Citroën: concept storiche per la mobilità urbana
Il sito web dedicato alla vendita della AMI, city car elettrica di cui vi abbiamo già parlato qui, è online e attivo al cento per cento. Le prime consegne sono previste già prima dell’estate e la potranno guidare anche i quattordicenni con patentino poiché omologata come quadriciclo. Nell’attesa che questo quadriciclo provi a prendere il testimone lasciato dalle tante Citroën che hanno rivoluzionato il panorama automobilistico mondiale, perché non fare un tuffo nel passato e immergerci in una storia della casa transalpina che forse non conoscevate?
UNA CAPSULA URBANA. Dovete sapere che grazie a Robert Opron – Responsable de Style, capo del dipartimento di progettazione dal 1962 al 1975 – gli anni ’60 della Citroën non furono solo caratterizzati dai progetti Ami 8, F o SM/GS. Durante questo periodo, infatti, il marchio parigino mise alla prova, sempre con grande audacia, diverse tipologie di city car allo scopo di sostituire l’iconica 2CV. Sono gli anni della space age e dell’assassinio del presidente degli Stati Uniti J.F. Kennedy. Tra il 1963 e il 1966 la NASA lanciò dieci missioni che costituirono la parte pratica del programma Gemini. Manca davvero poco allo sbarco del primo uomo sulla luna e in Rue du Théâtre, alla Citroën, si respira aria di rivoluzione. Così nel 1965 ci si chiede quale sarà la vettura per il prossimo futuro. Uno dei progetti che sembra andare per la maggiore si chiama G-mini – si, proprio da Gemini – e prende spunto proprio dalle capsule spaziali utilizzate per mandare gli astronauti in orbita.
SPAZIO PER TRE. Gli ingegneri capeggiati da Opron avevano progettato un piccolo veicolo a quattro posti dalle forme inedite, con un Cx di 0.32, il sedile del conducente al centro e i due passeggeri in fianco. L’abitabilità interna era incredibile ed era stato addirittura previsto un seggiolino appositamente studiato per i più piccoli. Sotto al cofano era stata collocata l’ultima versione del classico bicilindrico raffreddato ad aria che montava la Ami 6. La superficie vetrata era particolarmente estesa e per detergere l’immenso parabrezza erano state previste due spazzole rotanti fissate al centro. Alla vista del prototipo, da un lato molti addetti ai lavori ebbero qualche titubanza, dall’altro il presidente Bercot riconobbe il valore del progetto e si dimostrò entusiasta: nei suoi piani ne sarebbero stati prodotti mille al giorno. Purtroppo però, i test effettuati sulla vetturetta non diedero l’esito sperato così come i feedback (negativi) riscontrati tra i potenziali clienti dell’epoca.
NON VENNE MAI ALLA LUCE MA… Intanto, proprio come alla NASA dove il programma Apollo subentrava al Gemini, in Citroën si passò al progetto EN-101 facendo cadere la G-mini nell’oblio. Con l’EN-101 si cercò di partorire una vettura più funzionale, senza tuttavia discostarsi troppo dal design esterno pensato per la G-mini, cercando invano di ovviare al problema della scarsa accessibilità del posto di guida. Alla fine, seppur indirettamente, sia la 2CV che la Ami vennero sostituite dalla Visa. Arrivò sul mercato nel 1978 e le sue linee erano parecchio distanti dal concept che abbiamo appena visto. Nel 1975, intanto, Robert Opron passò in Renault dove rimase fino al 1985 e dove nel 1992 nacque la cara Twingo. Notate qualche somiglianza (foto in basso)?
una citroen concept be che dire futuristica ma ci sono anche altre citroen storiche che non viddero alla luce la c10 del 1956 come fattezza alla g mini o alla ventennale osmose dell 2000 mai carina quanto alla c3 lumier dell 1997