A Pavia c’è un museo dedicato a Senna che non ti aspetti
INCONTRO A MONZA. È un “sacrario” dedicato ad Ayrton Senna aperto in centro a Pavia e la sua storia parte dalla passione di Salvatore Apicella. Appassionato di Formula 1 da sempre, Salvatore incontra Senna per caso il sabato del GP d’Italia del 1989 nel vialetto dietro il paddock di Monza. Si fa scattare una foto con lui e da allora ne segue la carriera assistendo personalmente alle gare raggiungibili – Monza, Imola, Monte Carlo – fino a quel fatale primo maggio 1994.
LA PASSIONE COMINCIA A 8 ANNI. Ma andiamo con ordine. La “scintilla” scocca già con le prime apparizioni di Ayrton in Formula 1, con le sue prestazioni maiuscole al volante di una non eccezionale Toleman-Hart. A quell’epoca Salvatore ha solo 8 anni. All’inizio degli anni ’90 Senna è già un campione. Certo, dalle tribune non si ha la possibilità di incontrare i propri idoli, così Salvatore frequenta anche tutte o quasi le sessioni di test privati, che vanno in scena anche a Monza e Imola, dove è più facile incrociare i piloti in una modalità più informale. Nel 1992, a Monte Carlo, durante una sorta di “walkabout” nei box, avviene un altro incontro dopo quello di Monza, molto amichevole. E poi ricapita a Imola, nei test privati di fine febbraio-inizio marzo del 1994: Ayrton riconosce Apicella e gli regala il suo cappellino Nacional.
AMMIRAZIONE PER L’UOMO. Salvatore ha 16 anni e si rende conto della gentilezza e dell’affabilità di Senna con i ragazzi, come quelli che ha già iniziato ad aiutare a San Paolo, in Brasile, e in giro per il mondo con la sua Senna Foundation. Ne ammira la passione senza malizia, in un mondo, quello della Formula 1, che già allora è un ambiente per squali…
Poi arriva il maledetto primo maggio 1994: Salvatore conserva ancora in una teca del museo il suo biglietto d’ingresso per la tribuna del GP di San Marino, a Imola. Nonostante l’incidente che costa la vita al pilota brasiliano, la passione per le corse non si interrompe. Anzi, un progetto prende forma nella mente di Salvatore già dopo il GP di Monte Carlo, immediatamente successivo a quello di San Marino, quando decide di realizzare qualcosa di concreto per tenere in vita il ricordo di Ayrton.
ALLA RICERCA DI MEMORABILIA. Inizia a guardarsi intorno per raccogliere quanto può servire per dar vita a un museo di ricordi o qualcosa del genere, ben consapevole che non sarà facile. Immaginando che Lotus, McLaren e Williams non siano disponibili a cedere materiale di valore, Apicella pensa a un piano alternativo: rivolgersi a “gente dell’ambiente”, con cui è più agevole venire in contatto in modo anche disinvolto.
L’AIUTO DI RAMIREZ E MINARDI. In realtà all’inizio pare tutto difficile poi, in occasione di alcuni eventi, conosce il fotografo inglese Mark Sutton e i colleghi italiani Angelo Orsi ed Ercole Colombo, amici, quasi confidenti di Senna. E tra il 2017 e il 2018 avviene la svolta, grazie anche all’incontro con Jo Ramirez, storico tecnico McLaren e capomacchina di Ayrton che, intervenuto a un evento organizzato da Salvatore al Teatro Fraschini di Pavia, gli fornisce numerosi altri contatti utili. A partire da quello con Giancarlo Minardi, che lo invita al Minardi Day, manifestazione annuale che si svolge a Imola e richiama ex-piloti di Formula 1, tanti “addetti ai lavori” e monoposto di un’epoca che non c’è più.
LE MANI SULLA WILLIAMS. Qui, dopo un lunghissimo corteggiamento e con la spinta determinante di un amico comune, riesce a entrare in possesso della Williams FW16 nella livrea Rothmans di un collezionista inglese che l’ha utilizzata saltuariamente in pista. Così oggi l’ultima monoposto di Senna fa bella mostra di sé nel Museum of Legends, semismontata, insieme a un po’ di arredamento da box, fotografie, tute, caschi e le prime pagine dei quotidiani sportivi italiani andati in edicola il 2 maggio 1994 con la notizia della morte del pilota.
LA STATUA PERFETTA. In un’altra sala c’è la McLaren MP4/4 Honda del 1988, anch’essa semismontata, così come la si sarebbe potuta ammirare nel box di Ron Dennis. E, a fianco della monoposto, si trova una delle due sole “statue” di Ayrton in grandezza naturale esistenti al mondo. Come in un museo delle cere. Se vi capitasse di visitare il Museum of Legends, soffermatevi sul dettaglio delle unghie delle mani, sui capelli, sui lineamenti del volto. Scoprirete l’incredibile fedeltà al vero della riproduzione. Tutto intorno: poster e divise ufficiali McLaren con pantaloni, camicie, giubbotti. Ma accanto c’è anche una serie di manichini con le tute originali dei rivali di Ayrton in pista: Schumacher, Piquet, Prost, Patrese, Mansell, Alonso.
CASCHI E KART. Fate qualche passo ancora e troverete la serie di caschi: uno per annata di Formula 1, dal 1984 al 1994. Su una parete, ci sono tutte le tute del medesimo periodo e anche uno dei kart degli esordi di Senna in Europa: un DAP fatto a Binasco da Angelo Parrilla, che è stato uno dei primi artefici della carriera ai massimi livelli di Ayrton. E poi fotografie dai tempi del kart a quelli della McLaren e tanti sottocasco: i celebri Balaclava regolarmente firmati dal pilota. Non mancano, qua e là, alcune teche con le miniature delle McLaren e delle Lotus di Formula 1 di Ayrton
IN CONTATTO CON LA FONDAZIONE. Un altro incontro determinante per Salvatore è quello con Claudio Giovannone, che rappresenta in Europa la Senna Foundation: è lui che porta Bruno Senna, nipote di Ayrton, a Pavia e che tiene i contatti con la famiglia Senna in Brasile. Ma man mano che gli anni passano, Salvatore si rende conto che custodire tutto questo solo per se stesso comporta un dispendio di energie (e denaro) sbalorditivo. Così, non avendo ottenuto il supporto dell’amministrazione pubblica di Pavia, decide di allestire il museo sopra la pizzeria di famiglia (lui è campano d’origine), in Piazza Vittoria 10. E così ne scaturisce un gioiello (che ospita anche sale dedicate a Marco Pantani, Marco Simoncelli e Diego Armando Maradona) che fa venire le lacrime agli occhi agli appassionati. Una raccolta che, così com’è, non la si trova neppure in luoghi più iconici della carriera di Ayrton Senna. E il network di amicizie e conoscenze maturate lo aiuta trovare sempre nuovi oggetti da esporre. E intanto aiuta la Onlus romana Emergenza Sorrisi a raccogliere fondi per i bambini sofferenti, attraverso gli eventi che organizza.