Alfa Romeo Firsts: l’Alfetta mette il turbo
Sportiva certo, ma anche più pratica e spaziosa delle coupè del passato per competere con le sempre più agguerrite concorrenti di Monaco. Con quattro posti veri e la coda tronca debutta nel 1974 l’Alfetta GT: è motorizzata dal classico bialbero già montato sull’Alfetta berlina che con una cilindrata di 1779 cc e una potenza di 122 cavalli a 5500 giri, le fa raggiungere i 195 km/h. In pochi anni si evolve la gamma motori, prima con l’arrivo della GT 1.6 – in sostituzione della milleotto – e poco dopo con la GTV, mossa dal 2.0 da 122 cavalli a 5300 giri, riconoscibile dalla 1.6 per i rostri ai paraurti gli inserti cromati sulla mascherina e le scritte GTV sulla fiancata. Ancora, nel 1978 la 2.0 diventa 2.0 L e il suo motore raggiunge quota 130 cavalli a 5400 giri, mentre l’anno prima – in esclusiva per il mercato tedesco – venti esemplari dell’Alfetta GTV avevano ospitato anche il ben più prestante motore V8 della Montreal da 200 cv.
TURBO, SENZA SUCCESSO. Ma la grande novità, quella destinata a fare storia, arriva soltanto l’anno successivo: siamo nel 1979 e al fine di ottenere l’omologazione al Gruppo 4 del Campionato Rally, vengono allestite 400 Alfetta GTV in versione Turbodelta, con motorizzazione 2.0 sovralimentata mediante turbocompressore – Alfa Avio prima, KKK poi – da ben 150 cavalli. Potenza che combinata al peso contenuto a soli 1090 kg permette alla neonata Alfetta GTV Turbodelta di coprire il chilometro da fermo in 28″ e toccare i 205 km/h di punta massima. Sebbene contraddistinta da vistosi dettagli della carrozzeria come il cofano motore nero e le strisce multicolor sulla fiancata, l’Alfetta Turbodelta, la prima auto turbocompressa italiana, passò quasi in sordina, tanto che la produzione si fermò esattamente ai 4o0 esemplari previsti. Ma gli Anni ’80 erano alle porte e da lì a poco proprio sarebbe stato proprio il turbo a definire un’intera generazione di sportive di serie…