Teoria vs pratica: il paradosso delle ibride plug-in

Teoria vs pratica: il paradosso delle ibride plug-in

Seicento chilogrammi. Di tanto è ingrassata l’ultima generazione della BMW M5 rispetto alla precedente (qui per saperne di più), a causa del suo powertrain plug-in ibrido e dei pezzi che lo compongono. Ne abbiamo parlato qualche tempo fa, lamentandoci dei tempi che corrono e cercando di riderci su. Ma la verità è che la super berlina bavarese è in ottima (anzi, pessima) compagnia, partendo dalle sue concorrenti più vicine, come la Porsche Panamera Turbo S E-Hybrid che è stata appena rinnovata e ha anche ritoccato il suo stesso record al Nürburgring.

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2500 KG. Negli ultimi mesi, la lista delle auto sportive convertitosi all’ibrido plug-in si è allungata, includendo modelli come la Bentley Continental GT e la Lamborghi Urus. Non che si trattasse di auto leggere, ma il passaggio al PHEV le ha appesantite ulteriormente, facendole toccare le 2,5 tonnellate se non di più. A questo punto ci si potrebbe interrogare sul concetto stesso di sportività, senza però dimenticare quello del lusso e delle prestazioni, perché chi spende oltre 150.000 euro per una vettura di alta classe, difficilmente è un seguace di Colin Chapman.

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GUIDA SPORTIVA. Naturalmente, la guida sportiva e quella in pista richiedono la massima leggerezza, ma quanti dei clienti di questo genere di auto esplorano realmente le loro capacità? La verità è che sono una percentuale piccolissima, inferiore al 10%, e anche quelli che lo fanno agiscono per lo più in linea retta. Quindi basta aumentare la gomma a terra, potenziare la capacità frenante e progettare sospensioni elettroniche sempre più raffinate per nascondere il peso?

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OMOLOGAZIONE. Nella maggior parte dei casi, quelli che esperisce la maggioranza degli utenti, sì. Ma allora, se tutti sono contenti, quale è il problema? È la totale incoerenza del concetto di ibrido plug-in, sia a livello normativo che di sostenibilità. Le PHEV, infatti, affrontano il ciclo di omologazione con le batterie cariche al 100%, ma il consumo di elettricità non viene conteggiato, come se fosse una specie di bonus. Così i dati che ne risultano parlando di poche decine di grammi al km di CO2 e di consumi nell’ordine dei 40-50 km con un litro.

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TEORIA VS PRATICA. Peccato che tutto questo sia fantascienza nell’uso reale e che quando gli accumulatori si scaricano (dopo poche decine di km), le PHEV consumano tantissimo poiché si portano dietro tutto quel peso extra. Ma questo importa fino a un certo punto, perché permettono alle Case auto di abbassare la media delle emissioni di CO2 di tutta la gamma e di rimanere vicini al limite di 95 g/km senza pagare le multe. Quindi, in buona sostanza, i costruttori sfruttano una lacuna della regolamentazione e il risultato è paradossale.

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IL PARADOSSO. Se in teoria le ibride plug-in dovrebbero rispettare l’ambiente, in realtà lo inquinano ancora di più, perché vengono usate quasi sempre a batteria scarica. Inoltre, il peso extra che le attanaglia porta con sé anche un maggiore consumo delle gomme e dei freni, con tutto quello che ne consegue in termini di sostenibilità. Ovviamente anche il piacere di guida ne risente, ma probabilmente è il minore dei mali.

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6 commenti su “Teoria vs pratica: il paradosso delle ibride plug-in”
  • bellezza.gili@alice.it ha scritto:

    Lo scenario descritto non è valido per tutte le plug in, vale la pena spendere due parole relativamente all’uso pratico di questa tipologia di macchine.
    Io sono felice proprietario di una Peugeot 3008 plug in Hybrid da 225 CV.
    Vi posso dire che:
    – Pesa 1850 kg circa;
    – Usandola per il tragitto casa/lavoro faccio senza grosse difficoltà circa 70km in solo elettrico, utilizzando 10kwh reali della batteria da 12kwh
    – In autostrada, a batteria scarica, ho una media di consumo di benzina di circa 4l/100km

    Nessun miracolo, ma serve buon senso: se sì pensa di comprare una macchina di questo tipo tenendo in autostrada i 130km/h di media, si sta acquistando l’auto sbagliata.
    Se si accetta di viaggiare a medie non superiori ai 90/95 km/h (medie), allora si possono avere soddisfazioni inaspettate.

    Con le tecnologie ad oggi disponibili per le plug in, questo è il meglio che si può fare. Ma serve cambiare un po’ il paradigma di guida.

  • 74umb ha scritto:

    Mah. Mi verrebbe da dire: ma se si accetta di guidare a 90-95 Km/h, allora con un moderno diesel faccio 30 Km/l e inquino uguale… Dove sta il progresso?

  • Semdig ha scritto:

    Il problema del peso vanifica gran parte dei costosi progressi tecnologici adottati nelle auto ibride ed elettriche. Fino a quando non inventeranno degli accumulatori dal peso piuma ha poco senso introdurre motori elettrici nelle vetture. Non parliamo poi delle sportive, mortificate nell’handling dalle zavorre che devono portarsi dietro…

  • lorenzo73 ha scritto:

    Queste machine non sono per tutti: per il modo che le utilizzo io, dove il 90% dei miei km è fatto di tratti di massimo 15km, è perfetta, visto che riesco ad andare in elettrico per quasi tutto il tempo, ed ho il vantaggio del motore a benzina per quando vado in visita da qualche parte è faccio più km.

  • Stat ha scritto:

    Finalmente un articolo senza giri di parole su di una motorizzazione insulsa destinata agli allocchi.

  • Ggg ha scritto:

    Se si prende una plug-in per poi non caricarla mai, certo è più sostenibile una normale benzina. Io carico a casa con i pannelli solari, viaggio 100% in elettrico tranne i viaggi più lunghi (oltre i 70Km) dove la batteria si esaurisce. In pratica faccio un pieno ogni 4 mesi invece che ogni tre settimane.

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