Mansory, un tuner con una “bella” faccia tosta

“Non esistono libri morali o immorali. Esistono libri scritti bene o scritti male. Questo è quanto”. Parafrasando la celebre massima di Oscar Wilde e applicandola al variegato e mai banale mondo delle elaborazioni, si può giungere alla conclusione che quanto a buon gusto il tuning non segue affatto le regole del senso comune.

STRAVOLGERE, SEMPRE. Prendiamo a esempio le stravaganti e pacchianissime realizzazioni dello specialista tedesco Mansory: la sua parola d’ordine sembra essere “osare” anche quando si tratta di mettere le mani sulle carrozzerie di hypercar a cinque zeri che probabilmente nessun altro si sognerebbe di cambiare anche solo di una virgola. 

UNA STORIA DI ECCESSI. Messa in piedi nel 1989 dall’iraniano Kourosh Mansory a Monaco di Baviera, l’azienda che porta il nome del suo fondatore ha cominciato a farsi conoscere per le sue reinterpretazioni di modelli Rolls-Royce e Ferrari. Nel 2001, il grande salto, con il trasferimento delle operazioni a Brand, sempre in Germania, e l’ampliamento delle attività alle supercar dei marchi Lamborghini, Bugatti, Aston Martin, Bentley, AMG e altri. Con un denominatore comune: la sfacciataggine.

C’ERA UNA VOLTA UNA SOBRIA BENTLEY… Mansory ha capito una cosa molto semplice: la maggior parte dei nuovi ricchi non ha un gran gusto, e ama ostentare: poco importa che non stiate sfoggiando una Miura o una De Tomaso P72, l’importante è far voltare le teste di curiosi e passanti. Seguendo questa logica nulla sfugge a Mansory, ed ecco alcuni esempi più o meno… terrificanti. Il primo, che è anche il più soft, è la Bentley Continental GT by Mansory, uno dei pochissimi modelli del tuner apprezzabili per la sua sobrietà, visto che rispetto alla coupé di extra lusso della casa di Crewe è cambiato poco o nulla. Aggressivo splitter anteriore, sobrie prese d’aria sul cofano, un mini spoiler sulla coda, cerchi quasi pieni con un bel design e un assetto leggermente più basso. 

ROMA TEMPESTA VERDE. Discorso ben diverso riguarda la povera Ferrari Roma, un modello dal look piuttosto distante dalle tradizionali berlinette a motore anteriore della casa di Maranello, ma di inubbia e sobria eleganza. Tanto per gradire, Mansory ha cominciato l’opera di stravolgimento della rossa portando il suo V8 a quota 800 CV, che si traducono in un tempo di appena 2,9 secondi per “bruciare” lo “0-100”. Sull’incremento di potenza e sprint, nulla da dire, ma come la mettiamo con l’aggiunta massiccia di appendici pacchiane, disseminata in lungo e in largo per tutta la carrozzeria? E quei cerchi, forse un po’ troppo aggressivi, in tandem con specchietti che sembrano prelevati direttamente da una navicella spaziale? Per non parlare, poi, della verniciatura: per una (a noi) inspiegabile ragione, Mansory ha optato per un verde acido chiaro che si dissolve in bianco, abbinamento dal gusto quantomeno discutibile che ritroviamo anche nell’abitacolo, foderato dal primo all’ultimo centimetro in pelle verde e bianca. Se non è un pugno in un occhio, poco ci manca.

SEMPLICEMENTE MOSTRUOSE. Altro esempio illustre, al di là di ogni gusto personale, è la Mercedes Classe G di Mansory. Neanche a dirlo, la base di partenza è la versione AMG, che dopo un anno di operoso lavoro di taglia e cuci il tuner tedesco ha trasformato in una stravagante fuori strada con due sole porte e che, per giunta, si aprono controvento. Verniciatura perlacea color oro, acquamarina e nera, enormi cerchi dorati di 24 pollici, vagonate di carbonio e sotto il cofano 900 CV e 1.200 Nm. Non vi basta? Nella lista dei desideri potete mettere la spunta su “blindatura” e farvi confezionare un carro armato che scatenerà l’invidia di ogni rapper che si rispetti. Ma Mansory non si ferma qui: alle sue grinfie di infaticabile stravolgitore di supercar non sono sfuggite auto da sogno del calibro di Ferrari F12, Porsche 911 Turbo S e Lamborghini Urus e Rolls Royce Dawn. Divertitevi a riconoscerle nella  nostra fotogallery, se ci riuscite…