Prima o poi doveva succedere: l’ibrido arriva anche sulle moto
Prima o poi doveva succedere: l’ibrido è arrivato anche sulle moto e nella fattispecie sulla nuova Kawasaki Ninja 7 HEV. Il suo scopo è “compiere un altro passo da gigante verso l’obiettivo a lungo termine della neutralità delle emissioni di carbonio” recita la nota ufficiale Kawasaki. A questo proposito si potrebbe aprire un grande dibattito, considerando quando consuma questa motocicletta, quanto pesa di più, quale sia la carbon footprint della produzione dei suoi elementi elettrici e via dicendo. Ma per ora non lo farà e cercherò di essere ottimista, anche perché questa moto ibrida è stata realizzata da Kawasaki, ovvero la più originale e carismatica tra le grandi Case giapponesi.
LA NINJA H2R. Per chi non se lo ricordasse, Kawasaki vende a 56.000 euro la Ninja H2R, ovvero una sportiva con compressore centrifugo che eroga 326 CV, cioè più di una MotoGP. Detto questo, anche la Ninja ibrida promette un certo grado di divertimento, compatibilmente con il settore in cui si inserisce che è quello delle medie guidabili con patente A2. A un peso di 227 kg corrispondono circa 60 CV e consumi compresi tra i 25 e i 28 km/litro. Il prezzo dovrebbe, invece, attestarsi sui 12.000 euro.
LA NINJA IBRIDA. Ci sono tre modalità di guida e un cambio a pulsante sul manubrio, mentre il motore termico (un bicilindrico parallelo da 451 cc) e quello elettrico da 12 CV sono collegati da una frizione e possono lavorare sia insieme che separati. Nello specifico, c’è anche una modalità elettrica che “può essere utile in alcune situazioni in cui è opportuno guidare in modo silenzioso, come nelle zone residenziali o nei garage” dice ancora Kawasaki. Tralasciando il fatto che una delle cose più belle di avere una moto è cambiarle lo scarico e dare la sveglia al vicinato di domenica mattina, sono molto curioso del destino commerciale di questa motocicletta.
PIACERÀ? Da un lato apprezzo lo sforzo della Casa di Akashi di accettare una sfida tecnologica e di proporre qualcosa di nuovo, dall’altro sono perplesso su quanto una novità del genere possa essere accettata dai motociclisti, che sono degli esseri tendenzialmente molto legati alle tradizioni. Basterà la ragione dei bassi consumi a solleticare i centauri, per i quali solitamente la moto è un mezzo per il tempo libero e non per l’uso quotidiano?
TEMPO AL TEMPO. Solo il tempo potrà dirlo e nel mentre aspetto anche di vedere la prima moto elettrica che abbia un prezzo accettabile e che non ti lasci a piedi quando arrivi in cima alla montagna. Non è un’esagerazione, ma un dato di fatto dovuto a due caratteristiche intrinseche degli elementi in gioco. Il primo è che le batterie costano care, ma soprattutto pesano molto. E su una moto il peso è un tema chiave e non si può “nascondere” come sulle auto.
E LE ELETTRICHE? Il secondo è che nelle moto la frenata è al 95/98% solo sulla ruota anteriore, che non è in alcun modo collegata con il motore. Quindi il recupero dell’energia in decelerazione e in frenata è limitatissimo, perché la ruota posteriore è quasi completamente scarica, e comunque è molto inferiore a quello di un’auto elettrica che invece arriva circa al 30% dell’energia cinetica in gioco. Ma anche qui, staremo a vedere, magari qualche ingegnere geniale tirerà fuori dal cilindro una soluzione che nessuno ha ancora in mente.