24 ore del ’Ring: a tutta birra, dietro le quinte
Dicendo Nürburgring uno pensa subito al tempio della guida. E fa bene. Ciononostante, questa gara di endurance che si ispira alle celeberrime Le Mans e Spa, non è seguita come meriterebbe. Introdotta nel 1970 come competizione riservata alle vetture turismo e Gran Turismo in alternativa alla 1000 km dei prototipi, si corre sulla Nordschleife e su una parte della pista dei GP (box inclusi). Per un totale che supera i 25 km.
Trattandosi del circuito di casa, è ovviamente una gara molto sentita soprattutto dalle ‘tedesche’ che, a fasi alterne, fanno incetta di allori (quando non arriva una Chrysler Viper GTS-R a scombussolare i piani). Un po’ di storia: la prima edizione è stata vinta da Hans-Joachim Stuck e Clemens Schickentanz su BMW 2002 TI. Tre anni dopo arriva pure Niki Lauda (con Hans-Peter Joisten), sempre su una bavarese (3.0 CSL). Ma bisogna aspettare il 1989 per veder espugnare questo presidio tutto teutonico. L’impresa riesce a due italiani e un francese: Emanuele Pirro, Roberto Ravaglia e Fabien Giroix (su Bmw M3). E anche se sembra una barzelletta, i tedeschi non hanno riso neanche un po’. Una curiosità: nella storia di questa 24 ore ci sono stati pure due anni di sospensione causa crisi petrolifera (1974 e ’75).
Ma oltre a quella in pista, c’è un’altra maratona che si corre all’ombra dei boschi che circondano il circuito. Quella della birra (siamo in Germania, no?). Tifosi e appassionati provenienti da tutto il Paese arrivano qui con mezza casa al seguito. Per questo di fianco a roulotte e camper, non è difficile vedere parcheggiati i trattori. C’è chi non si accontenta di quattro sedie pieghevoli, ma vuole guardarsi lo spettacolo come quando è stravaccato sul suo divano di casa. E per questo se lo porta dietro. Per ammazzare l’attesa si gioca con le piste elettriche o ci si rilassa nelle piscine gonfiabili. Poi, party a tutta birra. Letteralmente. Un consiglio: portati i tappi. No, non per i motori. Ti salveranno dalla techno intorno ai falò.