Ciao Remy Julienne, funambolo dei motori
Un eroe silenzioso, sconosciuto ai più ma che tanto ha fatto – a suo modo – per il mondo dei motori. Se il volto di Remy Julienne ai più non dice nulla, il suo lavoro ha avuto un ruolo enorme nel portare auto e moto nel mondo del cinema e nel trasformare quelli che sono semplici mezzi di trasporto in qualcosa di esagerato e capace di sconfiggere la forza di gravità oppure nel mettere in scena rovinosi incidenti tanto realistici quanto privi di conseguenze per gli attori. La persona che ci troviamo a commemorare è il motivo per cui qualcuno di noi ha in cameretta il modellino di una 2CV gialla tutta ammaccata o si ritrova sul divano in seconda serata a riguardare per la centesima volta Banditi a Milano o Poliziotto Sprint.
L’INIZIO CON LE MOTO TASSELLATE. Nato a sud di Parigi nel 1930, dopo anni a saltar fossi con la bicicletta per divertimento si butta sulle moto, diventando campione francese di motocross. I successi nel fango lo mettono sul radar di Gil Delamare, il gran visir di tutti gli stuntmen francesi, che lo recluta per le scene in moto di un paio di pellicole transalpine. Il talento non fa fatica ad uscire, e Remy diventa presto il cascadeur motorizzato preferito di Hollywood.
THE ITALIAN JOB, IL CAPOLAVORO. Se le moto lo hanno avviato alla carriera cinematografica, sono le auto che gli hanno assicurato un posto nel firmamento. In particolare, le tre Mini Cooper di The Italian Job, il film culto con Michael Caine dove un gruppo di mezzi galeotti inglesi attraversa la manica per rubare un furgone pieno di lingotti d’oro niente meno che alla Fiat. E l’inseguimento delle tre Mini lungo le strade di Torino è forse la scena di car-chase più famosa della storia del cinema, sublimata dal passaggio sulla pista sopraelevata del Lingotto e dal salto dal tetto della pista a quello di un altro palazzo dello stabilimento, tanto rischioso quanto strabiliante in un’epoca in cui non c’erano schermi verdi, video-editing e tutte le altre diavolerie. Questo signore e due suoi ragazzi hanno saltato da un palazzo a un altro con le Mini (rinforzate qua e là per resistere alla botta, ma sostanzialmente di serie) e sono sopravvissuti per raccontarlo. Epico.
AL SERVIZIO SEGRETO DI SUA MAESTÀ. Performance di questo genere non passano inosservate, e fanno approdare il buon Remy al più grande franchise non-fantasy di tutti i tempi. Eccolo, quindi, a far da controfigura a James Bond durante le reggenze di Roger Moore (Citroen 2CV che saltano da una strada all’altra e Alfette GTV che entrano a bomba in una base militare americana), Timothy Dalton (ricordate un semirimorchio Kenworth in bilico sulle ruote di un lato solo? Merito suo) e Pierce Brosnan (il celebre sparello tra la F355 Berlinetta e la vecchia DB5 in Goldeneye). Scene che hanno avuto la loro parte nel rendere eterno l’agente segreto di Ian Fleming e hanno contribuito a creare un vero e proprio mestiere, su cui Julienne ha creato un impero con tanto di spettacoli di stunt-driving a Disneyword e apparizioni cinematografiche anche senza motori (Remy si è trovato a far da controfigura, con tanto di parrucca, anche a Gina Lollobrigida e Sophia Loren). Decenni di grande cinema, comprese le ultime pellicole che hanno visto la squadra di Julienne impegnato nel portare auto e moto oltre le leggi della fisica ad esempio nel franchise di Taxxi.
TRA POLIZIOTTESCHI E RECLAME DI MAMMA FIAT. Anche l’Italia della celluloide ha riconosciuto il folle genio motoristico di Remy Julienne, mettendo la sua arte in tanti film nostrani. Tanti gli inseguimenti dei poliziotteschi Anni ’70, che hanno consacrato le Alfa Romeo Giulia verdi della Polizia o la Ferrari 250 GTE del Maresciallo Spatafora, che fu proprio lui a far scendere a valanga dalla scalinata di Trinità dei Monti mentre una Lancia Flavia Coupé si cappottava rovinosamente. Scene per l’epoca esaltanti, grazie alle quali alle fiere di auto d’epoca ancora oggi si vede gente fermarsi a parlare davanti a una di quelle auto gloriose proprio per averle viste fare cose dell’altro mondo. Il tutto grazie a Remy Julienne e la sua squadra. Scene sensazionali in cui anche la Fiat vide un possibile ritorno commerciale, assoldando la squadra per tanti filmati della Cinefiat che dovevano promuovere la qualità superiore della gamma di quegli anni. Una collaborazione che ci ha lasciato ad esempio questa clip dove una 127 salta su un treno in corsa con la stessa naturalezza con cui noi comuni mortali attraversiamo una tangenziale. Così, mentre Remy fa l’ultimo salto della sua carriera, ci piace ricordarlo con una delle sue frasi che si può facilmente applicare anche al motorsport: “La cosa bella di questo lavoro è che non puoi mai essere sicuro al 100 percento che funzioni”. Godspeed, Remy.