Rally1: ecco come sono fatte le WRC ibride
A dispetto delle apparenze, con il Rallye Monte-Carlo, la prima tappa del WRC 2021, la lotta per il successo assoluto vede impegnate vetture tecnicamente rivoluzionarie rispetto non solo all’annata precedente ma alla lunga tradizione delle World Rally Car termiche che hanno animato la massima serie iridata dal lontano 1997. Sono passati 25 anni da allora e, nonostante la costante evoluzione regolamentare che ha portato i Costruttori a disputare il campionato con vetture sempre più vagamente derivate dalla serie con cilindrate dapprima di 2 litri e poi di 1,6 litri, turbo e 4×4 per quanto riguarda i modelli al vertice della specialità, il cambio di rotta introdotto quest’anno è epocale. Con l’arrivo della tecnologia ibrida plug-in, le vetture di punta cercano di utilizzare una tecnologia sempre più diffusa sulle auto di serie, anche se con finalità diverse, legate non tanto al contenimento del consumo quanto all’incremento delle performance.
IL SISTEMA IBRIDO. Le auto della neonata categoria Rally1 (le top-car, equiparabili alle precedenti WRC+) presentano diversi cambiamenti significativi rispetto alle loro progenitrici: in primo luogo per l’introduzione per la prima volta della tecnologia ibrida. L’unità elettrica di ogni vettura comprende una batteria da 3,9 kWh e un’unità motore-generatore (MGU) che fornisce 100 kW (136 cv) in accelerazione. L’unità ibrida è combinata con il motore turbo da 1,6 litri per fornire ai piloti oltre 500 cv di potenza combinata quando il propulsore termico funziona in abbinamento a quello elettrico. Il rifornimento ‘alla spina’ avviene esclusivamente al parco assistenza, quando il pacco-batteria fornito dalla Schaeffler viene ricaricato completamente. La Schaeffler realizza il sistema ibrido, uguale per tutti i team, tramite la sua controllata Compact Dynamics. La FIA ha scelto un approccio graduale, come già fatto in altre categorie, per questo il modulo per i primi tre anni sarà uguale per tutti, e dal 2024 il regolamento verrà liberalizzato poco alla volta. Il modulo combina il motogeneratore, l’unità di controllo e la batteria. Quest’ultima è realizzata da Kreisel Electric, che curiosamente ora è di proprietà di John Deere, che si occupa di tutt’altro, di macchine agricole per la precisione. L’intero blocco pesa 87 kg.
LE ALTRE DIFFERENZE. Il carburante è definito eco-sostenibile al 100 percento: il primo del suo genere a essere utilizzato in un campionato mondiale FIA. Le vetture Rally1 (Ford Puma, Toyota GR Yaris e Hyundai i20) sono costruite attorno a un telaio tubolare spaceframe dedicato che offre un maggiore livello di sicurezza per piloti e copiloti. Le altre trasformazioni richieste dal regolamento includono un’aerodinamica meno complessa, il ritorno al cambio meccanico (sequenziale ma con leva a cloche e non più bilancieri al volante) e la rimozione del differenziale centrale attivo. Questi cambiamenti danno maggiore risalto alle capacità dei piloti, che devono anche adattarsi alle richieste di rigenerazione e distribuzione dell’energia ibrida nelle diverse fasi della gara, mentre lavoreranno con i loro ingegneri per ottimizzare le prestazioni e la guidabilità all’interno di questi nuovi parametri.
LOTTA AL VERTICE. Al Rallye Monte-Carlo è andata in scena una sfida ai massimi livelli tra i due piloti francesi più titolati: Sebastian Loeb e Sebastien Ogier, che hanno all’attivo rispettivamente 9 e 8 titoli iridati. Loeb, ingaggiato in extremis dal team Ford M-Sport per un programma limitato di gare, arrivava nel Principato dopo il secondo posto alla Dakar 2022 ottenuto il sabato precedente, mentre Ogier, insignito poche settimane prima della corona mondiale, dopo un abbondante periodo di riposo ha condotto una breve sessione di test con la nuova Toyota GR Yaris Rally 1 prima di salire a sua volta sulla pedana di partenza in Place du Casino a Monte-Carlo. Dopo un confronto durato 4 giorni e 17 prove speciali Loeb ha vinto il suo ottavo Monte-Carlo superando Ogier nel penultimo appuntamento cronometrato, complice una foratura occorsa al pilota del team Gazoo Racing, ma lo ha fatto con pieno merito, forte di una grande esperienza e senza sentire il peso dei suoi quasi 48 anni. Entrambi i protagonisti del duello per la vittoria hanno dato vita a un inedito equipaggio: a dettare le note a Loeb c’era l’insegnante di matematica Isabelle Galmiche, mentre a far coppia con Ogier era Benjamin Veillas, fino allo scorso anno copilota di Eric Camilli (Citroen C3 Rally 2). Un’altra curiosità riguarda proprio la composizione degli equipaggi vittoriosi nella prima gara aperta alle WRC e nella prima in cui sono state schierate le WRC ibride: a imporsi in entrambi i casi sono stati team ‘misti’ in cui il ruolo del navigatore è stato assolto da una donna: Fabrizia Pons accanto a Piero Liatti sulla Subaru Impreza WRC nel 1997 e appunto Isabelle Galmiche al fianco di Sébastien Loeb su Ford Puma Hybrid Rally 1 nel 2022. La differenza, semmai, è data dal fatto che mentre la coppia piemontese Liatti-Pons era già collaudata, per i francesi Loeb-Galmiche si è trattato del debutto, vincente, nel Mondiale e in assoluto.
PROBABILI RIPENSAMENTI? Agli altri piloti ufficiali non è restato che fare da comprimari, con l’irlandese Craig Breen (Ford Puma) sul gradino più basso del podio davanti a Kalle Rovanpera (Toyota) e Gus Greensmith (Ford), mentre la prima delle Hyundai (e anche l’unica al traguardo) è stata quella di Thierry Neuville, sesta. Ora Loeb e Ogier dovrebbero farsi da parte e lasciar spazio ai compagni di squadra destinati a correre l’intera stagione iridata ma dopo l’entusiasmante gara organizzata dall’Automobil Club del Principato non sono esclusi ripensamenti a favore di un programma se non completo quasi.