
Auto Avio Costruzioni 815: Ferrari “sotto copertura”
Nel gennaio 1938, l’Alfa Romeo decide di riprendere direttamente la gestione delle proprie attività sportive, creando l’Alfa Corse e mettendo fine al ruolo della Scuderia Ferrari, che per oltre un decennio aveva gestito le Alfa ufficiali nelle competizioni. Per Enzo Ferrari questo significa un ridimensionamento, una situazione che mal sopporta. I contrasti interni, soprattutto con l’ingegnere spagnolo Wilfredo Ricart, lo spingono a lasciare definitivamente l’azienda nel 1939. A seguito dell’uscita dall’Alfa Romeo, Ferrari riceve una buona liquidazione, ma con una clausola stringente: per i successivi quattro anni non potrà fondare una nuova Scuderia Ferrari né utilizzare il proprio nome per qualsiasi iniziativa legata al mondo dell’auto. Tuttavia, nulla può fermare la sua ambizione. Nello stesso anno, nel suo storico indirizzo di Viale Trento e Trieste a Modena, nasce l’Auto Avio Costruzioni. L’azienda si occupa di motori aeronautici, macchinari industriali e riparazioni, ma Enzo Ferrari ha ben altro in mente: tornare a costruire automobili.
IL CONTESTO: GUERRA E RINASCITA. L’Europa è sull’orlo del baratro: il 1° settembre 1939 Hitler invade la Polonia e il mondo precipita nel conflitto. Ma a Modena, il Drake non si ferma. Insieme all’amico Lotario Rangoni Machiavelli, nobile fiorentino e pilota Alfa Romeo, avvia lo sviluppo di una nuova auto da corsa per partecipare alla Mille Miglia del 1940. La corsa, ridimensionata rispetto alla classica Brescia-Roma-Brescia, si svolgerà il 28 aprile su un tracciato più breve tra Brescia, Cremona e Mantova, da ripetersi nove volte. Il progetto della nuova vettura porta il nome 815, in riferimento al suo motore: un 8 cilindri da 1,5 litri di cilindrata. Ne vengono costruiti due esemplari, venduti rispettivamente a Rangoni e a un giovane Alberto Ascari, figlio del leggendario Antonio Ascari, grande amico di Ferrari ai tempi dell’Alfa Romeo.
LA 815: TECNICA ED ELEGANZA. Il telaio della 815 è a longheroni e traverse, con sospensioni anteriori a ruote indipendenti e posteriori a ponte rigido con balestre. La carrozzeria è un capolavoro della Touring di Milano, specialista in vetture sportive ed eleganti. Il corpo vettura, realizzato in Itallumag (lega di alluminio e magnesio), permette di contenere il peso a soli 625 kg. I due esemplari si distinguono per alcune differenze stilistiche:
– L’auto di Rangoni ha una coda lunga e finiture più raffinate.
– Quella di Ascari, con coda corta, è più spartana, pensata per massimizzare le prestazioni in gara.
UN 8 CILINDRI ALL’AVANGUARDIA. Il motore è frutto del lavoro di Alberto Massimino e Vittorio Bellentani, tecnici dell’Auto Avio Costruzioni. Il monoblocco in alluminio è stato progettato da zero, mentre bielle e testate provengono dal quattro cilindri della FIAT 508 C. L’albero motore, ricavato dal pieno, poggia su cinque supporti. La potenza supera i 70 CV a 5.500 giri, con una trasmissione a quattro marce che consente di raggiungere i 170 km/h. Tuttavia, il tempo per testare le vetture è limitato e solo l’auto del Marchese Rangoni riesce a ottenere una preparazione adeguata per la Mille Miglia.
LA MILLE MIGLIA DEL 1940: UN’OCCASIONE MANCATA. Alla partenza di Brescia, i due equipaggi sono: Rangoni-Nardi (con Enrico Nardi, collaudatore dell’Auto Avio, al suo fianco) e Ascari-Minozzi. Purtroppo, la gara non va come sperato. Ascari è costretto al ritiro già al secondo giro per la rottura del motore. Rangoni, invece, parte forte e risale fino alla decima posizione assoluta, dominando la classe 1.5 litri con oltre mezz’ora di vantaggio sul secondo. Ma al sesto giro la trasmissione cede, costringendolo al ritiro.
IL DESTINO DEI DUE ESEMPLARI. Dopo la Mille Miglia, il destino delle due 815 prende strade diverse:
Nel 1943, Ascari vende la sua vettura a Enrico Beltracchini, che nel dopoguerra la usa per alcune competizioni locali. Successivamente, passa nelle mani di Emilio Fermi-Storchi e oggi appartiene al collezionista Mario Righini.
– L’auto di Rangoni, invece, ha una sorte più triste. Dopo un incidente, il marchese decide di conservarla, ma nel 1942 perde la vita durante il collaudo di un aereo. L’auto passa in eredità al fratello Rolando, che alla fine degli Anni ’50 decide di demolirla.
LA NASCITA DEL MITO. Nel 1943, scaduto il vincolo che impediva a Ferrari di utilizzare il proprio nome, l’Auto Avio Costruzioni si trasforma nella Auto Costruzioni Ferrari. Con la fine della guerra, il sogno diventa realtà: nel 1947 nasce la 125 S, la prima vera Ferrari, equipaggiata con un V12 destinato a cambiare la storia dell’automobilismo. L’epopea del Cavallino Rampante è ufficialmente iniziata.