Le Mercedes di Bruno Sacco sono immortali
“Sono un progettista della Mercedes perché non ho mai fatto mio il motto l’art pour l’art. L’unica cosa che voglio è che le auto di cui sono responsabile vendano il più possibile”. La vera arte, insomma, per Bruno Sacco non era fine a se stessa, ma aveva come unica unità di misura il successo commerciale dei suoi frutti. Non farebbe una piega, detto da un designer che, dal 1975 al 1999, ha guidato il centro stile di uno dei colossi automobilistici più rinomati al mondo, se non fosse che ogni singola vettura nata sotto il suo “regno” è, in qualche modo, un’opera d’arte che va al di là dei numeri.
UN ITALIANO DIVENTATO GRANDE IN GERMANIA. Bruno Sacco ha lasciato per sempre le scene automobilistiche lo scorso 19 settembre. Lo ha fatto in sordina, spegnendosi all’età di 90 anni lontano anni luce dai potenti riflettori che hanno illuminato la carriera di tanti colleghi italiani ben più noti al grande pubblico. Sacco non ha disegnato supercar mozzafiato come le Lamborghini Miura e Countach di Marcello Gandini, né creato potenti miti popolari come Giorgetto Giugiaro è riuscito a fare con la Golf e l’Alfasud. Eppure, la sua parabola non è stata meno scintillante. Più semplicemente, forse, ha avuto, come dire, un palcoscenico meno “teatrale” di quello italiano che, nel 1957, l’aveva catapultato, non ancora ventiquattrenne, nel cuore della grande Germania dei motori.
DA UDINE A TORINO A STOCCARDA. Col pragmatismo tipico dei friulani (figlio del comandante di un battaglione di fanteria di montagna, era nato a Udine il 12 novembre del 1933), una laurea in ingegneria meccanica al Politecnico di Torino e un fiuto innato per l’eleganza, affinato nei suoi primi anni di lavoro all’ombra della Mole, prima alla Ghia e poi alla Pininfarina, Sacco è riuscito a scalare le gerarchie del centro stile della Mercedes, fino a diventarne il responsabile, nel 1975, e uscirne solo 24 anni dopo “per raggiunti limiti d’età”.
ELEGANZA SENZA TEMPO. Sotto la sua guida, sono nate automobili espressione di un’eleganza discreta e senza tempo, capace di lasciare un segno indelebile sulle strade di tutto il mondo. Macchine come la SL R129 del 1989 o la 190 del 1982, venduta in 1,9 milioni di esemplari, o, ancora, la 123 in versione giardinetta, prima wagon della casa tedesca, nel 1977, giusto per citarne alcune tra quelle rimaste più famose. Senza dimenticare, naturalmente, quelle firmate qualche anno prima della pensione, come la Classe E siglata W210 e la Classe A del 1997, prima utilitaria del marchio di Stoccarda. Ma la più bella di tutte, per Sacco, è sempre stata la Classe S della serie 126: “In tutte le sue forme – diceva sempre -, è la cosa migliore che abbia mai fatto per la Mercedes”. Oggi salutiamo un grande car designer, ma la signorilità delle “sue” Mercedes è immortale.