdotto sul mercato con ben maggiore enfasi: dalla Volkswagen Passat VR6 alla Ford Sierra XR4x4; dall’Audi S4,alla stessa Opel Vectra OPC.
VIA VIA PIÙ POTENTE. La sigla GS/E fece il suo debutto nel marzo del 1970 sulla prima generazione della Commodore, un modello con ambizioni “premium” che nasceva sulla base della Rekord C, che invece era una onesta vettura di fascia medio-superiore. La Commodore A, prodotta dal 1967 al 1971 con carrozzeria berlina a 2 o 4 porte e coupé a 2 porte, era inizialmente disponibile con un 6 cilindri di 2,2 litri (95 CV) o di 2,5 litri (115 CV), entrambi alimentati da un singolo carburatore. Nel settembre 1967 fu introdotta la Commodore GS, con il 2,5 litri portato a 130 CV, grazie al doppio carburatore, e nell’aprile del 1970 seguì la GS 2.8 da 145 CV. Già nel marzo del 1970, però, fece il suo debutto la prima Commodore GS/E, con il 2,5 litri dotato di iniezione Bosch D-Jetronic, che erogava 150 CV e permetteva alla berlina di toccare i 192 km/h e alla coupé di arrivare a 197 km/h. Questo modello nacque perché il management della casa tedesca aveva notato che le vendite dei costruttori concorrenti erano trainate della presenza in gamma di modelli sportivi impegnati nelle competizioni. E infatti la prima generazione della Commodore GS/E, preparata da Steinmetz, venne utilizzata anche nelle corse in circuito.
HA QUOTAZIONI SORPRENDENTI. In totale furono costruiti 2574 esemplari di GS e GS/E (su un totale di 156.330 Commodore A). La GS/E Coupé prima serie, conosciuta affettuosamente come la “Dodge Charger tedesca”, in Germania ha quotazioni molto alte, a testimoniare l’interesse che le ruota intorno in patria: secondo le quotazioni degli specialisti tedeschi di Classic Data per esemplari in condizioni da concorso si parla di 46.100 euro, 37.700 euro per la berlina 2 porte e 36.800 euro per la 4 porte.
COMMODORE GS/E 2ª SERIE: MENO VALUTATA La Commodore B, basata sulla Rekord D, fu lanciata nel 1972 e la versione sportiva GS/E, con cilindrata elevata a 2,8 litri, disponeva di 160 CV, poi ridotti a 155 nel 1974 a causa delle nuove normative sulle emissioni inquinanti. La coupé raggiungeva i 200 km/h, la berlina si fermava a 195 km/h. La produzione della Commodore B terminò nel 1977. Le quotazioni massime per una GS/E di seconda generazione sono di 23.500 euro per la Coupé e di 19.200 euro per la berlina 4 porte.
NEI RALLY CON RÖHRL. Anche la Commodore B fu utilizzata nelle competizioni. Venne addirittura realizzata una variante “Jumbo” per il Campionato Interserie del 1974, con un motore V8 da 6 litri e una configurazione aerodinamica così esasperata che la rendeva quasi irriconoscibile. Più vicina al modello di serie era invece la Commodore utilizzata al Rally di Monte Carlo del 1973 dal debuttante Walter Röhrl. Che, però, ottenne i suoi migliori risultati per la Casa di Rüsselsheim con l’Ascona 1.9 SR, la Kadett GT/E e, successivamente, con l’Ascona 400.
MONZA GSE: ELEGANTE E POTENTE. La Monza GSE rappresenta invece l’evoluzione finale e più prestazionale della coupé realizzata sulla base dell’ammiraglia Senator. La Monza debuttò nel 1978 e nel 1982 venne lanciata la seconda serie, con un leggero facelift. Da quest’ultima derivò la GSE a metà del 1983. Era dotata di un sei cilindri di 3 litri da 180 CV che le faceva raggiungere i 215 km/h, montava sedili sportivi Recaro, strumentazione digitale con indicatori a cristalli liquidi, sospensioni più rigide, cambio manuale Getrag a 5 marce, interni completamente neri e un piccolo spoiler sul bagagliaio. E la dotazione meccanica era completata da un differenziale autobloccante al 40%. Per una Monza GSE, però, non si va oltre i 17.000 euro nel caso di esemplari da concorso e di 5800 euro per vetture in buono stato.
LE DECLINAZIONI DI OGGI. Le Astra GSe e Grandland GSe odierne sono entrambe ibride plug-in e impiegano un 1600 turbo a benzina come unità termica, ma hanno configurazioni diverse. L’Astra GSe utilizza un singolo motore elettrico anteriore e sviluppa 225 CV totali, contro i 180 della plug-in normale. Raggiunge i 235 km/h e ha prezzi che partono da 48 mila euro. La Grandland GSe, invece, monta anche un motore elettrico posteriore, quindi la trazione è integrale: La potenza complessiva arriva a 300 CV, la velocità raggiunge anche in questo caso di 235 km/h e il prezzo è di 55 mila euro.