Audi Quattro: e l’integrale ebbe senso
L’ultima quattro ruote motrici che avesse cercato di farsi strada era stata la Jensen FF in Inghilterra (1966-1971: grande, pesante, goffa e costosa). Nel ‘76 il Reparto Tecnico di Vw-Audi è concentrato sulla Iltis, un veicolo militare 4WD senza velleità stradali ambiziose. L’ingegner Jorg Benzinger dell’Audi non ha budget, stabilimenti e componenti per creare una trazione integrale da installare in un’Audi 80 o 100: ma è questo il suo sogno proibito. Riesce a ottenere da Ferdinand Piëch, numero uno del Reparto Tecnico, il via libera al progetto di un’architettura con quattro ruote motrici da impiantare su un modello sportivo. I test vengono condotti sulle nevi scandinave. In queste condizioni limite nasce il sistema rivoluzionario della trazione quattro: dal motore l’albero di trasmissione superiore corre sopra il differenziale anteriore ed è collegato al cambio. Da qui il moto raggiunge un differenziale centrale posto inferiormente. L’albero primario guida un albero secondario cavo collegato con il differenziale posteriore. Ma all’interno dell’albero secondario ne gira un terzo che trasmette il moto al differenziale anteriore. Ogni asse trasmette il 50 per cento di coppia: il sistema è perfetto.
QUATTRO RUOTE MOTRICI: SI APRE LO SCENARIO DELLE GARE. L’obbiettivo finale è una macchina da rally per il Gruppo 4. Questo significa l’obbligo di produrre almeno 400 esemplari stradali, rapporto peso/potenza migliore della concorrenza (Lancia Stratos, Ford Escort RS, Fiat-Abarth 131) e utilizzo della sovralimentazione. In quest’epoca le quattro ruote motrici sono tenute alla larga dai rally, né ci sono movimenti d’opinione, correnti di pensiero o gruppi di pressione tesi a cambiare lo scenario. Fino alla fine della decade allorché i tedeschi iniziano un’intensa attività di lobbying in seno alla FIA per introdurre la trasmissione integrale nella categoria. Nel ’79 ecco il risultato: le 4WD sono ammesse alle gare. È un salto nel buio: nessuno ha una trasmissione del genere in casa. Audi la sta sviluppando ma sa bene che la supremazia è tutta da costruire. Le premesse, del resto, sono incoraggianti visti gli ottimi risultati dei test.
IMMEDIATAMENTE DOPO LA TRASMISSIONE, IL MOTORE. Il cuore dell’Audi Quattro è un cinque cilindri di 2144 cc. Deriva dal quattro cilindri dell’Audi 80 a cui viene aggiunto un cilindro e allungata la corsa. Grazie all’adozione di un turbo KKK K-26 con scambiatore di calore si ottengono 200 cavalli a 5500 giri (la Sport Quattro Stradale dell’83 ne fornirà 306 a 6700 giri). Dal punto di vista del telaio l’Audi Quattro deriva strettamente dall’Audi 80 Coupé, a sua volta basata sull’80 berlina. Rispetto a quest’ultima presenta carreggiate allargate e sospensioni indipendenti sui quattro lati.
IPPOPÒTAMA. Dove palesa il suo limite è nel peso: è potente e veloce (da 0 a 100 km/h in 7″) ma è pur sempre derivata dalla piattaforma di una berlina. L’ago della bilancia si ferma a quota 1290 kg. È un valore invero non eccelso, che carica l’avantreno, la espone agli attacchi della concorrenza, che sarà inevitabilmente ragione dello sviluppo della Sport Quattro SWB e che si porterà appresso per tutto il suo ciclo di vita (a onor del vero le va comunque riconosciuto che godrà di un ottimo successo, che la terrà in listino fino al 1991). Il debutto avviene al Salone di Ginevra del marzo 1980, con le consegne a partire dal successivo inizio di autunno.
AL VOLANTE. L’Audi Quattro è una perfetta sportiva Anni 80 dove tutto è straordinario. Anzi no. Qualità tedesca eccelsa, grande valore della tecnica di matrice teutonica ma anche una serie di limiti che, del resto, le donano un fascino unico: generosa nelle dimensioni, turbo-lag di una noia mortale, la quattro è pigrissima quando si trova sotto-coppia e inizia a darti tanto solo quando la turbina ‘funziona’ e lei prorompe in tutto il suo carattere. Sterzo soddisfacente, avantreno piuttosto preciso (‘ma…’), gran frenata.
EVOLUZIONE. L’Audi Quattro ha avuto pochi aggiornamenti durante la sua vita in listino. Nell’83, mentre nasce la Sport Quattro, riceve l’Abs di serie oltre a una nuova strumentazione digitale. Nell’87 il motore aumenta leggermente di cilindrata e riceve una nuova testata. Un nuovo differenziale Torsen migliora l’invio di coppia tra gli assi. Nel 1989 viene adottata una nuova testata con 20 valvole.
IN CONCLUSIONE. II suo grande merito è quello di aver iniziato lo sviluppo delle quattro ruote motrici molto prima del cambio dei regolamenti, particolare che le ha dato un grande vantaggio e costretto gli altri a inseguire.