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Vanwall Vanderwell, una hatchback che sa di F1
Vanwall è un nome poco conosciuto ma assai nobile dell’automobilismo. Per chi non lo sapesse, è il nome del team britannico che, nel 1958, si aggiudicò il primo Mondiale costruttori di Formula 1. Un successo memorabile, ma, purtroppo, dal sapore amaro: nell’ultima gara della stagione, in Marocco, il pilota della Vanwall Stuart Lewis-Evans rimase vittima di un grave incidente e perse la vita sei giorni dopo. Per il fondatore della scuderia, Tony Wanderwell, lo shock fu talmente grande che decise di sciogliere la squadra nel 1960.
DALLA FORMULA 1 ALL’ELETTRICO. Oggi, sessantacinque anni dopo, la Vanwall è pronta a tornare con la Vanderwell, una berlina basata sulla piattaforma E-GMP della Hyundai, offerta in tre versioni e solo con la trazione integrale. La carrozzeria, molto aerodinamica, è tutta in fibra di carbonio. Le potenze, in base alle versioni, sono di 325 CV o 650 CV. La Thin Wall Special è una versione speciale della più potente e pesa meno di 2.000 kg a vuoto. Non pochi, per una sportiva, ma stiamo pur sempre parlando di un’auto elettrica. Tutte hanno cerchi di 22” e tutte sono finemente rifinite con materiali pregiati, come la pelle Connolly e il velluto. Come è quasi regola, per auto esclusive di piccola produzione, ogni esemplare sarà personalizzato in base alle richieste del cliente.
BERNIE APPROVA. A dar vita alla nuova Vanwall è stato Colin Kolles, in passato amministratore delegato e team principal di alcuni team di Formula 1. A mettere il sigillo di qualità sulla neonata Vanwall è invece un nome importante del Grande Circus, Bernie Ecclestone (foto sopra), che ne è stato a lungo la guida e possiede la Thin Wall che nel 1958 guidò il grande Stirling Moss, l’eterno secondo della Formula 1 che, quell’anno, mancò il titolo piloti per un solo punto. “Vanwall vinse perché all’epoca scelse di fare le cose in modo diverso: più moderno, più avveniristico, attraverso tecnologia all’avanguardia – spiega Ecclestone -. La nuova macchina raccoglie un’eredità importante. Credo che se Tony Vanderwell fosse ancora vivo, ne sarebbe orgoglioso come lo sono io”.