Quasi 120mila euro per una delle prime Alpina

Quasi 120mila euro per una delle prime Alpina

Aveva solo 29 anni Burkard Bovensiepen quando fondò la Alpina, un marchio nato dalle macchine da scrivere e divenuto rapidamente uno dei nomi di riferimento nel settore delle vetture ad alte prestazioni. Inizialmente la Alpina era un semplice preparatore di vetture; dal 1983 però decise di dedicarsi alla produzione di vetture evolvendo in chiave di sportività e lusso le BMW di serie e assumendo il titolo di Costruttore pur rimanendo legato indissolubilmente alla Casa di Monaco. Le Alpina presentano da sempre alcune caratteristiche che le distinguono dalle normali BMW, come per esempio gli specifici cerchi a 20 razze o la particolare verniciatura blu metallizzata, disponibile tra i vari colori. Gli interni sono invece dotati di rifiniture specifiche in pelle, inserti in legno (di serie o a richiesta) e non è prevista la limitazione elettronica della velocità massima: alcuni dei modelli, specialmente quelli di ultima generazione, superano ampiamente i 300 km/h. Nei primi mesi del 2022 la proprietà della Alpina è stata rilevata interamente dalla BMW che, fino al 2025 ne manterrà in attività la sede storica con le consuete operatività, per poi destinarla a servizi di assistenza post-vendita. 

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LA B2 VENDUTA A PARIGI. Con un’aggiudicazione a 118.000 euro all’asta parigina di RM Sotheby’s del 1 febbraio, tenutasi ai margini di Retromobile, questa B2 dimostra il crescente interesse registrato dalle autovetture marchiate Alpina, anche se l’esemplare in questione, del 1976, appartiene ancora all’era delle vetture “preparate”. Nel 1975, BMW lanciò la 528 basata sulla prima generazione della berlina bavarese, spingendo Alpina a lanciare la sua versione modificata, identificata dalla sigla interna B2. L’auto allestita da Alpina con meccanica e interni specifici, era dotata di un 6 cilindri in linea da 3 litri di cilindrata, accreditato di 230 CV, alimentato da tre carburatori a doppio corpo. Con uno scatto da 0 a 100 km/h di soli 6,9 secondi e una velocità massima di 230 km/h, alcuni appassionati considerano questa Alpina la prima vera 4 porte BMW ad alte prestazioni. La storia di questo esemplare è certificata fin dai primi vagiti in sala motori. L’auto, una 528 appunto, è entrata nell’officina Alpina nel maggio del 1976 ed è stata immatricolata per la prima volta su strada nello stesso mese. Il primo proprietario fu il Dr. Schmitt di Bernkastel-Kues, in Germania, e questa Alpina B2 rimase di sua proprietà fino al marzo 1990, dunque per quasi tre lustri. La vettura passò di mano altre tre volte, finendo a Bad Neuenahr-Ahrweiler e alle cure del quarto proprietario il 9 marzo 1992, ma nel 1996 l’auto era stata ritirata dalla circolazione.

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UN RESTAURO MANIACALE. Scoperta anni dopo, questa Alpina B2 è stata sottoposta a un restauro completo che si è protratto per la bellezza di sei anni, dal 2008 al 2014. La carrozzeria è stata restaurata, riverniciata in bianco e rifinita con decalcomanie Alpina. Il motore, il cambio, l’assale posteriore, lo sterzo e le sospensioni sono stati tutti ricostruiti. Originale è invece il libretto di manutenzione che l’accompagna e che sfoggia timbri fino a 150.000 chilometri. Acquistata dall’attuale proprietario nell’aprile 2015, questa rarissima Alpina B2 avrebbe percorso circa 1300 chilometri dal suo restauro. Monta cerchi Alpina da 16 pollici, ma è accompagnata da un set rinnovato di cerchi da 14 pollici, la misura originale prevista in fabbrica nel 1976. I 118.000 dell’aggiudicazione rispecchiano con ogni probabilità il costo del restauro e il valore venale della vettura in queste condizioni, aprendo forse la strada a una crescita sostanziale delle quotazioni delle stesse BMW 528 della generazione E12, quella disegnata da Paul Bracq, in particolare dei modelli top di gamma 528 e M535i. Con un investimento analogo oggi si può acquistare “solo” una M550i xDrive ben accessoriata ma destinata a svalutarsi in misura importante e rapidamente o una M3 Touring M xDrive Competition.

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