
Pazzesca, questa GMC Typhoon da 200.000 euro
Fatichiamo a comprenderne la ragione, ma una GMC Typhoon del 1993 è stata venduta all’asta per 226.000 dollari. Con molto meno dell’equivalente di 207.000 euro, potete comprare una miriade di gioielli su ruote più emozionanti di un tramonto in Portogallo: Lotus Exige o Emira, BMW M2 CS, qualsiasi Caterham, una NSX o una Ferrari 360 Modena con il cambio manuale. Insomma, avete accesso a buona parte del gotha automobilistico, che sia classico o moderno. Invece decidete di scegliere un furgoncino rosso. Cerchiamo di capire come mai.
IN ANTICIPO SUI TEMPI. In prima linea – tra le ragioni papabili – troviamo la speculazione, ma una squadrata GMC Typhoon non è esattamente appetibile quanto Megan Fox ai tempi d’oro, o quanto una 458 Speciale per restare in tema automobilistico. Tuttavia, qualcuno la pensa diversamente, anche perché il mattoncino rosso che vedete in queste fotografie è piuttosto raro. La GMC Typhoon nasce nel lontano 1992, dieci anni prima della Porsche Cayenne di cui ha anticipato il concetto di suv sportiva. L’altezza da terra è buona, la trazione è integrale e al retrotreno troviamo un differenziale autobloccante. Sotto il cofano pulsa un 4.3 V6 turbo elaborato da 280 CV; siamo, giusto per intenderci ed essere un po’ dissacranti, ai livelli di una Nissan Skyline GTR R32.
GRANDE E GROSSA, MA SCATTANTE. Rispetto alla GMC Jimmy imparentata con la Chevrolet Blazer sulla quale si basa, la Typhoon guadagna 90 CV e offre prestazioni più elevate: “0-100” in 5,4 secondi (nonostante il non certo fulmineo cambio automatico a quattro marce), velocità massima limitata (non si sa se dalla casa o dall’aria) a 200 orari e un accettabile peso di 1.700 kg, lo stesso di una berlina moderna. Anche l’estetica fa un balzo in avanti grazie ai cerchi di 16’’ con disegno a turbina, un kit estetico dedicato e qualche logo accattivante; gli interni, invece, restano piuttosto noiosi.
FERMA NEL TEMPO. Altre tre ragioni hanno fatto schizzare alle stelle il prezzo di questa GMC Typhoon: le condizioni impeccabili, la sua rarità (pare ne esistano solo 77, in questo rosso che la casa chiama Apple Red) e gli appena 1.107 chilometri percorsi in più di trent’anni. Nel mondo reale, un motore che ha percorso l’equivalente di Torino-Brindisi in tutto questo tempo sarebbe da aprire, verificare e restaurare completamente (perlomeno le parti deperibili), ma nel mondo delle aste significa un sacco di dollari in più.