Ma si può mettere all’asta la storia della IndyCar?
PASSIONE FORMULA INDY. È un’asta che ha fatto sognare a occhi aperti gli appassionati, quella che si è tenuta lo scorso 29 ottobre a Lincolnshire, in Illinois. In vendita, direttamente nei magazzini del team Newman/Haas Racing, sono transitate alcune delle auto da corsa che hanno contribuito, insieme a grandi piloti come Mario Andretti e il figlio Michael, Nigel Mansell e Sébastien Bourdais (solo per citare i più celebri) a portare la scuderia americana ai vertici della IndyCar. Non si contano le vittorie messe insieme dalla squadra corse di Haas e Newman a cavallo tra gli anni ’80 e il 2011 nelle serie CART e Champ Car. La vendita all’incanto, affidata alla casa d’aste canadese RM Sotheby’s, ha proposto alcuni dei bolidi che le hanno ottenute, facendo entrare la scuderia americana nella leggenda delle corse con ben 107 successi.
LA LOLA DI ANDRETTI. Dalla nostra parte dell’oceano Atlantico la storia della Newman/Haas Racing non è molto conosciuta, ma in America i tifosi del motorsport impazziscono per le imprese raggiunte dalla scuderia fondata ormai quasi quarant’anni fa dall’attore Paul Newman e dal pilota Carl Haas. E pensare che a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, nel pieno dell’era dei “mostri” del Gruppo 7 della CanAm, i due futuri soci erano acerrimi rivali. Ma il desiderio di costruire insieme qualcosa di grande e scalare l’olimpo della IndyCar fu più grande di qualsiasi rivalità. Per vincere ed eccellere subito serviva un collante perfetto e il team lo trovò in Mario Andretti, veterano italo-americano della F1 che, nel 1984, al volante di una Lola-Cosworth T800, che è stata battuta a 401 mila dollari, conquistò il prestigioso campionato CART con sei pole position e altrettante vittorie.
LA CAVALCATA DI MANSELL. Mario non è stato l’unico Andretti a indossare i gloriosi colori della Newman/Haas Racing: nel 1990 toccò al figlio Michael, che l’anno seguente riuscì a ripetere l’impresa del padre, vincendo la IndyCar Series. Fu una cavalcata vincente anche quella del 1993: al volante c’era Nigel Mansell, reduce dalla vittoria Campionato del mondo di F1 con la Williams. Una curiosità, oltre che un record: il “leone d’Inghilterra” resta a oggi l’unico pilota ad aver centrato questa speciale doppietta in due stagioni sportive consecutive. La sua monoposto, una Lola Ford-Cosworth T93/00, è stata la regina dell’asta di RM Sotheby’s: se l’è aggiudicata un collezionista per 995 mila dollari.
L’ULTIMO PODIO di “PIEDONE”. Nove anni più tardi, nel 2002, il fiuto di Carl Haas, che l’aveva messo sulle tracce di Cristiano da Matta, fu ancora decisivo per la vittoria finale. Il pilota carioca, che nel suo curriculum può vantare anche due stagioni in F1 con la Toyota, nel biennio 2003-04, si laureò quell’anno campione IndyCar. Nel 2003, con il passaggio del testimone a Sébastien Bourdais, cominciò l’era di quello che diventerà il pilota più premiato nella storia della Champ Car: dal 2004 al 2007 sono quattro i titoli che il campione transalpino porterà nella bacheca del team Newman/Haas. La terza monoposto più valutata, però, è stata Lola Ford-Cosworth T94/00 con la quale Mario Andretti, soprannominato “Piedone” per la determinazione con la quale schiacciava l’acceleratore, a ben 54 anni, è salito per l’ultima volta sul podio, giungendo terzo all’Australian FAI IndyCar Grand Prix del 1994. È stata aggiudicata a 379 mila dollari. Ma, per la cronaca, sono state battute vetture anche a cifre ben più basse: il minimo è stato toccato da due Swift-Ford 010.c, assegnate per 25.200 dollari.
LA SCUDERIA OGGI. Attualmente la squadra corse fondata da Paul Newman e Carl Haas non partecipa ad alcun campionato, ma l’azienda ha saputo cambiare pelle, restando solida e affermandosi negli anni come il più grande centro ricambi per vetture da corsa di tutti gli Stati Uniti. Lo stesso Haas, in parallelo alla sua attività di pilota-imprenditore, aveva cominciato a ritirare vecchie auto da corsa, scambiandole con vetture nuove e contribuendo così a far crescere la cultura del motorsport in America sin dagli anni ’60 e ’70.