Vespa, basta la parola (e 900 milioni)
Ho un amico che lavorava in Tesla, tanto tempo fa. Allora Elon Musk non lo si prendeva ancora per il guru che sarebbe diventato poi. Le azioni andavano così così e le macchine non uscivano dagli stabilimenti con la regolarità che sarebbe piaciuta alla clientela. L’amico si licenziò quasi subito, sconsigliando a tutti quelli che incontrava di investire tempo e soldi in un’azienda “che non sarebbe andata da nessuna parte” (testuali parole). Contemporaneamente, però, i principali investitori della Silicon Valley la continuavano a finanziare, quell’azienda che non sarebbe andata da nessuna parte, facendo addirittura un gran pressing sul governatore del tempo, Arnold ‘Terminator’ Schwarzenegger, perché pregasse Musk di non spostare la produzione in Messico. Bene. Adesso la domanda non è chi avesse ragione. Ma perché. Il primo, il mio amico, ingegnere quotato, e un uomo di macchina è un tipo quadrato, col calendario della produzione come mantra. E le vendite come karma. I ricchi siliconvalioti, invece, è gente cresciuta a BBQ e start-up che non guarda tanto le tabelle di marcia, ma i giornali, i social. Investitori che vivono in circoli esclusivi dove si parla di cose come tendenze, percepito, rumors e valore del marchio. Perché loro sanno benissimo che non di solo prodotti venduti vivono i brand. Quello che fa la differenza sui mercati, spesso è solo il loro nome, la riconoscibilità che ha il marchio o l’unicità che evoca. È un grande classico? È innovatore? È cool? Più cose rappresenta il brand e più il valore sale. Pensa a Apple, Coca Cola e Ferrari. In borsa, com’è noto, la Scuderia più famosa del mondo si può permettere di chiamarsi con un nome aspirazionale (RACE) e non con quello istituzionale. E poi c’è la Vespa. Già, proprio “lo scooter più venduto nel mondo”, come decantava il Carosello.
UNA VESPA DA 900 MILIONI. A proposito, recentemente il gruppo Piaggio ha pubblicato il risultato di uno studio di Interbrand, un’indagine per capire quanto valesse la Vespa. Nel senso del brand Vespa. Risultato? Più di 900 milioni di euro. “Vespa è un’icona di stile: la sua unicità lo rende uno dei brand più ammirati e desiderati, appartenente al mondo premium così come a quello moda e lifestyle. Per questo dobbiamo iniziare a confrontarci con altri brand mondiali che appartengono a categorie diverse dalla pura mobilità”. La dichiarazione di Michele Colaninno, che non a caso è il consigliere delegato per strategia, prodotto e innovazione del Gruppo Piaggio, spiega a parole quello che di fatto ha reso grande la creazione di Corradino D’Ascanio. Mezzo nato per motorizzare il dopoguerra, finì sotto i sederi patinati delle star di tutto il mondo, fino agli exploit più recenti: come la 946 in collaborazione con Dior o il film di Disney Pixar firmato Casarosa, Luca, in cui la creazione di Pontedera ha il ruolo di primattore. Del resto il valore di questo marchio è scritto nel DNA dell’icona made in Italy. Come dimostra lo storico manifesto pubblicitario dove si vedono una lei abbracciata a un lui, uno slogan (“alla loro felicità… manca solo la Vespa”), ma dello scooter neanche l’ombra…