Scalda il mouse, è iniziata l’asta Finarte

Chi l’avrebbe mai detto. Eppure, quello che non è riuscito a eBay in più di vent’anni di vita, è riuscito al Covid, in questa manciata di mesi di lockdown. Cioè? A farti pensare che sì, anche una moto d’epoca si può comprare online. Basta con le scene di te che vai a vederle in garage polverosi, cercando di indovinare numeri su telai arrugginiti, o di notar magagne, che sembrano sempre rose e fiori e poi ci rimani di stucco. Letteralmente. Non ci avevi mai pensato prima? Nessun problema, sei fortunato. Ieri è cominciata l’asta di Finarte dedicata ai petrolhead come te. Le moto all’incanto sono quattordici, si va dai 48 cc di una Motom del ’62 ai 1000 della Bmw del ’79. Ecco una selezione veloce di quelle da tenere d’occhio (per le offerte hai tempo fino al 28 giugno). 

MOTOM 48 JUNIOR SPORT, 1962. Manubrietto da sportiva, sella lunga (altro che quella da ciclomotore della versione normale) e quel telaio stampato che disegna la moto per la lunghezza, dal canotto di sterzo alle sospensioni posteriori attaccate alla ruota. E vogliamo parlare di leve e pedivelle arretrate? 

DUCATI 98SS, 1956. Argento e nera, come vedi il bicolore non è un’invenzione moderna. Targhe originali per la regina delle gare di endurance che furono. Il mito delle corsaiole di Borgo Panigale comincia proprio con questo mono di 98 cc. E no, fornetto e arance sullo sfondo non sono compresi nel lotto. 

A.J.S. 350 16 MS, 1958. La inglesona, perché in quegli anni 350 cc non erano mica pochi, più raffinata di sempre. Meno popolare di Triumph, meno estrema di Norton, l’A.J.S. era stata fondata dal signor Joe Stevens, nel lontano 1909. Questo esemplare, oltre all’ottima meccanica, ha il valore aggiunto della patina di un restauro non recentissimo. 

DUCATI ELITE 200, 1960. Pronto a buttar via televisore e camino? Bene, perché devi far spazio in salotto per questa scultura a due ruote. I dettagli da incorniciare sono tre: il bicolore, futuristico ancora oggi, la forma ergonomica del serbatoio (l’avvallamento a metà serviva per il metterci il mento dentro quando cercavi la velocità massima) e il mono con distribuzione desmodromica. 

DUCATI, 450 CORSA DESMO NCR, 1964. Mono, desmo, preparata da NCR. L’essenza di Borgo Panigale in un esemplare restaurato. E, ovviamente, da corsa. Quel serbatoio allungato e il codone della sella fanno venire una gran voglia di rannicchiarcisi sopra e spalancare il gas. 

MOTO GUZZI 175 CROSS MIRIMIN, 1968. Hai voglia di uno scramblerino che ti porti in spiaggia? Eccolo qua, con tanto di forcella Ceriani da competizione. Un bel ferro. Dicono che aspetti solo di essere restaurato. Pensa che io gli farei solo il pieno… 

GREEVES PATHFINDER PUCH 175, 1971. Se invece sei uno tutto a modino e vuoi qualcosa di immacolato per le tue scampagnate, allora c’è questa inglesina motorizzata Puch. Due tempi, tabelle portanumero, serbatoio bicolore. Salici sopra e ti sentirai subito Steve McQueen. 

BMW R100 RS, 1979. Questa carenatura doveva trasformare la naked di Monaco in una sportiva di razza. Non ci riuscì. In compenso la rese la prima tourer della storia. Omologata ASI, questa è un conservato. Un consiglio, vedi i telaietti cromati là dietro? Aspettano solo una coppia di borse Krauser… 

DUCATI 750 SANTAMONICA, 1986. L’omonimia con il circuito di Misano non è un caso, ma un tributo. Soprattutto perché questo è un esemplare da corsa. Che aspetta solo te (e la carena, disponibile, ma smontata). Nessun documento, nessun numero di telaio. La moto perfetta per evitare che ti mandino le multe a casa quando tagli il traguardo a palla.