A volte ritornano: barchette, la compilation

Avete mai guidato una barchetta? A chi non l’avesse fatto diciamo questo: è una delle esperienze automobilistiche più coninvolgenti; sotto molti aspetti è qualcosa di motociclistico, soprattutto è un escamotage utile a tenere bassi in modo unico i pesi e poter contare sulla migliori dinamica possibile. Come dimostrano i risultati delle competizioni che le hanno viste protagoniste. Il termine barchetta è attribuito a Gianni Agnelli che, nel 1948, lo usò per commentare la nuova Ferrari 166MM; per via del suo aspetto unico, dato dalla presenza di un parabrezza ridotto ai minimi termini e dall’assenza degli accessori che solitamente completano la dotazione delle spider/cabrio. Ovvero un tettuccio.

CAPITOLO A PARTE. Questa tipologia di auto è dunque una partita a sé. Un modo estremo e d’antan d’intendere il rapporto con l’auto. E le prestazioni. Sono proprio le barchette più recenti a rivendicare le performance comunicandole in modo diverso dal solito. Come la Dallara Stradale, sulla quale va aperta una parentesi. Per la prima auto stradale a portare il suo nome, l’ingegner Dallara ha voluto unire viaggio e prestazioni in un modello iconico definito nel suo layout proprio dal concetto di barchetta; peraltro richiudibile fino a trasformarsi in una coupé grazie a una serie di accessori tra cui parabrezza, vetri-porta e tettuccio. Ecco: è proprio grazie a questo modello, ispirato dalla prima auto dell’ingegnere – la VDM del 1970 – , che una barchetta dei nostri tempi torna a parlare il linguaggio del motorsport. Infatti sulla Stradale, in modo più esasperato che mai, l’aerodinamica e l’utilità ingegneristica hanno disegnato ogni dettaglio del modello. Ma ora torniamo a noi, e godiamoci questa rassegna di incredibili barchette moderne.

MERCEDES SLR MCLAREN STIRLING MOSS. Nel 2009 la Mercedes  – a conclusione della produzione della SLR McLaren – decide di omaggiare il pilota Stirling Moss e la sua mitica vittoria alla Mille Miglia del 1955 con un’edizione speciale limitata a 75 esemplari. La SLR Stirling Moss adotta un’inedita carrozzeria in carbonio ispirata proprio alla 300 SLR del 1955 del pilota britannico. Non cambia la meccanica ripresa dalla più potente delle SLR McLaren stradali, la 722, dotata del 5,5 litri V8 con compressore volumetrico da 650 cavalli e 820 Nm di coppia abbinato al cambio automatico a cinque rapporti; tuttavia grazie al risparmio di peso di circa 200 chili le prestazioni sono ancora migliori: lo 0 a 100 km/h è coperto in 3”5 e la punta massima – sempre che qualcuno abbia il coraggio di raggiungerla senza il parabrezza – è di 354 km/h. L’auto venduta nuova per circa 800mila euro a dieci anni di distanza è valutata oltre due milioni di euro.

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FERRARI MONZA SP. L’ispirazione arriva dal passato, la voglia di godersi (almeno finché si potrà) le note del dodici cilindri aspirato senza filtri è invece tutta moderna. Alla fine del 2018 la Ferrari ha inaugurato la nuova serie Icona, un programma di vettura super esclusive ispirate ai grandi Cavallini del passato, con le Monza SP1 e SP2, due supercar – una monoposto, una biposto – a motore anteriore-centrale prive di tetto e parabrezza. Le linee omaggiano alcune tra le prime barchette Anni ’50 della Ferrari come la 750 Monza, mentre sotto alla carrozzeria la meccanica è ripresa dalla gran turismo 812 Superfast. Rispetto a quest’ultima il V12 delle Monza SP1 e SP2 eroga 10 cavalli in più per un totale di 810 a 8500 giri. Abbastanza per far accelerare i 1500 kg della SP1 (la SP2 pesa venti chili in più) da 0 a 100 all’ora in 2”9 e raggiungere i 299 km/h di velocità massima autolimitata.

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DALLARA STRADALE. Con la Dallara Stradale (2017) abbiamo riscoperto che questa configurazione di carrozzeria – la barchetta – è la regina del rapporto uomo macchina. Ma la prima automobile omologata per la strada della Dallara è molto di più di quanto le sue forme non suggeriscano. È lo studio dell’aerodinamica, dei pesi e del comportamento dinamico di telaio e sospensioni delle vetture da competizione (il cuore dell’azienda di Varano de Melegari) trasposto su una sportiva dotata di targa e frecce. Le sue super prestazioni non si misurano (solo) in cavalli, accelerazioni longitudinali e velocità massima, ma in accelerazioni laterali e un carico aerodinamico più simile a qualche monoposto che alle altre vetture stradali. Nella configurazione più spinta (per semplicità definita dalla grande ala posteriore, ma che nasconde tante altre modifiche al set-up della vettura) la Stradale sviluppa 820 chili di downforce a 260 km/h, ovvero quasi quanto il suo stesso peso (860 kg). A muovere questo peso piuma interamente costruito in materiali compositi ci pensa un quattro cilindri duemilatre di origine Ford modificato assieme ai tecnici della Bosch per erogare 400 cavalli. Tra gli altri, questo modello ha il merito di essere stato comunicato attraverso dati diversi dal classico ‘0-100’ per l’accelerazione o ‘km/h’ per a velocità massima: effettivamente le emozioni qui arrivano sopratutto dal suo essere una ‘scienziata dell’aria’, dalla sua capacità di piegarla – insomma – alle logiche della downforce. Con l’obiettivo di restituire performance del tutto simili a quelle ottenibili da un’auto nata per il motorposrt. Per questo è una #aerocar e non una supercar. E per questo le abbiamo dedicato un Film lo scorso anno e abbiamo documentato (qui) lo speciale corso di guida messo a punto dalla Dallara per i suoi clienti. Perché quest’auto si guida proprio in modo diverso. 

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MCLAREN ELVA. Se tra le stradali la McLaren è la più giovane tra le big delle supercar di certo non le non manca una storia ricca ricchissima di competizioni e successi. Così per la Elva, l’ultimo progetto targato Ultimate Series (le hypercar come la P1 o la Speedtail per interderci), la casa di Woking ha deciso di lasciarsi ispirare dalle prime auto da corsa di Bruce McLaren, le McLaren-Elva M1A, M1B e M1C. Le forme sinuose della Elva rivestono la ‘tradizionale’ meccanica delle McLaren moderne con monoscocca in carbonio e un potente V8 biturbo da 800 cavalli montato al centro. Grazie al risparmio di peso dovuto all’assenza del tetto e del parabrezza così come di vistose appendici aerodinamiche, la Elva scatta ancora più velocemente della pistaiola McLaren Senna: le bastano meno di 3” per raggiungere i 100 km/h da ferma e 6”7 per arrivare a 200 km/h. Originale e sofisticata l’aerodinamica del frontale della vettura che promette di deviare l’aria dagli occupanti senza bisogno di alcun parabrezza. La produzione dei 399 esemplari inizierà quest’anno.   

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ASTON MARTIN V12 SPEEDSTER. L’ultima arrivata tra le super esclusive barchette da circa un milione di euro è opera di Aston Martin. Si chiama V12 Speedster (2020) e benché le sue forme traggano suggestioni dal passato (Aston Martin DBR1 del 1959 e la concept CC100 Speedster del 2013 su tutte) il design guarda dritto al futuro interpretando in maniera originale gli ultimi concetti di stile introdotti dalla Vantage e dalla DBS Superleggera. Proprio da quest’ultima arriva il cuore della V12 Speedster, il cinquemiladue biturbo da 700 cavalli accoppiato al cambio automatico ZF a otto rapporti. Ne saranno costruiti solo 88 esemplari contraddistinti dalle infinite possibilità di configurazioni di colori e materiali offerti dalla divisione Q della casa di Gaydon.

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PAGANI ZONDA HP BARCHETTA. Al concorso di Pebble Beach del 2017 la Pagani lascia ancora una volta tutti a bocca aperta con la Zonda HP Barchetta. Sono passati 18 anni dalla presentazione della Zonda e la Huayra è già da alcun anni il nuovo modello di punta della casa di San Cesario sul Panaro, ma prima di dare l’addio definitivo alla mitica hypercar V12 aspirata, il fondatore Horacio Pagani ha voluto regalarsi un esemplare costruito esattamente secondo la sue volontà estetiche, di cui ci ha parlato lui stesso nel nostro Film dedicato alla Zonda. Il parabrezza è stato così ‘tagliato a metà’ mentre alla carrozzeria in carbonio blu è stato abbinato un originale interno tartan (citazione agli interni delle Mercedes da corsa guidate da Fangio, amico di Horacio Pagani). Sotto ai preziosi pannelli in materiali compositi si cela la massima evoluzione della meccanica Zonda con il 7,3 litri AMG da oltre 750 cavalli abbinato al cambio manuale a sei rapporti.

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LOTUS 3-ELEVEN 430. Prodotta in soli venti esemplari nel 2018, la 3-Eleven è la Lotus più veloce ed estrema della sua storia (almeno fino a quando non arriverà la Evija). Questa barchetta di soli 920 kg è spinta dal tremilacinque V6 sovralimentato con compressore volumetrico da 436 cavalli e 440 Nm di coppia. Con un rapporto peso potenza di soli 2,1 kg/cv la Lotus 3-Eleven accelera da 0 a 100 all’ora in 3”2 e raggiunge la velocità massima di 290 km/h. Leggerezza ma anche downforce: sono 265 i chili di carico aerodinamico alla massima velocità grazie alla prominente ala posteriore

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LAMBORGHINI AVENTADOR J. Al Salone di Ginevra 2012, ancora prima di svelare la variante scoperta della Aventador, la Lamborghini presenta la Aventador J un esemplare unico – realizzato su commissione – dotato di un’inedita carrozzeria barchetta. L’Aventador J è contraddistinta dalla verniciatura rossa e da nuovi dettagli aerodinamici come lo splitter e il grande alettone posteriore. Pesa cinquanta chili in meno della coupé anche grazie alla rimozione della radio e del condizionatore, ma è mossa dallo stesso 6,5 litri V12 aspirato da 700 cavalli montato al centro.

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