Avere il polso dell’ora: la magia del cinturino
Se al tuo bisnonno avessero chiesto, “che, ce l’hai l’ora?”. Quello si sarebbe dovuto alzare per andare di là a guardare la pendola. Per poi tornare con la risposta. Sempre che avesse i soldi per permettersi una pendola in casa. Se no si sarebbe dovuto affacciare alla finestra per sbirciare il campanile, o il municipio. Nebbia permettendo. Sì, perché poco più di un secolo fa anche se il tempo passava uguale per tutti come fa oggi, il quanto e il come lo sapevano solo i ricchi. E i preti. Tanto per quelli che lavoravano nelle fabbriche c’erano le sirene e per tutti gli altri bastavano le campane del mezzogiorno. Certo, esistevano anche gli orologi da tasca, ma era roba per borghesi d’alto bordo: gente che poteva permettersi di starsene con le mani in mano. Davvero: visto che se volevi sapere l’ora avevi sempre bisogno delle mani libere, per sfilarli di tasca e aprire il coperchio.
IL CINTURINO E MASCHILE, MA L’IDEA È FEMMINILE. Mettere l’orologio al polso è stata un’intuizione. Ovviamente femminile. La leggenda narra che il primo orologio da polso sia venuto alla luce proprio tra le corsie delle partorienti. Dove una levatrice, dopo aver battezzato per l’ennesima volta il pargolo con la cipolla che portava al collo (e che andava a stamparsi sulla fronte del neonato, giustamente frignante, ogni qual volta si chinasse per controllarne colorito e salute), decise di legarsela al dito. Anzi no, al polso. Poi ci fu la rivoluzione meccanica, e fu tutto macchine anche volanti. E uno strumento di precisione a portata di mano divenne indispensabile. Per questo nel 1904, un aviatore brasiliano ne commissionò uno a un suo amico. Ecco com’è nato un classico: il Santos (dal nome del pilota) di Cartier. Ma il secolo breve ha l’ennesima rivoluzione nel cassetto: di lì a poco scoppia la prima guerra mondiale, e nell’equipaggiamento del soldato provetto compare anche l’orologio. Da legarsi al polso con strani braccialetti di cuoio che oltre a tenerlo saldo lo proteggessero. Dalle trincee alle vetrine è un attimo…
CINTURINI E BRACCIALI. A un secolo e rotti di distanza, nell’era di tablet e telefoni intelligenti, avere l’ora al polso è sempre più un gesto estetico, che pratico. Per questo ormai l’orologio è diventato soprattutto un accessorio da selfie, più che uno strumento per arrivare puntuali agli appuntamenti. Ecco perché la scelta del cinturino (o bracciale) azzeccato è più importante che mai. Altro che dettaglio: è la cornice che impreziosisce il… quadrante. Bene. Cominciamo dall’abicì: dicesi cinturino quello in stoffa, pelle o gomma, mentre il bracciale è in metallo (in linea di massima). Nel caso dei cinturini possono esserci quelli passanti (un pezzo unico che si infila tra le stanghette e passa dietro al fondello. Occhio che potrebbe segnarlo!) e i classici (i due pezzi insomma, che possono avere chiusure con fibbie, più o meno ricercate, e complicazioni meccaniche come l’apertura a farfalla e deployante). Da sempre i bracciali, e non si sa perché, hanno scatenato la fantasia di progettisti e designer che li hanno immaginati di tutti i materiali possibili: legno e ceramica compresi. Caratterizzati dal disegno delle maglie, tre sono quelle più note: la maglia grossa da immersione (la Oyster dei Rolex), a chicchi e molto morbida (Jubilee sempre della Casa incoronata) e quella che è tornata alla ribalta anche grazie allo smartwatch di Cupertino, la maglia Milano o milanese, cioè quella fitta e fina, da sembrare quasi un tessuto di metallo. Questo modello, in gran voga negli anni ’60, c’era anche d’oro. Ti è venuta la scimmia? Online puoi trovare bellissimi NOS (new old stock, insomma, fondi di magazzino). Anche in acciaio.
IL CAMBIO DI STAGIONE. Come ogni accessorio che ti metti addosso, anche l’orologio, o meglio, il cinturino/bracciale che te lo lega al polso, è soggetto a una certa stagionalità. Perché tu d’estate vai al mare con gli anfibi? Ecco, lo stesso vale per i cinturini in gomma o in pelle che, con le caldane della bella stagione, non essendo traspiranti, ti fanno sudare sette camicie. Passi per il materiale sintetico che è lavabile, ma occhio alla pelle: si macchia! Per questo hanno inventato i bracciali: freschi e impermeabili. Certo, il ritorno del cinturino Nato, la versione militarizzata del passante in stoffa che andava per la maggiore nei college americani degli Anni ’50, è un’altra alternativa da prendere in considerazione.
PER PILOTI DI POLSO. Quando il motorismo sportivo raggiunse il suo picco tutta la moda gli andò dietro. Pensa solo al foulard, che immediatamente divenne il sinonimo di cabrio (mentre fino ad allora lo mettevano in testa giusto le mondine che raccoglievano il riso nei campi…) o il mocassino, la scarpa automobilistica per eccellenza, roba che in Italia è sempre stata bollata come la classica americanata. Ecco allora che in quel periodo i cronografi sportivi cominciarono a essere abbinati a cinturini in pelle, o in gomma, con traforature che si ispiravano ai buchi fatti per alleggerire leve e materiali dei bolidi da corsa (e che, nel caso del cinturino, servivano come prese d’aria per il raffreddamento… del polso). Il Rally è la versione in pelle, mentre quella in gomma, vista la sua impermeabilità, si rivolge ai frequentatori di spiagge e abissi. Quelli giusti sono i Tropic e gli Squalo. Due must che peschi navigando nel web. Buona caccia.