Alfa Romeo Giulia GT, 60 anni di grinta e bellezza
Non che ce ne fossimo dimenticati, ma la passeggiata di giovedì scorso tra i padiglioni ricolmi di auto storiche e supercar di Auto e Moto d’Epoca è servita a ricordarci che era giunto il momento di dedicarle qualche riga, con tutto l’affetto e l’ammirazione che merita un’auto italiana che ha fatto grande l’Italia dei motori. Lo stand del Registro Italiano Alfa Romeo quasi non si noterebbe, al cospetto delle esposizioni monstre dei grandi commercianti internazionali e delle case automobilistiche, se non fosse che, a illuminarlo, sono due Biscioni tra i più amati e apprezzati di tutti i tempi, e non solo dagli appassionati del marchio. Stiamo parlando di una macchina che non ha bisogno di troppe presentazioni, ossia l’Alfa Romeo Giulia Sprint GT, che nel 2023 taglia di slancio il traguardo dei suoi primi sessant’anni.
UNA LINEA CHE CONQUISTA. Ma perché questa sessantenne coupé si è ritagliata un posto speciale nel cuore degli alfisti e, più in generale, di chiunque intenda l’automobile come un qualcosa di più che un semplice mezzo di trasporto? La prima ragione risiede nelle forme senza tempo della sua splendida carrozzeria, che porta una firma storica, quella di Bertone, e racchiude il meglio della creatività, unita a un senso pratico fuori dal comune, di un maestro del car design che tutto il mondo ci invidia come Giorgetto Giugiaro. Quel dislivello tra il cofano e la mascherina che in origine doveva essere aperto per dar fiato al motore e le è valso il soprannome di “scalino” – una parola che nel vocabolario alfista, per intenderci, ha la stessa potenza evocativa di Duetto… – è una specie di opera d’arte nell’opera d’arte. Un simbolo capace di descrivere, da solo, l’intera bellezza dell’Alfa Romeo Giulia Sprint GT.
QUEL MOTORE È UN BIJOU. Il secondo motivo per cui l’Alfa Romeo Giulia Sprint GT è diventata un oggetto di culto e oggi è ambitissima dagli intenditori del marchio – con quotazioni che ormai talvolta superano persino quelle, non certo modeste, della macchina di cui raccolse l’eredità sessant’anni fa, ovvero la Giulietta Sprint – lo spiega bene quel gioiello che nasconde sotto il cofano. Schiudendolo, persino l’occhio meno esperto non può non essere rapito da quel coperchio valvole sotto il quale lavora una coppia di alberi a camme che non hanno molto da invidiare a quelli di un’auto da corsa. Altri marchi di fabbrica sono i due carburatori a doppio corpo, generosissimi nel dispensare abbondanti secchiate di benzina nei quattro cilindri disposti in senso longitudinale, e le valvole di scarico cave dentro e parzialmente riempite con il sodio, metallo che poco al di sotto dei 100ºC diventa liquido e, spostandosi all’interno durante il moto alterno, trasferisce parte del forte calore della testa allo stelo, abbassando la temperatura del componente di oltre 70ºC.
GTA: TRE LETTERE, UN MITO NEL MITO. Ed eccoci quindi alla terza e altrettanto fondamentale ragione per la quale l’Alfa Romeo Giulia Sprint GT è un’Alfa con la “A” maiuscola: i suoi grandi successi sportivi, ottenuti negli anni ’60 e ’70 sia in pista, nelle gare per vetture turismo, sia nei rally e nelle corse in salita. Andrea De Adamich, Teodoro Zeccoli, Ignazio Giunti, Toine Hezemans, Spartaco Dini: sono solo alcuni dei grandi piloti che, al volante delle leggerissime e potenti versioni GTA della coupé del Biscione allestite dall’Autodelta, hanno fatto mangiare quintali di polvere agli avversari. Contribuendo, a suon di vittorie, alla costruzione di un mito che, sessant’anni dopo, continua a far sognare e far battere forte il cuore.