Mobilità a zero emissioni, la UE accelera
E se le misure del governo centrale e degli enti territoriali e locali per incentivare la mobilità sostenibile, invece che essere solo casuali e improvvisate come spesso le si accusa di essere, fossero invece solo troppo timide e al massimo sconclusionate se rapportate all’obiettivo finale? A leggere il documento sulla ‘Strategia per la mobilità intelligente e sostenibile‘ presentato recentemente dalla Commissione europea la domanda diventa non solo pertinente, ma necessaria. Infatti, mentre le autorità italiane sembrano muoversi in ordine sparso e spesso quasi più per istinto, buona volontà e talvolta moda o necessità di compiacimento di circoli ambientalisti, Bruxelles continua a dettare tempi, modi e obiettivi in maniera sempre più incalzante e precisa, in una sorta di cronoprogramma che punta non solo ad incidere sulla mobilità privata, ma sull’intero settore del trasporto di persone e merci nel suo complesso, con impatti economici notevoli. Ma cosa dice quel documento? Val la pena scorrerlo per capire che forse occorre darsi una mossa. La ‘Strategia per la mobilità intelligente e sostenibile‘ è stata presentata a dicembre scorso insieme con un piano d’azione comprendente 82 iniziative nei prossimi quattro anni, con l’obiettivo di gettare le basi di un sistema dei trasporti nella UE “verde, digitale e più resiliente alle crisi future”. Coerentemente a quanto indicato nel Green Deal europeo, il risultato dovrà essere una riduzione del 90 percento delle emissioni entro il 2050, “ottenuta grazie a un sistema di trasporti intelligente, competitivo, sicuro, accessibile e a prezzi abbordabili”.
LE TAPPE DEL CRONOPROGRAMMA. Se l’obiettivo finale è ambizioso, non di meno lo sono gli obiettivi intermedi che il documento delinea. Entro il 2030:
- Parco circolante parzialmente rinnovato, con almeno 30 milioni di automobili a emissioni zero
- Trasformazione urbana con 100 città europee a impatto climatico zero
- Raddoppio del traffico ferroviario ad alta velocità in tutta Europa
- Zero emissioni di carbonio per i viaggi collettivi programmati per percorsi inferiori a 500 km
- Diffusione su larga scala della mobilità automatizzata
- Varo di navi a zero emissioni
Entro il 2035:
- Aerei di grandi dimensioni a zero emissioni
Entro il 2050:
- Rinnovo quasi totale del parco circolante complessivo, con quasi tutte le automobili, i furgoni, gli autobus e i veicoli pesanti nuovi a zero emissioni
- Raddoppio del traffico merci su rotaia
- Piena operatività della rete transeuropea di trasporto multimodale (TEN-T) con connettività ad alta velocità
- Riduzione delle vittime quanto più possibile vicino allo zero in tutti i modi di trasporto.
LE INIZIATIVE DA INTRAPRENDERE. Per realizzare tali obiettivi, la strategia prevede 82 iniziative in dieci settori chiave d’azione (‘iniziative faro’) finalizzate a promuovere:
- la diffusione di veicoli, navi e aerei a emissioni zero, combustibili rinnovabili e a basse emissioni di carbonio e relative infrastrutture, ad esempio installando tre milioni di punti di ricarica pubblici entro il 2030.
- La realizzazione di aeroporti e porti a emissioni zero
- Lo sviluppo di ulteriori infrastrutture ciclabili nei prossimi 10 anni.
- Il raddoppio del traffico merci ferroviario
La Commissione fa molto affidamento sulle nuove tecnologie e in particolare sulla digitalizzazione, i Big Data e l’Intelligenza artificiale per rendere la mobilità multimodale sempre più connessa e automatizzata, anche grazie all’uso di droni e aeromobili senza equipaggio. Insomma, se Milano o Bologna, per fare degli esempi, realizzano nuovi chilometri di piste ciclabili e chiudono i centri alle Euro5 la domanda da porsi non è se è opportuno, ma solo se è sufficiente. In ballo non c’è solo la riduzione delle emissioni, ma l’idea stessa di città e mobilità. Ovvero di una idea di modernità che piaccia o no è quella che hanno in testa a Bruxelles ed è l’unica che sono disposti a finanziare. Il resto rischia di essere solo folklore.