L’elettrico tira tanto, almeno in borsa
Electric vehicle mania. È così che il Wall Street Journal, che di bolle finanziarie e febbri improvvise degli investitori se ne intende parecchio, ha battezzato la corsa alle azioni delle Case auto che si sta scatenando da inizio 2021 al ritmo degli annunci di nuovi modelli EV e nuove iniziative green da parte dei vari produttori. Tanto che al momento, sebbene l’elettrico sia ancora un affare per i conti delle major automotive, di sicuro lo è per le loro quotazioni borsistiche, per i loro investitori e in generale per gli speculatori di borsa.
L’IMPENNATA. Dopo essersi lamentate per anni di essere sottovalutate e trascurate, le Case automobilistiche stanno vivendo una nuova primavera borsistica grazie al passaggio all’elettrico. Segno che l’automotive, a torto o a ragione, aveva bisogno di novità importanti e di nuove tecnologie, di un cambio di passo non solo nella produzione ma anche nella comunicazione. Per citarne qualcuna, Ford è cresciuta del 42 percento da inizio anno, mentre anche le azioni di GM si sono apprezzate del 42 percento. Volkswagen, che nel 2021 ha messo a segno già un +46 percento, ha avuto rialzi fino al 26 percento in un solo giorno nel corso del ‘Power Day’ durante il quale ha annunciato la costruzione di sei fabbriche di batterie EV in Europa nei prossimi 10 anni. Si tratta di balzi da dotcom degli anni ’90, tanto che molti analisti temono già la bolla speculativa. Per capire bene come stanno le cose, basta dire che l’indice S&P 500 quest’anno è cresciuto, ma solo del 4,2 percento e Tesla ha perso qualche punto percentuale da inizio 2021, pur capitalizzando il doppio di VW, GM e Ford messe insieme. Uno squilibrio che non può durare a lungo, nel senso che i produttori pure electric come Tesla non potranno giustificare a lungo le loro superquotazioni a fronte della discesa in campo dei big automotive tradizionali.
UN CAMBIO DI PARADIGMA. Perché una cosa è certa: se gli investitori si stanno muovendo e stanno riscoprendo titoli dati per morti appena dieci anni fa è in virtù della sensazione sempre più diffusa che i grandi marchi auto fanno sul serio sul tema elettrico. In altri termini, fondi e risparmiatori sono sempre più convinti che i produttori tradizionali non stanno semplicemente introducendo in gamma nuovi modelli EV e rincorrendo una moda: stanno cambiando radicalmente i loro modelli di business, unendo le tecnologie innovative alla conoscenza del mercato e all’esperienza che le start-up elettriche non hanno. E anzi con una determinazione a conquistare il mercato e a dominarlo anche con le EV che il capo finanza di Daimler (azioni a +29 per cento quest’anno) ha recentemente raccontato con ‘feroce’ lucidità: “Vorrei davvero sottolineare che le auto con motore a combustione sono bancomat per il futuro elettrico“, ha detto Harald Wilhelm, precisando che non è affatto vero che i veicoli elettrici genererebbero margini inferiori rispetto a quelli i convenzionali.
NON MANCANO I DUBBI. Chi spinge decisamente meno sull’elettrico, come BMW, o preferisce l’ibrido come Toyota ha fatto registrare minori apprezzamenti in borsa. Segno che il mercato vuole piani chiari e definiti e non si accontenta delle mezze misure. Ma attenzione: non è detto che abbia ragione il mercato e che i prudenti abbiano torto. Per i più aggressivi sull’EV il rischio dietro l’angolo c’è ed è grande: non mantenere le promesse. Una mancanza che il mercato degli investitori come quello degli automobilisti farebbero pagare a caro prezzo.