10 (cilindri) e lode: Lamborghini P140

10 (cilindri) e lode: Lamborghini P140

Nella seconda metà degli Anni ’80 Lamborghini inizia lo sviluppo di un’erede della Jalpa con 8 cilindri (nata nel 1970 con il nome di Urraco, scomparsa nel ’79 e ri-apparsa nell’81 con nuova denominazione; ma era sì e no un restyling della Silhouette del ’76). Il nuovo modello posizionato sotto la Countach (nome in codice P140) avrebbe avuto un occhio di riguardo per i prodotti di Maranello e Stoccarda andando a “infastidire” auto del calibro della Porsche 911 e della Ferrri 348, ma il Toro, all’epoca, stava lavorando anche all’erede dell’”ammiraglia” V12, il che significava una certa scarsità di risorse per la ricerca e sviluppo.

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UN V10 STRAORDINARIO. Tuttavia poco dopo l’inizio del programma P140 il Gruppo Chrysler acquisisce la proprietà del brand e crea maggiore tranquillità ed entusiasmo. La P140 inizia a prendere forma: è costruita attorno a un telaio monoscocca in alluminio con un passo di 2.520 mm e rispetto al modello che intende sostituire le carreggiate sono più larghe di quasi 100 mm all’anteriore e 30 mm al posteriore. Le sospensioni sono articolate in una classica configurazione a doppi triangoli sovrapposti con molle elicoidali e barre anti-rollio. Il propulsore inizialmente progettato da Paolo Stanzani è un 8 cilindri ma per ragioni di potenza ed efficienza viene creato ex-novo un dieci cilindri di 4 litri con distribuzione bialbero e 40 valvole. Equipaggiato con una centralina elettronica Marelli e dotato di un eccezionale rapporto di compressione di 10,5:1 questo motore dichiara oltre 370 cavalli di potenza, un valore di gran lunga superiore alla concorrenza del periodo (la Porsche 911 Turbo e la Jaguar XJ-S V12 erogano 300 Cv, La Ferrari 328 GTB 270; l’unica migliore è la Corvette ZR1 con 375).

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NON DIVENNE MAI REALTÀ. Per il design di carrozzeria sono considerate varie opzioni ma in definitiva il migliore interprete per questo concetto è Marcello Gandini, autore delle forme di una cospicua produzione dell’azienda. Gandini disegna un corpo vettura spigoloso (anche nella forma dei passaruota) con tetto rimovibile tipo Targa. La forma, nel suo stadio avanzato, risulta più corta di 60 mm e più larga di 40 rispetto a una Jalpa. Grazie all’estensivo uso di materiali leggeri la Lamborghini P140 ha un peso inferiore a 1.300 kg. Secondo le fonti della P140 vengono costruiti vari prototipi nel 1989: di questi uno, verniciato in tinta arancio, sarebbe l’unico marciante e viene utilizzato a lungo sulla pista di alta velocità di Nardò per test di sviluppo. Un altro verniciato di rosso, è un esemplare statico; un terzo di colore bianco, si trova oggi al Museo Lamborghini. Con l’arrivo degli Anni ’90 si guarda con favore alla baby-Lambo e si prospetta la produzione intorno al 1992; tuttavia l’ingresso in una fase di recessione globale costringe il Gruppo Chrysler a bloccare lo sviluppo. La Lamborghini P140 marciante verrà infine riutilizzata a metà della decade per allestire la concept Calà con design di Giugiaro, presentata al Salone di Ginevra del 1995. 

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