Uno Squalo da rally va all’asta
Fari direzionali e sospensioni idropneumatiche, iniezione elettronica e volante monorazza, un comfort impareggiabile e una linea così magnifica da valerle il soprannome di Dea, o Squalo: una Maserati? Una Ferrari? Una Bentley? Nossignori, stiamo parlando di una Citroën, del 1955 per di più, epoca in cui la casa francese sapeva ancora farci sognare e stupire. Le eleganti linee della Citroën DS e le sue innovazioni, unite all’abitacolo più comodo della tana di una marmotta ne decretarono il successo, quello di una berlina perfetta per un uomo non necessariamente ricco ma abbiente, con gusto e stile.
INSOSPETTABILE ‘RACER’. Nonostante alcune versioni superino i 190 km/h le DS non sono esattamente oggetti da cronoscalata, la loro indole rilassata e paciosa le rende più adatte a lunghi viaggi o gite fuori porta al lago di Garda. Invece, sorpresona, Citroën le usò anche in gara. Contro ogni aspettativa (è come se il vostro paffuto sarto si iscrivesse all’Ironman) le DS vincono in diverse occasioni, dal primo posto di categoria al Rally di Montecarlo alla durissima Liegi-Sofia-Liegi, dal Rally dei 1000 Laghi al Rally del Marocco. Le sospensioni in stile ‘tappeto volante’ e le doti di agilità favoriscono le DS nei rally così la squadra corse Citroën decide di fare il passo successivo, e nel 1970 iscrive sei ‘Squali’ al rally Londra-Messico.
SOGGIORNO IN SUDAMERICA. La gara è massacrante: 16.000 miglia (oltre 25.000 chilometri) in 23 tappe, da Londra a Città del Messico; in questo tipo di gare anche una Koenigsegg Jesko sarebbe inutile se non si rivelasse affidabile. Dei 96 equipaggi ne arrivò al traguardo un numero esiguo, anche le DS furono decimate e l’unica sopravvissuta è proprio quella che vedete nella gallery, una DS21 del 1970. Guidata da Bob Neyret e Jaques Terramorsi l’elegante vettura da rally arriva fino in Bolivia, salda al sesto posto assoluto, quando un guasto irreparabile al motore elimina ogni speranza; Citroën a questo punto fa una cosa poco carina: la abbandona là. L’auto viene acquistata dall’importatore Citroën del paese, dove vi resta fino al 2005, quando un appassionato europeo la scova e la riporta in patria.
IL CERCHIO SI CHIUDE. Un lungo restauro fa tornare in formissima questa eroina di mezzo mondo, e nel 2018 il proprietario e alcuni amici concludono ciò che non era mai stato finito: tornano in Bolivia a bordo della loro DS21 da rally e la guidano fino allo Estadio Atzeca, tappa finale della difficilissima gara. Ben fatto. Ora questa DS è in vendita, ancora con il suo aspetto battagliero (parabufali, protezioni per i fari, faretti supplementari, adesivi di gara, ma interni ancora super comodi), i documenti dell’epoca e con soli 32.000 chilometri, di cui circa 7.000 percorsi al di fuori della competizione. Al momento le offerte sono ferme a soli 15.000 euro, destinati probabilmente a salire nei prossimi giorni di asta. Non staremo parlando di una F50 o di una Countach, ma la storia di questa raffinata Citroen – in grado di sporcarsi anche le mani – è davvero affascinante, e merita qualcheduno che continui a farla viaggiare.
Se ricordo bene era il 1968 al Rally del Marocco, partecipai con una Fiat 125S, e ricordo di aver superato una DS21 pilotata da Descasaux, il problema era che la DS viaggiava abbastanza veloce senza il ponte posteriore, col retrotreno che striscava sulla terra come un motoscafo.