Barchetta, l’essenza dell’auto? Quelle con il “vetro”
La barchetta è l’auto studiata per chi non ha paura di niente e la guida sotto ogni condizione atmosferica. È l’auto da pazzi, è l’auto d’elezione di chi è disposto ad assaporare il profumo del vento, la puzza del Diesel Euro 0 che gli sta davanti o (nel caso di modelli particolarmente esotici) il canto del motore che dà benzina alle sue emozioni. Mancano capote o hardtop così il cielo caldo o piovoso (finanche nevoso) entrano hanche sotto il sedile. Eppure tutto ciò è trascurabile. L’importante di una barchetta è guidarla, viverla, assaporarla. Ne abbiamo selezionate sei che ci entusiasmano. Se sono auto marcianti va benissimo, se sono concept immobili non è importante: la guardiamo e sogniamo mentre siamo al volante lungo il percorso che scatena di più la nostra fantasia. Chiudiamo la nostra rassegna con due scoperte che proprio barchette non sono, ma che sicuramente hanno allo stesso modo tantissimo fascino!
ASTON MARTIN DB-AR1 ZAGATO 2003. Per tutti gli Anni ’90 il marchio Zagato sviluppa l’attività in chiave di un maggior utilizzo di tecnologia; questo avviene incrementando l’allestimento di prototipi utilizzando la progettazione al computer. In questo modo è possibile sviluppare progetti di carrozzeria passando dai primi schizzi all’automobile finita senza ricorrere alla costruzione di manichini in resina. Ma con l’inizio del Nuovo Millennio l’Atelier inaugura una nuova famiglia di modelli definiti “Neoclassici”: le auto prodotte in questa decade, in collaborazione con le Case ufficiali sono automobili nuove allestite in serie limitata e da subito già qualificate come auto da collezione. Con il passare del tempo queste “instant classic” diventano un investimento in beni durevoli che si rivalutano. Su questa filosofia si basano due progetti ufficiali in collaborazione con Aston Martin. Il primo, la DB7 GTZ è inaugurato nel 2002 e si ispira alla DB4 GTZ del 1960. Il secondo, del 2003, è la sua versione roadster, la DB-AR1 (DB American Roadster 1) e dedicata al mercato americano (dove la coupé non è omologata). Come la versione con carrozzeria chiusa, è una supercar in serie limitata (99 esemplari numerati come la DB7) progettata in realtà virtuale e senza l’allestimento di prototipi. Rispetto alla DB7 GTZ il passo è allungato ma il layout meccanico è lo stesso: motore 12 cilindri di 6 litri, 440 cv. Questa versione è concepita per il clima caldo della Florida o della California perciò non è equipaggiata con alcuna capote. Il classico motivo a doppia gobba (una firma del design Zagato a partire dagli Anni 50) è riprodotto sulla parte posteriore della carrozzeria. Si tratta di una barchetta sofisticata, esclusiva e raffinata, una GT che non esige una guida impegnata e improntata alle prestazioni ma disimpegnata, lungo Sunset Boulevard a Los Angeles oppure Ocean Drive a Miami.
PORSCHE BOXSTER CONCEPT 1993. La Boxster nasce nel periodo più difficile della storia dell’azienda, in un momento in cui il catalogo, ormai vecchio, sente il peso degli anni e richiede una svolta in termini di tecnologia e di composizione della gamma prodotto. Mentre si studia l’erede della 964, quindi, emerge la consapevolezza che la prossima 911, il modello cardine del listino Porsche, sarà l’ultima dotata di un motore con raffreddamento ad aria. Questa, infatti, è equipaggiata con una tecnologia che sta per raggiungere trent’anni di vita. D’altro canto l’ipotizzato cambio di regime che avrebbe dovuto avvenire con la 928 nel ‘77 non c’è stato. La Elfer ha continuato a recitare il ruolo di vettura principale e la grande coupé otto cilindri si vende sempre meno. La 968, infine, è in pratica una 944 con un design rinnovato. Porsche riceve l’interessamento della Toyota e a questa decide di chiedere aiuto per risolvere un’impasse critica. Si studia il passaggio a un motore con raffreddamento a liquido: una prima unità avrebbe equipaggiato una roadster a motore centrale con prezzo accessibile. La seconda, più grande e potente, avrebbe dato corpo alla rinascita della 911. Nell’autunno ’91 è dato il via libera alla nuova roadster due posti con motore centrale che possa raccogliere il consenso di una clientela più giovane. Il designer Grant Larson è incaricato dal Direttore del Design Harm Lagaiij di dare una prima forma al concetto per il Salone di Detroit 1993. La Boxster (unione di “Boxer” e “Roadster”) è un successo poiché riprende la filosofia della 550 RS del ’53 e la porta nel presente in forma di una spider due posti moderna e compatta, pienamente coerente. Un motore centrale produce una distribuzione dei pesi equilibrata e comportamento neutro alla guida. Inoltre è possibile utilizzare parti della scocca per la nuova 911 e ottenere un importante risparmio di costi.