Per le elettriche sprint, tutti vogliono il “supercharger”
L’ENERGIA. Per andare forte serve energia: carburante nel caso dei motori termici, corrente elettrica quando si parla di auto a batteria. Quando si parla di auto sportive, nel primo caso la prassi è avere serbatoi molto capienti – dagli 80 litri in su, anche fino a 100 litri e oltre – mentre nel secondo bisogna installare a bordo tanti moduli elettrici che creano una singola batteria. Anche in questo caso non è raro che venga sfondato il tetto dei 100 kWh di capacità, con accumulatori che superano i 700 kg, come nel caso, ad esempio, della Porsche Taycan.
“FAST CHARGE” IMPRESCIDIBILE. Naturalmente queste batterie devono anche essere ricaricate e non ci vuole un ingegnere per capire che più sono grandi più l’operazione richiede tempo. Se non c’è fretta, si può anche lasciare l’auto parcheggiata una notte intera collegata a una wallbox per la corrente alternata, ma se il tempo stringe allora cambia tutto e le colonnine rapide in corrente continua diventano una necessità. Peccato che a livello globale e pure europeo (e italiano), le stazioni “fast charge” siano la minoranza assoluta, nell’ordine del 5-10% rispetto alle totali a seconda delle zone.
ACCORDI INTERNAZIONALI. Tenendo a mente questa penuria di punti di ricarica rapida, si capisce perché sia Ford, sia General Motors si siano accordate con Tesla per avere pieno accesso (per ora solo negli Stati Uniti) alla rete dei supercharger, che nella versione più evoluta disponibile oggi arrivano a una velocità di ricarica di oltre 300 kWh. Per molti anni, infatti, solo le elettriche del brand californiano potevano accedere a questo servizio, mentre dallo scorso anno Tesla ha iniziato ad aprire la sua rete di ricarica a tutti i veicoli, iniziando a rendere compatibili un certo numero di stazioni in tutto i mondo.
NETWORK PRIVATO. Quello dei supercharger, del resto, è il network di ricarica privata più grande del mondo e ampliarne il bacino di utenti può portare non pochi benefici economici all’azienda di Elon Musk. Quando si pensa a Tesla si tende sempre a considerare l’innovazione insita nelle sue auto, il modo in cui gestiscono l’energia a bordo o l’integrazione del navigatore con la rete di ricarica, oppure le caratteristiche prestazionali. Quello a cui invece si tende a dare meno peso, è proprio il valore della rete dei supercharger che attualmente conta oltre 45 mila “stalli” in tutto il mondo.
UNA RISORSA PREZIOSA. Si tratta di una vera e propria risorsa e dunque si capisce perché pare che anche Stellantis stia trattando con Tesla per avere accesso alla rete di supercharger. In questo caso non si tratterebbe della prima collaborazione tra le due aziende, perché FCA ha comprato per alcuni anni di “crediti” di CO2 da Tesla, per non incorrere nelle multe dell’Unione Europea. Quanto alla configurazione delle colonnine, staremo a vedere. Chissà che non vengano anche modificate per allungare il cavo, perché quello utilizzato adesso è corto e calibrato sulle necessità delle Tesla, che hanno la presa di ricarica vicino al fanale posteriore.