BMW M635 CSi, 40 anni di grazia e potenza

Non bastano le dita di due mani per stilare una lista delle vetture sportive che hanno fanno la storia della BMW. La M1, con quel suo sapore unico di piccola supercar, l’iconica 2002 Turbo, l’esuberante  M3 E30 o, ancora, la 3.0 CSL, meglio conosciuta con il soprannome di ‘Batmobile’.  E che dire della M635 CSi, ovvero la prima M6 della storia? Sono trascorsi quarant’anni tondi, dal quel salone di Francoforte del 1983 in cui la divisione Motorsport della casa bavarese tolse i veli a quella coupé dalle forme imponenti ma slanciate, velocissima ma votata al comfort, una macchina, insomma, di quelle che lasciano a bocca aperta.

La BMW M635 CSi accanto alla super sportiva M1 (a destra) con cui condivide il potente motore a sei cilindri

PREDATRICE IN INCOGNITO. Rispetto alle coupé della famiglia E9 che va a sostituire a partire dal 1976, la nuova Serie 6 ha forme più moderne e muscolose. E i muscoli in più si notano, in particolare, nella più potente delle E24, la M635 CSi: sotto la guida di Paul Braq (l’allora capo del design della BMW e “papà” delle berline Serie 3, 5 e 7 di prima generazione), gli stilisti della casa tedesca danno forma a un muso così sporgente da far guadagnare ben presto all’auto il soprannome di squalo. È un’auto così protesa in avanti che sembra correre da ferma e ben dissimula i 4,81 metri di lunghezza della sua possente carrozzeria, che si fa notare, ma non troppo (si distingue da quella delle Serie 6 “normali” per gli inconfondibili cerchi BBS di 15 pollici,  l’altezza da terra ridotta, i paraurti maggiorati e i loghi M disseminati qua e là).

MECCANICA ECCEZIONALE. E da un punto di vista della meccanica? Beh se a qualcuno tra i membri della divisione Motorsport che hanno messo le mani sulla M635 Csi venisse in mente di vantarsi per la qualità del lavoro svolto, non ci sarebbe nulla di sconvolgente. La paciosa 628 CSi e la più brillante 635 CSi, infatti, sono due agnellini in confronto alla M635 CSi, che è mossa dallo stesso 3.5 da 286 CV della M1 e fila come un razzo fino a 245 km/h, sbrigando in meno di sei secondi e mezzo la pratica dello “0-100”. Ma non è solo questione di numeri: la guida, al di là dei dati indicati dalle lancette del tachimetro e del contagiri, appaga per il come si sta al volante, per il carattere deciso ma genuino dell’auto e per il rombo soave e imperioso del sei cilindri in linea che pulsa sotto il grand cofano anteriore.

È LA “MAMMA” DI TUTTE LE M6. Se proprio volessimo trovarle un difetto, alla BMW M635 Cui si potrebbero rimproverare le sospensioni un po’ troppo morbide. Ma è un difetto assolutamente comprensibile e perdonabile, per una macchina che ha una chiara vocazione da gran turismo e che, a dispetto di un peso non certo contenuto (quasi 1.500 kg), tra le curve comunque non se la cava affatto male. L’agilità pura è un’altra cosa, è ovvio, ma questa macchina fa un altro mestiere e sebbene paragonata alla M6 attuale scompaia, sul piano delle prestazioni pure, da un punto di vista del coinvolgimento nella guida forse avrebbe ancora qualcosa da insegnare alla sua ultima erede diretta.   

PUÒ VALERE COME UNA M2 NUOVA DI PACCA. Le BMW M635 CSi ben conservate oggi spuntano valori importanti. Il motivo è duplice: sono più potenti e veloci rispetto alle Serie 6 standard e anche molto più rare (ne hanno fatte 5.835, a fronte degli oltre 81.000 modelli meno potenti prodotti tra il 1976 e il 1989, e di queste solo 200 all’epoca presero la via dell’Italia). Di buono c’è che negli ultimi anni le quotazioni sono rimaste sostanzialmente stabili. Il problema è che… non si tratta di cifre alla portata di tutti. In media, oggi, per portarsene una a casa bisogna preventivare una cifra che può oscillare tra i 60.000 e i 75.000 euro. Poco meno, nella peggiore delle ipotesi, di una BMW M2 nuova fiammante.