Un cupolino, la Speed Triple: ecco la 1200 RR
Il vedo non vedo. Cosa c’è di più sexy della fantasia che si immagina quello che gli occhi non dicono? Certo, le naked, le nude, hanno il fascino di mostrarti tutte le loro qualità al primo sguardo. Mercanzia in bella mostra del tipo tutto subito. Poi ci sono le carenate, quelle vestite di tutto punto, con silhouette che sanno di pieghe e staccate, chicane e bandiere a scacchi. Ma per fortuna che nelle moto ci sono anche le vie di mezzo. Come nella vita. Sarà per questo che le semi carene, per non dir cupolini, non passano mai di moda. Piacciono ai manici, stuzzicano i vacanzieri, attizzano i nostalgici. Ecco perché ogni tanto, ma (moto)ciclicamente, tutte la case ne buttano fuori una. La storia ne ricorda di tutti i tipi, dai classiconi Anni ’50 (in cui un cupolino non si negava manco a Vespe e Lambrette), alle sportive di 20 anni dopo (Ducati Super Sport 750 e Moto Guzzi Le Mans 850 tanto per dirne un paio). E non finisce qui. Perché negli Anni ’80, quando si è voluto sperimentare qualcosa di rivoluzionario, guarda caso la configurazione è sempre stata questa. Suzuki Katana docet (qui per saperne di più). E via così fino alle contemporanee, come l’ultimissima Triumph Speed Triple RR.
DESIGN. PER SPORT. In questo caso, la prima cosa che salta agli occhi non è il tre cilindri 1160cc, 12 valvole, da 180 cv (che per la cronaca ha 125 Nm di coppia a 9000 giri). No. Ma quella scultura formato cupolino lì davanti. Una citazione aerodinamica che piace agli occhi, al collo, e a chi apprezza quel suo incorniciare senza mascherare. Tant’è che se poi guardi meglio ti puoi godere il telaio a doppio trave di alluminio. Rigorosamente nero. O i collettori di scarico che si tuffano in quel 3 in 1 che urla là dietro. In fondo, al posto del codone, c’è giusto un accento stilistico sul monobraccio. Tanto per ribadire un numero che sa subito di reattività: l’interasse di 1439 mm. E per finire c’è sempre quel peso in ordine di marcia sotto i 200 chili…
