Quel buon diavolo di Ruf e le sue belve di Porsche
Un paio di mesi fa avevamo parlato di un meraviglioso libro dedicato a Ruf. Un tomo bello spesso, pieno di informazioni e fotografie, a un prezzo tutto sommato onesto. Se l’avete letto, saprete già tutto, in caso contrario vi raccontiamo un po’ la storia del celebre tuner e costruttore tedesco specializzato in Porsche.
DI PADRE IN FIGLIO, DAGLI AUTOBUS ALLE SPORTIVE. Nel 1939, nel paesino di Pfaffenhausen, Alois Ruf Senior fonda la Auto RUF, officina meccanica che diventerà anche stazione di servizio. Nel dopoguerra Alois si diletta con bozzetti e schizzi di automobili, oltre che di mezzi pubblici, tanto che nel 1955 realizza un proprio autobus e mette in piedi una fabbrica per costruirlo. Nel frattempo Alois Ruf Junior, figlio di A.R. Senior, viene contaminato più dalla passione delle auto che da quella degli autobus, cominciando già da giovanissimo a restaurare Porsche nel garage del padre.
CORE BUSINESS TARGATO 911, MA NON SOLO… Alois Senior muore prematuramente nel 1974, così tocca al figlio ventiquattrenne rilevare l’azienda, prendendone in mano le redini. Alois Junior manda avanti l’attività di famiglia, ma ne sposta il baricentro sulle amate Porsche, e in particolare sulle 911. Restauro dopo restauro, la sua fervida immaginazione e la sua sete di cavalli lo portano a chiedersi come migliorare queste eccezionali sportive, e nel 1977 nasce la SCR, prima RUF di sempre. La gloria, tuttavia, arriverà con la mostruosa CTR Yellowbird, e in seguito con una lunga serie di altri modelli, dalla R Turbo alla RT12, fino alla CTR3, la supercar che farà diventare RUF un costruttore con la “C” maiuscola.
RUF CTR “YELLOWBIRD”. Certamente la Porsche 911 più famosa realizzata da RUF, una vera e propria icona del tuner tedesco. Questo proiettile giallo nasce nel 1987 sulla base della mansueta Carrera 3.2, che il tuner tedesco trasforma in una delle sportive più veloci della sua epoca. Il peso viene sensibilmente ridotto e l’aerodinamica migliorata. Nuovi il cambio a cinque marce, i cerchi RUF Speedline di 17’’, i freni Brembo. Riviste le sospensioni e il motore, che grazie a due turbo raggiunge quota 469 CV. Velocità massima? 342 km/h, ovvero più di Ferrari F40, Porsche 959 e Lamborghini Countach. Praticamente magia nera (vedere il video qui sopra pre credere…).
RUF CTR2. Si basa sulla neonata 911 Tipo 993, con la particolarità di avere un “flat six” turbo ancor prima che lo adottasse la Porsche. Mentre la Turbo, nata nel 1995, ha la trazione integrale e una coppia di turbine, la BTR2 monta un sei cilindri boxer con un solo turbo e la sola trazione posteriore, tanto per rendere le cose ancor più terrificanti ed eccitanti. Il motore è un 3.6 litri da 420 cavalli e 590 Nm, con nuovi alberi a camme, intercooler, iniettori, rapporto di compressione ridotto e una centralina Bosch specifica. Ma non è tutto: l’auto è più bassa di tre centimetri, ha un differenziale autobloccante al 60%, freni Brembo, un’ala arrogantissima e degli immancabili (e stupendi) cerchi RUF a stella. Con una velocità massima di quasi 310 km/h e uno “0-100” in 4,1 secondi la BTR2 era uno degli oggetti su ruote più rapidi dell’epoca, e al contrario di quel che si potrebbe pensare, non era neanche così scomoda.
RUF CTR3 EVO. Siamo di fronte al pinnacolo di RUF, un modello che porta il tuner nel mondo dei costruttori che contano nato nel 2007 per celebrare i 20 anni della celebre Yellowbird. Il look riprende qualche dettaglio dalla 987 Cayman (al posteriore) e dalla 997 Turbo (nel frontale), ma il mix tra i due modelli si traduce in un aspetto completamente inedito. Per la prima volta, infatti, la carrozzeria (in carbonio e kevlar) è “fatta in casa”, così come il telaio, sviluppato assieme all’azienda Multimatic. La prima CTR vanta un sei cilindri “piatto” da 3,8 litri – montato al centro e non a sbalzo, dietro l’asse posteriore, come nella 911 – da 700 cavalli e 890 Nm, mentre l’ultima evoluzione (la EVO, presentata lo scorso anno a Monterey) arriva addirittura a 800 cavalli e 990 Nm, per una velocità massima di 380 km/h. Serve aggiungere altro?