Ricchi premi e cotillons al GP Historique de Monaco 2024
“Contano più le monoposto dei piloti”. Quante volte abbiamo sentito ripetere questo adagio parlando dei Gran Premi di Formula 1 degli ultimi 30-40 anni? Dai tempi di Lauda-Prost-Senna su McLaren, per capirci… Al Grand Prix Historique di Monaco l’affermazione ha però tutto un altro sapore: nel senso che qui il pubblico ci viene per lustrarsi gli occhi con i bolidi del passato, con le loro livree colorate e meravigliose, colorate con le scritte di sponsor, come Penthouse, Rizla e Durex, che oggi farebbero fatica a trovar posto sulle monoposto a prescindere dal bando della pubblicità alle sigarette e ai superalcolici. E dei piloti in pista poco importa: forse i soli parenti più stretti, se presenti, sono interessanti alle loro performance, all’eventuale podio con il Principe, al trofeo da esporre in salotto o in garage.
DOMINIO LOTUS. Le monoposto, dicevamo: erano rappresentati più di cinquanta Costruttori e la Lotus ha fatto la parte del leone, sia in termini di presenze sia in termini di vittorie, con 3 successi in 8 eventi domenica per il leggendario team fondato da Colin Chapman che oggi vede il figlio Clive al timone del Classic Team, la struttura meglio organizzata tra quelle presenti a Monaco: a vincere sono stati Andy Middlehurst in Serie B, al volante di una Lotus 25 ex-Jim Clark; Max Smith-Hilliard in Serie C, riservata alle auto sportive degli anni Cinquanta; e, come ciliegina sulla torta inglese, il giapponese Katsuoka Kubota in Serie D, a bordo della leggendaria Lotus 72 nei colori nero-oro John Player Special che ha regalato a Ronnie Peterson un podio nel Principato nel 1973. E non è tutto. Anche altri marchi iconici dell’automobilismo hanno brillato, a cominciare dall’ERA nella Serie A1, quella delle utilitarie d’anteguerra e delle vetture da Gran Premio, grazie a un irlandese, Paddins Dowling, che è stato intoccabile per tutto il fine settimana. Così come la tedesca Claudia Hürtgen con la sua Ferrari Dino 246, che ha concluso la gara della Serie A2 con 20 secondi di vantaggio la domenica mattina.
MCLAREN E MARCH SOTTO I RIFLETTORI. A far brillare gli occhi al pubblico sui 50-60 anni le quattro gare riservate alle Formula 1 più recenti tra quelle ammesse alle gare, equipaggiate con motori V8 o V12 ad alimentazione atmosferica, che avevano tutte corso tra la fine degli Anni ’60 e l’inizio degli Anni ’80. Queste auto ormai leggendarie hanno dovuto lasciare il posto a vetture di Formula 1 con motori turbo e poi ibridi. Ma non a Monaco, dove le loro eredi più potenti sono troppo difficili da guidare per i dilettanti e i collezionisti. Così si è assistito alla vittoria di un’altra Lotus nella Serie D, seguita da una McLaren M23 nella Serie E, da una Hesketh 308 nella Serie F e da una March 821 nella Serie G. Battendo una miriade di altre marche, come Ferrari, Brabham, Williams, Tyrrell, Arrows (tra cui la A8 di Valerio Leone, in rappresentanza dell’Italia), Shadow e altre ancora. Tre marchi britannici, con due piloti britannici, Stuart Hall (2 vittorie) e Michael Lyons, molto efficaci su queste monoposto costruite prima della loro nascita. E a proposito di nascita, Hall è nato nel 1984, l’anno in cui la stella Ayrton Senna ha iniziato la sua ascesa in F1, durante un Gran Premio di Monaco che è passato alla storia.
AYRTON SENNA TRIBUTE. La carriera di Senna è stata il filo conduttore di questo weekend senza precedenti, con la sfilata delle sue monoposto il sabato (Toleman, Lotus, McLaren), poi la presenza della famiglia Senna (Bianca, Paola, Bruno) nel paddock e sul podio principesco la domenica, per premiare l’ultimo vincitore della giornata, Stuart Hall, che se n’è andato con una statuetta originale raffigurante il campione brasiliano. Ayrton Senna, Gilles Villeneuve, Niki Lauda, Jackie Stewart, Graham Hill, Louis Chiron, Juan Manuel Fangio e Vittorio Marzotto sono stati solo alcuni dei nomi scritti a lettere d’oro sugli statini della F1 e dell’ACM che sono stati citati da appassionati e commentatori durante tutto il weekend, mentre venivano assegnati alle 8 serie di vetture in ordine cronologico. Con una statuetta ispirata all’eroe dei fumetti “Antoine le Pilote” per ogni vincitore di domenica. Davanti a un pubblico entusiasta. Questa è l’altra lezione da trarre da questo 14° GP Historique di Monaco: le corse di auto d’epoca non sono più appannaggio di una minoranza di appassionati anziani, ma attirano un pubblico più giovane e femminile in eventi che sono diventati grandi feste popolari. Perché c’è rumore, c’è lotta in pista, ci sono piloti abbordabili e, soprattutto, ci sono auto da corsa che sono opere d’arte da ammirare, toccare, vedere e ascoltare, sia sul posto che in streaming. Anche i VIP in questi giorni sono a portata di mano: al GP Historique si sono visti gli ex-piloti Jacky Ickx, Thierry Boutsen e il già citato Bruno Senna, il team principal della McLaren Zak Brown, con il suo pupillo Lando Norris fresco vincitore a Miami, e naturalmente Charles Leclerc, nelle vesti di padrone di casa.
