Citroën Mehari: l’eroina della Dakar 1980
Parigi-Dakar, 1980. Ottomila chilometri d’Africa, quella vera, una corsa sfrenata di oltre duecento veicolo tra auto, moto e camion, coraggio, esperienza e una buona dose di follia. Per salvare il salvabile, per salvare più vite umane possibile, c’è un servizio d’assistenza medica che sa il fatto suo e che è in grado di sopraggiungere in pochissimo tempo sul luogo di ogni incidente: sono i dottori e gli operatori dell’AMSAM — Assistance Médicale Sports Auto Moto — in compagnia di dieci Mehari 4×4 messe a disposizione da Citroën per la seconda edizione del leggendario raid.
LE ‘SALVATRICI’. Le vetture sono allestite appositamente dagli organizzatori per fare da supporto alla corsa e il motivo di tale scelta è presto chiaro a tutti i partecipanti. Ogni qualvolta un grosso fuoristrada — inglese, giapponese o americano che sia— s’insabbiava o si ribaltava ai piedi di qualche duna, le leggerissime Mehari 4×4 riuscivano ad arrivare ovunque e senza alcuna difficoltà, prendendosi cura di eventuali feriti e trasportandoli velocemente ai punti d’assistenza disseminati lungo il percorso alla piazzola per elicotteri più vicina. Spesso questo genere di interventi era così rapido che le piccole Mehari superavano alcuni dei veicoli iscritti alla corsa, impegnati a spingere la massimo delle loro possibilità.
LEGGERISSIMA. l peso piuma della Mehari — 550 kg circa — le permetteva di superare con agilità anche i percorsi più accidentati e i pneumatici studiati appositamente da Michelin consentivano alla francesina di affrontare terreni sabbiosi, fangosi e con scarsa aderenza senza batter ciglio. Un’icona di versatilità e maneggevolezza. Rispetto alla versione a standard a trazione anteriore, la 4×4 presentava numerose modifiche tecniche, tra cui un ponte posteriore con un inedito differenziale bloccabile, cambio a sette marce — di cui tre ridotte — e l’impianto frenante vantava quattro dischi; riusciva ad affrontare pendenze del 60 percento. Tutti erano stregati dal fascino di questo veicolo innovativo ed insostituibile che filava veloce grazie alla sua leggerezza, capace di viaggiare e resistere ovunque. Il nome Mehari, in effetti, era mutuato da quello di una razza di dromedari da corsa, particolarmente robusti e resistenti.
La trasformazione della 2 Cavalli e tanta gioia di vivere.
Emblematica, profondamente francese, irresistibile come lo champagne, il roquefort, la Nouvelle vague e il Maggio francese.
Il 6 ottobre 1948 e il 3 ottobre 1968, i nostri cugini di Francia con due esuli d’Italia apportarono all’automobile quell’innovazione tecnologica che rende Citroen un marchio innovativo.
I nostri 4 geni, vale la pena di ricordarlo e di andare a vedere il Museo Bertoni nei laminatori Caproni, si chiamavano: André Lefebvre, Pierre-Jules Boulanger, Flaminio Bertoni e Walter Becchia.
Prima di tutto, la storia.
Siamo a tre anni dalla fine della guerra quando Citroën rivelerà al Salone dell’Automobile di Parigi il primo esemplare della rivoluzionaria vettura economica disegnata dal grande scultore varesino Flaminio Bertoni.
Ma tutto iniziò prima.
Prima e durante la seconda guerra mondiale.
La 2 cavalli rappresentò durante la seconda guerra mondiale il tesoro nascosto di André Lefebvre e di Pierre-Jules Boulanger.
Allora si chiamava in codice: T.P.V., toute petite volture.
Numerosi prototipi della T.P.V. non vennero smantellati, furono murati vivi ed efficienti negli edifici colonici in campagna e nelle abbazie. Ancora oggi vengono fortunosamente rinvenuti durante lavori quei prototipi ciclopici, perché monofaro con la feritoia per il coprifuoco.
Liberata la Francia, oltre ai prototipi T.P.V. della 2CV c’era l’altro emblema della rimotorizzazione francese, anch’egli nascosto, in un garage a Parigi: il Velosolex.
I ciclope T.P.V. con il suo ronzante bicilindrico boxer fu affidato alle cure dell’esteta di Citroen: Flaminio Bertoni, lo scultore varesotto di Masnago che già aveva disegnato il basso profilo della Traction Avant, la preferita dalla banda dei marsigliesi per la sua tenuta di strada.
Flaminio per trasformare la T.P.V. in 2CV si ispirò oltre all’ombrello rovesciato con 4 ruote, alla vettura disegnata nel 1936 da Le Corbusier, ancora viva nella sua memoria nel 1945.
La Voiture di Corbusier aveva il motore posteriore come la Volkswagen ed era più ampia, armonica nelle proporzioni, perché disegnata secondo la sezione aurea e più funzionale ed abitabile della 2CV disegnata da Bertoni.
I contenuti tecnologici della 2CV ne hanno decretato il suo successo.
Le ruote indipendenti con sospensione a interazione a pattini meccanici e a masse mobili all’interno delle ruote (le 4 bottiglie) e il bicilindrico boxer raffreddato ad aria di Walter Becchia da 375 cc derivato dalla moto BMW R12 di Flaminio Bertoni.
La 2CV era un’auto seria, anzi serissima. Era l’unico mezzo di trasporto di milioni di famiglie contadine dopo il carro trainato da cavalli.
La trasformazione della 2CV avvenne nel maggio francese ad opera di Jean-Louis Barrault. Durante la rivoluzione sociale anticonformista, nel 1968, grazie agli strumenti della ditta SEAB, nasce un progetto: Il Méhari, un veicolo con scocca in plastica termoformata.
E fu subito un successo immediato.
Era l’auto anticonformista che i giovani europei stavano aspettando.
A Saint Tropez divenne subito à la page.
Lungo il mediterraneo come in Britannia e in Normandia i Méhari imperversavano sulle spiagge.
Il Mehari era la migliore auto “En plein air”. Ti sentivi libero di affrontare qualsiasi viaggio, uscivi dalla strada e andavi ovunque, caricavi ogni cosa e chiunque senza problemi.
Ritornando alla 2C, 2 erano le caratteristiche tecniche imprescindibili: il bicilindrico boxer trasversale e i gruppi sospensivi anticonvenzionali.
1 – Il motore boxer raffreddato ad aria della 2CV venne disegnato da Walter Becchia copiandolo dal rottame di moto BMW R12 abbandonata dall’amico Flaminio Bertoni, dopo averla resa inservibile in un incidente.
2 – Le sospensioni monobraccio a ruote rese indipendenti attraverso masse mobili poste all’interno delle ruote (le famose 4 bottiglie) e bracci connessi attraverso pattini meccanici alla sospensione interagente centrale orizzontale.
Flaminio disegnò anche la Traction Avant, la preferita dalla banda dei Marsigliesi per la sua inarrivabile tenuta di strada in curva e la dea DS.
Dimenticavo, Citroen ha partecipato al mondiale rally con successo:
Mondiale marche 2003, 2004, 2005, 2008, 2009, 2010, 2011 2012
Mondiale piloti 2004, 2005, 2007, 2008, 2009, 2010, 2011 2012
Ma la fama è qualcosa che si raggiunge sulle strade del mondo e che ti fa diventare per sempre un’icona pop.