Alfa Romeo sportive anni ’90: cosa c’entra la 164?
Pur allargando il più possibile il concetto di sportività, parlando di Alfa Romeo anni ’90 sportive il primo modello che viene in mente non è certo l’Alfa 164. Ma se per introdurre l’argomento, oggi tra i più ricorrenti tra le giovani leve del popolo alfista, e non solo, noi di Veloce abbiamo scelto di puntare i riflettori sulla ProCar, ci dovrà pur essere una ragione che non sia esclusivamente legata all’indiscutibile eccezionalità di quel “folle” laboratorio su ruote.
COME IL GIORNO E LA NOTTE. A scanso di equivoci, a parte la silhouette della carrozzeria, l’Alfa Romeo 164 di normale produzione con la ProCar non c’entra nulla: la prima raccoglieva l’eredità delle Alfa 6 e 90, e aveva le carte in regola per giocarsela a viso aperto con le migliori rivali tedesche nel settore delle berline di lusso; la seconda era lo strepitoso risultato delle prove generali di una partecipazione della casa milanese a un nuovo trofeo su scala globale che, nei piani di Bernie Ecclestone, il grande boss della Formula 1, a partire dalla fine degli anni ’80 avrebbe dovuto fare da spalla al Grande Circus e, idealmente, anche rimpiazzare il Campionato mondiale sportprototipi.
RIVOLUZIONE SOTTO LA “PELLE”. La storia ha fatto il suo corso, e mentre la 164 ProCar è rimasta un unicorno che, da solo, vale il prezzo del biglietto per il Museo Storico Alfa Romeo, il modello che ha visto le luci della catena di montaggio nel 1987 ed è rimasto sulla breccia per i successivi dieci anni è stato venduto in quasi 270.000 unità: niente male, per una macchina che all’epoca non era certo alla portata di tutti. Perché – pur poggiando su una piattaforma a trazione anteriore condivisa con le “cugine” Fiat Croma e Lancia Thema meno raffinata rispetto a quella delle antenate con la trazione sulle ruote dietro – lussuosa la 164 lo era davvero. Ma era anche sportiva? C’era in qualche modo, tra i filamenti del suo Dna, quell’alchimia così rara tra prestazioni, dinamica e piacere di guida che rende le vecchie Alfa auto così uniche nel loro genere?
PIÙ SPORTIVA DELLE “CUGINE”. Sebbene un po’ “forzata”, la risposta è sì. Per lo meno restringendo le maglie della gamma alle versioni in qualche modo riconducibili alla lunga tradizione di sportività del marchio Alfa Romeo. Innanzitutto, cominciamo col dire che aerodinamiche, con un Cx di 0,30, le Alfa 164 lo erano tutte. E rispetto alle Fiat Croma, Lancia Thema e Saab 9000 con cui era imparentata, pur mantenendone l’ottimo comfort la 164 era senza dubbio più a suo agio nella guida brillante. Merito di alcune modifiche alle sospensioni, per le quali gli ingegneri della casa milanese studiarono una taratura specifica, ma anche del posizionamento più in basso dei motori, soluzione che permise di avvicinare il baricentro dell’auto al suolo, migliorando il grip in curva.
CAVALLI IN ABBONDANZA. In particolare, questi accorgimenti rendevano più piacevoli da guidare le varianti più potenti, come le 2.0 Turbo (sia quella con il quattro cilindri da 175 CV di derivazione Fiat, sia quella con il mitico V6 “Busso” da 207 CV) e 3.0 V6 (a 12 e 24 valvole, con potenze da 179 a 232 CV) a trazione anteriore e la muscolosissima Q4, che al più potente dei motori a sei cilindri abbinava la trazione su tutte le ruote.
FU L’ULTIMA AUTO DEL DRAKE. Non basta per parlare di sportività? Può anche darsi. Resta però un fatto non trascurabile, e cioè che l’Alfa 164 è stata l’ultima auto personale di Enzo Ferrari, che ovviamente la scelse rossa, lasciando però perdere le versioni più veloci e “accontentandosi” dei poco meno di 150 CV della 2.0 Twin Spark. Insomma, in qualche modo, con la storia di questa grande berlina Alfa Romeo le corse (e quindi la sportività) c’entrano, eccome.
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