America chiama Italia/3: in USA il design è italiano

America chiama Italia/3: in USA il design è italiano

All’inizio degli Anni ’50 i jet di linea, i calcolatori, la tecnologia domestica e gli studi sui voli spaziali mettono in orbita l’America. Nell’universo dell’Automobile si immaginano auto volanti, missili a quattro ruote che sfrecciano sulle autostrade del futuro e bolidi supersonici. Gli americani sono fantasiosi ed estrosi, creano concept e prototipi per galvanizzare il pubblico. Ma non possono fare a meno degli stilisti e carrozzieri italiani, gli unici capaci di dare un minimo senso – e stile – ai loro ‘voli pindarici’. Ecco le principali auto da sogno, pensate in America ma nate grazie al genio italiano nel design.

Cadillac Nart Zagato

Cadillac Nart Zagato

CADILLAC NART ZAGATO 1970. L’inizio degli Anni ’70 vede l’inasprirsi delle misure antinquinamento sul mercato americano. Le importazioni si riducono e la domanda di fuoriserie di lusso cresce. Luigi Chinetti, fondatore della N.A.R.T., importatore Ferrari negli USA ed Elio Zagato (primogenito del fondatore Ugo), collaborano alla creazione della Cadillac NART Zagato, un esemplare unico sconvolgente. Il telaio di una Eldorado viene così modificato: l’otto cilindri Big Block da 8,1 litri viene ruotato di 180 gradi e spostato sul posteriore. La costruzione comincia in America ma prosegue a Milano, dove viene allestita la pelle esterna in alluminio e gli interni con climatizzatore, vetri elettrici, stereo ecc. Il progetto ritarda e Cadillac, appena realizza che la NART non ha futuro, perde interesse. La macchina viene comunque esposta al Salone di Torino dell’autunno ’71 e, qualche mese dopo, al Salone di New York.

Dodge Zeder

Dodge Zeder

DODGE ZEDER Z-250 STORM 1954. Figlio di Fred Zeder Sr, una delle figure chiave nella crescita della Chrysler, Fred Zeder Jr fu ingegnere e pilota. Nei primi Anni ’50 pensa a un’auto da corsa che, con una carrozzeria in vetroresina unita al telaio con ganci rapidi, si trasforma in una GT stradale. Su un telaio Dodge installa un V8 Hemi da camion con oltre 250 cv. Gli altri componenti provengono da vetture Chrysler. Il design viene tracciato da Hank Kean, all’epoca stilista del Gruppo. Manca, tuttavia, il battilastra adeguato. Nell’inverno del ’52, durante le vacanze di Natale in Europa, Zeder ha un colloquio alla Fiat con Dante Giacosa. Il padre della 500A Topolino, della 600 e della Nuova 500 gli consiglia di rivolgersi a Bertone, all’epoca impegnato con le Alfa Romeo BAT. Bertone accetta il lavoro e promette il risultato in tre mesi. La macchina, invece, è pronta dopo solo nove mesi. La Zeder Z-250 Storm è una voluminosa coupé con una vaga somiglianza verso la Ferrari 250 GT Boano-Ellena. Le forme sono proporzionate. Non è, in ogni caso, quello che Zeder ha chiesto: voleva un a 2+2 invece è saltata fuori una due posti secchi. La Storm partecipa comunque al Salone di Torino del ’54 poi torna in America. Zeder Junior spera che entri in produzione ma nemmeno con l’aiuto dello zio Jim Zeder, ingegnere capo della Chrysler, l’operazione ha un seguito (forse per paura che sia un fiasco). Dopo due anni di silenzio Fred Zeder riprende possesso del suo prototipo, ormai obsoleto.

Corvette Pininfarina Rondine

Corvette Pininfarina Rondine

CHEVROLET CORVETTE RONDINE PININFARINA 1962. La seconda generazione della Chevy Corvette, denominata C2, debutta nei primi mesi del ’63. Il team di designer guidato da Bill Mitchell produce un gran risultato, forse la più bella Corvette di sempre, distinta soprattutto dal lunotto posteriore sdoppiato. Ma Mitchell vorrebbe vedere un risultato di ‘sapore europeo’ della sua creatura. La scelta cade su Pininfarina: vengono inviati a Grugliasco alcuni telai per allestire una Corvette italiana. la Rondine di Pininfarina debutta al Salone di Parigi. Tom Tjaarda crea un vestito affascinante, in acciaio al posto della vetroresina di serie.

Corvette Pininfarina Rondine

Corvette Pininfarina Rondine

La carrozzeria è lunga, slanciata, sinuosa, invero pesante ma il suo design incarna leggerezza enfatizzata dalla tinta ‘foglia di te’. Gli sbalzi allungati trasformano l’affilato design americano in una forma elegante e minimalista, con soluzioni funzionali. Ad esempio il frontale meno appuntito consente una calandra cromata con funzione sia decorativa, sia funzionale. La coda presenta i fari che saranno utilizzati sulla Ferrari 365 California e sulla Fiat 124 Sport Spider. Sono realizzati due esemplari: uno con tetto raccordato con il montante B, un altro dotato di lunotto in plexiglas.

Alfa Romeo TZ3 Corsa (in alto) e TZ3 Stradale (in basso)

Alfa Romeo TZ3 Corsa (in alto) e TZ3 Stradale (in basso)

ALFA ROMEO 10C TZ3 STRADALE ZAGATO 2011. Nel 2010 Zagato festeggia il centenario dell’Alfa Romeo con il progetto TZ3. Il primo risultato è l’8C TZ3 Corsa, un esemplare unico che celebra la tradizione del marchio con le GT da corsa dei primi Anni ’60. L’anno dopo ecco la seconda fase: la 10C TZ3 Stradale è un omaggio alle GT stradali del Biscione e prima Alfa Romeo americana nata nell’ambito del nuovo Gruppo FCA. Sulla meccanica di serie di una Chrysler Viper ACR (V10 8,4 litri da 640 cv) l’atelier milanese sviluppa un coupé con doppia gobba e coda tronca somigliante alla TZ2 da corsa del ‘65. La carrozzeria è interamente in fibra di carbonio (le portiere della Viper sono in volgare plastica), il portellone posteriore ha apertura a ponte levatoio, l’assetto è completamente regolabile. Sono allestiti nove esemplari unici (o multipli d’arte): sette sono venduti in America, uno in Giappone, uno rimane in Europa.

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