Lancia Aurelia Fuorilegge, fascino irresistibile
Ai tempi della Londra vittoriana Cirencester era famosa per il Royal Agricultural College, prima università di agraria, nel 1845, in un paese anglofono. La facoltà da cui sono usciti alcuni dei più celebri politici, sportivi e nobili del Regno Unito oggi esiste ancora e mantiene intatto il suo prestigio, ma nel frattempo nella cittadina del Gloucestershire un altro polo d’eccellenza è riuscito a ritagliarsi una piccola fetta di notorietà. Roba di super nicchia, in realtà, perché persino nei meandri più esclusivi del mondo dei motori del passato rimangono ancora in molti quelli a cui il nome di Thornley Kelham continua a dire poco o nulla. Tutto torna in mente, però, se alla leggenda di una grande Lancia, quell’Aurelia che nel 1950 fu la prima automobile con motore V6 al mondo, si collega il programma Fuorilegge varato nel marzo del 2020 e da poco ribalzato agli onori della cronaca specializzata.
RESTOMOD LEGGENDARIO. Breve riassunto per chi si fosse perso le puntate precedenti: nei reparti di Thornley Kelham, in cui lavorano giorno e notte meccanici e artigiani abili e appassionati, è attualmente in fase di completamento il primo lotto di sei delle nove Lancia Aurelia B20 previste dal sopracitato programma Fuorilegge. Si tratta di un ambizioso progetto di restomod: tirare fuori da una delle automobili più desiderate e venerate di sempre un modello ammodernato ad alte prestazioni capace di rinverdirne i fasti. L’ispirazione viene dritta da un’Aurelia che il team Thornley Kelham conosce centimetro per centimetro: la numero di telaio 1010 con cui nel 1951 Giovanni Bracco giunse secondo alla Mille Miglia e primo di classe alla 24 Ore di Le Mans, solo per citare i due acuti rimasti più famosi nella parabola agonistica della bella coupé disegnata da Mario Felice Boano.
SOTTO IL COFANO C’È IL V6 ALFA. Restaurata da cima a fondo esattamente come fu modificata settant’anni fa per essere più slanciata e veloce, quindi con la linea del tetto ribassata e un parabrezza a dir poco striminzito, l’Aurelia più celebre di tutte è diventata la base di un’idea di restauro non conservativo tanto affascinante quanto potente nel dividere gli appassionati: da una parte quelli a cui si rizzano i capelli solo all’idea di fare taglia e cuci con un’auto di straordinario valore storico e collezionistico, dall’altra quelli a cui la trasformazione, invece, piace (e pure tanto). Mettendo per un attimo da parte le ragioni dei difensori dell’originalità assoluta e osservando il risultato finale è obiettivamente difficile non essere d’accordo con la seconda categoria. D’accordo, le Lancia Aurelia di Thornley Kelham non sono quelle di una volta, ma sono altrettanto belle, oltre che tremendamente più potenti e veloci. Per guadagnare dai 100 ai 180 cv in più rispetto ai 118 originali è stato necessario cambiare il motore. Il primo V6 al mondo è sparito per far posto a un altro leggendario sei cilindri a V di casa nostra: quello disegnato dal progettista dell’Alfa Romeo Giuseppe Busso e montato, con cilindrate da 2 a 3,2 litri, su intere generazioni di biscioni a cavallo tra gli Anni ’70 e 2000.
DE VIRGILIO APPROVED. Un’eresia? Per qualcuno senz’altro, ma non per Luigi De Virgilio, lancista doc: “È una macchina piena di buoni propositi e non è irrealistico immaginare che a Gianni Lancia sarebbe piaciuto costruirne di simili per gli amici più stretti”, ha detto dell’Aurelia Fuorilegge il figlio dell’ingegner Francesco De Virgilio, l’uomo che negli Anni ’40 risolse l’annoso nodo dell’equilibratura del motore V6 regalando alla Lancia l’ennesimo primato. Le ultime tre Aurelia messe in lavorazione da Thornley Kelham, illustrate nella fotogallery a corredo del nostro articolo, saranno equipaggiate con il 3.2 V6 aspirato delle Alfa Romeo 156 e 147 GTA, ma con 50 cv in più. In totale sono quindi 300, tantissimi per un’auto che ferma l’ago della bilancia a 1100 chili (75 in meno dell’Aurelia B20 originale) e si guida sostanzialmente come si guidava quella di un tempo, anche se i limiti delle gomme, assai lontane dalle calzature extra-large a cui ci hanno abituato le sportive dei nostri tempi, sono attenuati da tutta una serie di migliorie alle sospensioni e ai freni.
Settant’anni fa, nelle corse, si guidava così: il volante stretto tra le mani, i piedi velocissimi, il destino in mezzo ai denti. Thornley Kelham giura che per i fortunati proprietari delle nove Aurelia Fuorilegge sarà di nuovo così. E pazienza se, al posto dei carburatori, c’è l’iniezione elettronica…