McLaren, il futuro (carico di attese) parla arabo

McLaren, il futuro (carico di attese) parla arabo

La scuderia McLaren esiste dal lontano 1963, ma la sua divisione auto, almeno per come la conosciamo oggi, si è buttata nella mischia delle supercar solamente quattordici anni fa.

AUTO STRABILIANTI… Dopo due enormi e sbalorditive parentesi chiamate F1 e SLR McLaren, la McLaren ha smesso di essere un produttore di supercar “occasionale”, cominciando… a fare davvero sul serio. La prima auto da sogno prodotta è la MP4-12C, rivoluzionaria per certi aspetti, meno apprezzata per altri. Da lì in poi nulla sembra in grado di fermare l’ascesa della casa di Woking: 600 LT, P1, 720 S, Senna, Elva, Speedtail, 765 LT… una miriade di hypercar e supercar invade i garage di collezionisti e appassionati dal conto in banca faraonico.

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… MA I CONTI NON TORNANO. Gli affari, insomma, sembrano destinati ad andare a gonfie vele. Ma qualcosa non va per il verso giusto. E per quanto McLaren sia un marchio che non ha bisogno di presentazioni, il bilancio dell’azienda comincia a scricchiolare. Nel 2020, per scacciare lo spauracchio del fallimento, la sede di Woking (foto sotto), fantasmagorica opera dell’archistar britannica Norman Foster dove comunque la McLaren ha mantenuto il suo quartier generale, passa di mano. E due anni più tardi, sempre per far quadrare i conti, arriva la decisione di sfoltire la collezione aziendale, che contava ben 54 auto da corsa: nelle casse entrano un centinaio di milioni di sterline, che corrispondono alla corposa iniezione di liquidità da parte del gruppo Mumtalakat. Tenete bene a mente questo nome.

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SUA ECCELLENZA ARABA. Il Bahrain Mumtalakat Holding Company B.S.C. altro non è che il fondo sovrano del Regno del Bahrain, già possessore del 60% della McLaren. La notizia è che il gruppo arabo ha recentemente perfezionato un accordo molto più esteso con la casa inglese: dal 22 marzo scorso, infatti, possiede l’intero pacchetto azionario, avendo rilevato il 100% delle quote di Woking. I ritardi nello sviluppo della supercar ibrida Artura – e diverse altre problematiche – hanno portato a questa decisione, triste ma necessaria. A ogni modo, un qualcosa di buono in tutto questo c’è, e cioè che il gruppo Mumtalakat ha un volume d’affari di circa 18 miliardi di dollari. E sembra avere molto a cuore le sorti della McLaren.

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UN FUTURO TUTTO DA SCOPRIRE. Ma che aria tira in McLaren? Paul Walsh, il responsabile esecutivo della casa, ha la massima fiducia nel futuro: “Siamo contenti che il gruppo Mumtalakat continui a credere nella McLaren. Questo accordo rafforza la nostra relazione e la struttura dell’azienda, così potremo concentrarci ancor di più sugli obiettivi a lungo termine, investendo in nuove tecnologie e prodotti e ricercando nuovi partner”. I recenti progetti della casa hanno coinvolto la GTS e la Artura Spider, oltre alla 750 S. Chissà cosa ci sarà nel domani della casa Woking: un’erede della P1? Una suv? Una coupé tutta da guidare dal prezzo un po’ più “accessibile”? Stay tuned.

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