Alauda Airspeeder: la monoposto volante
L’australiano Matt Pearson ha tanti sogni: primo tra tutti, vuole costruire una macchina da corsa volante. Intendetemi, non il solito aereo acrobatico dei piloti della Red Bull Air Race, per volare singolarmente contro il tempo tra gli Air Gates, i piloni gonfiabili che delimitano il circuito di gara; ma una vera e propria macchina da corsa volante progettata utilizzando la tecnologia dei droni multirotore elettrici. Ma non finisce qui. Oltre a costruire macchine volanti, Matt vuole farle correre una contro l’altra con i piloti sopra. Un sogno diventato un progetto concreto con la creazione di una società l’Alauda, la formazione di un team di otto ingegneri giovanissimi pronti a inseguire quel suo stesso sogno e diversi sponsor e partner importanti come DHL e Rolls Royce .
RISCHIOSO? L’immagine più verosimile che abbiamo di gare tra macchine volanti è quella epica di Star Wars, Episodio I – La minaccia fantasma, dove il piccolo Anakin gareggia nella corsa tra Podracer risultando poi vincitore. Per cui questa idea di Matt Pearson potrebbe addirittura essere più avvincente del duello di Digione tra Gilles Villeneuve e René Arnoux. D’accordo, ma se urti in una staccata aerea l’avversario e si precipita entrambi? Bisogna riferirsi sempre ai droni multirotore che, com’è noto, hanno una struttura leggera ed aerodinamica di protezione delle eliche rotanti e nel caso di caduta c’è il salva drone: il paracadute balistico, presente anche negli ultraleggeri e in altri velivoli.
COME FUNZIONA. Il progetto della macchina volante c’è già. Si chiama Alauda Airspeeder MK4 e sembra evocare le monoposto di Formula 1 degli anni ‘60, i sigari prima dell’avvento degli alettoni; modelli come la Lotus 49, la Ferrari 312B, la McLaren M5A o la Cooper T81 Maserati tanto per interdeci. L’aerodinamica forma dell’Airspeeder MK4 è aperta sul muso per il raffreddamento e presenta agli estremi quattro braccia strutturali con alle estremità i quattro motori elettrici e le relative otto eliche controrotanti, appaiate a coppie, scoperte e pronte a fendere l’aria. Nelle intenzioni dei progettisti la versione definitiva dell’Airspeeder MK4 sarà alimentata da otto pacchi batteria agli ioni di litio da 500 kW, spinto da quattro motori elettrici da 24 kW per complessivi 96 kW di potenza, 250 kg di peso, mentre il peso massimo imbarcabile sarà di 100 kg. Le batterie consentiranno il completamento di tre giri (circa 15 minuti di volo) di un circuito di 10 chilometri a tutta velocità. Pertanto, è previsto un pit-stop a terra per sostituire le batterie. Il pilota volerà alla velocità massima di 200 km/h ad un’altezza media di volo di quattro metri dal suolo. Per evitare interferenze aerodinamiche con i rotori, sull’Airspeeder MK4 non sono previste protezioni, tutto è affidato a un sistema anticollisione a sensori 3D analogo a quello dei droni da cui deriva.
IL PROTOTIPO. Sebbene il veicolo definitivo non esista ancora il team di otto ingegneri guidati da Matt Pearson ha messo a punto un prototipo dimostrativo privo di pilota e di dimensioni ridotte utilizzato al Festival di Goodwood dello scorso anno per mostrare nella realtà questo progetto tanto avveniristico. L’obiettivo per il 2020 è far prendere il volo il prototipo definitivo dell’Airspeeder MK4 a grandezza reale, mentre il primo volo con pilota è previsto per l’inizio del prossimo anno. Le aspettative sono alte e l’idea di ibridi a metà tra automobili e velivoli affascina tanti sebbene rimangano tutti i grandi limiti dell’autonomia del volo elettrico. A parità di energia prodotta le batterie di ultima generazione sono circa venti volte più pesanti del kerosene tradizionalmente impiegato in aeronautica. La tecnologia elettrica avanza e la ricerca è continua, ma per il momento rimaniamo con i piedi per terra. (Testo: Alberto Spriano)