Alfa Romeo 4C, 10 anni fa il prototipo
Il layout della Scarabeo, le curve aggraziate della 33 Stradale, il fascino da supercar della 8C Competizione. Il tutto condito da un pizzico di Mito e Giulietta. C’è più di mezzo secolo di storia dell’Alfa Romeo, tra le pieghe della carrozzeria e sotto il cofano posteriore della 4C, presentata in veste di prototipo dieci anni fa al Salone di Ginevra del 2011. Per risalire alle origini del progetto, nell’ambito del ciclo di conferenze Backstage 2021 il Museo Storico Alfa Romeo alla piccola super sportiva del Biscione ha dedicato una conferenza di approfondimento. A raccontare la genesi della concept è il capo del design degli esterni della casa milanese, Alessandro Maccolini, i cui primi bozzetti a matita della 4C risalgono all’ottobre del 2010.
ARMONIA. “Per comprendere a fondo la genesi della 4C bisogna tornare indietro fino all’inizio degli anni 2000 – racconta Maccolini –. L’allora responsabile del centro stile, Wolgang Egger, voleva rimettere in ordine gli elementi cardine del design Alfa Romeo in una granturismo ad alte prestazioni che potesse diventare una fonte d’ispirazione per le future generazioni di automobili”. Nasce così, nel 2003, il prototipo della 8C Competizione, che condensando i migliori spunti creativi di icone del passato come 33 Stradale, Disco Volante, Giulia SS e Giulietta Sprint inaugura un nuovo corso stilistico. “Con quella macchina – spiega Maccolini – abbiamo riportato al centro due capisaldi dello stile Alfa: il trilobo, formato dallo scudetto centrale e dalle prese d’aria ai suoi lati, e l’attenzione alle proporzioni, perché un’Alfa Romeo è fatta innanzitutto di armonia e dev’essere identificabile anche guardandola da lontano, apprezzandone i volumi senza necessariamente doverla analizzare nei dettagli”.
SENZA SOSTA. La 4C, erede moderna delle Alfa piccole, leggere e veloci che hanno dominato le strade e i circuiti di mezzo mondo nell’era cosiddetta eroica dell’automobilismo, è il risultato –peraltro ottenuto a tempo di record – dell’esasperazione del concetto di “auto super sportiva, ma democratica”, sottolinea Maccolini, dato che il modello di lancio costava “poco più di 50.000 euro, una cifra congrua se pensiamo che un telaio in fibra di carbonio da 65 kg come quello progettato e costruito dalla Dallara di solito è appannaggio di supercar come Ferrari, McLaren e Lamborghini”. Dal foglio bianco al modello in scala 1:1, verniciato di un tenue rosso che sotto i riflettori del salone di Ginevra del 2011 sembrò quasi rosa, trascorrono appena cinque mesi. Maccolini ricorda quel periodo come uno dei più intensi della sua carriera: “Lavoravamo senza sosta, i modellisti si alternavano addirittura su tre turni per garantire 24 ore su 24. Per gli interni non ci fu il tempo di costruire il modello, perciò dai disegni passammo direttamente alle matematiche. A Ginevra arrivammo praticamente fuori tempo massimo, tant’è che per paura di non farcela avevamo preparato un’edizione speciale della Giulietta come auto di scorta”.
COME LEI NESSUNA. Alla fine, dribblando le dogane più severe, il concept 4C riuscì a entrare in Svizzera e a varcare le porte del Palaexpo di Ginevra, dove fu accolta con grande entusiasmo dai visitatori e dalla stampa specializzata. Un anno dopo, nel 2012, al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este arrivò pure il premio speciale del pubblico, incantato dal nuovo rosso cangiante scelto per la carrozzeria. L’auto entrò in produzione in versione coupé nel 2013 e l’anno fu seguita dalla Spider, che secondo Maccolini “esalta ulteriormente la filosofia di sportiva nuda e pura alla base del concept originario”. Nonostante un fascino indiscutibile e prestazioni elettrizzanti, però, le vendite della 4C non decollarono mai, e oggi – a sette anni dall’accensione delle luci della catena di montaggio – gli ultimi esemplari prodotti si preparano a sbarcare in Australia, Giappone e Stati Uniti. Un canto del cigno in Paesi in cui l’Alfa Romeo è un mito che, nell’era delle auto elettriche che guidano da sole, si coltiva anche così. Guidando una macchina in cui, conclude Maccolini, “si avverte ogni singolo sassolino o sigaretta schiacciata dalle ruote”. Pilota e mezzo meccanico come un’unica entità, per provare a ricreare le grandi emozioni del passato.