Lamborghini Murciélago: col manuale vale doppio
Non avrà le linee provocanti di una Miura o il look da astronave di una Countach, ma la Murciélago è una Lamborghini fino al midollo.
100% LAMBO. Ok, certo, nella Lamborghini Murciélago c’è per la prima volta lo zampino dell’Audi, ma l’essenza del toro non è stata cancellata dalla freddezza teutonica, anzi. Il 6.2 da ben 580 CV è parente stretto del primo V12 da cui è partita l’avventura automobilistica della casa emiliana, e spinge l’erede della Diablo sul filo dei 330 km/h. Il look, poi, è di quelli che tolgono il fiato, pur nella sua apparente semplicità. Una semplicità “tagliente”, con quelle spettacolari prese d’aria mobili che fanno “respirare” meglio il motore e le portiere che, nella miglior tradizione della casa, si aprono a forbice.
CAUTA ESUBERANZA. Alla guida, la Lamborghini Murciélago è pura libidine, larga quanto un tir e con un’accoppiata V12–cambio a gabbia aperta che fa battere il cuore. Non vi venga in mente di catapultare una LP580 in una stradina secondaria come fareste con una Honda Integra Type-R (è questione di ingombri…), ma negli spazi “giusti” al volante di questa “belva” avrete ben pochi rivali. La Murciélago che provai tempo fa mi ha regalato delle emozioni che non accennano a svanire; era rossa, e ricordo che molti bambini la scambiarono per una Ferrari. Sacrilegio. Gli interni, invece, erano blu, e con i miei piedi dovevo giostrare tra tre pedali, il che fa tutta la differenza del mondo in termini di piacere di guida, se la guida che vi piace è quella “vecchia scuola”.
CON TRE PEDALI VALE IL DOPPIO. La Lamborghini Murciélago in foto è stata battuta in un’asta per 501.000 dollari (circa 460.000 euro, al cambio attuale). Una cifra elevata anche per un esemplare con il cambio manuale, giustificata dalle condizioni strepitose e, appunto, dal tipo di trasmissione. Il colore della bellissima carrozzeria si chiama Rosso Vik (sarà ispirato al tetto della chiesetta di Vik in Islanda? Bah…), mentre gli interni sono foderati in una raffinata pelle color crema, con cuciture rosse (splendidi, ma al solo pensiero di come fare a tenerli puliti, si rischia di andare in paranoia…). Il cruscotto segna 7.900 km: fatti in 21 anni, significa meno di 500 km ogni dodici mesi: come si fa a usarla così poco, abitando in California?, vien da chiedersi. Mistero. Potremmo scusare il proprietario, chessò, solo se ogni mattina in garage si trovava nella terribili condizioni di dover scegliere se acciuffare dal mobiletto delle chiavi quelle di una Miura, una Reventón, una Sesto Elemento, una Huracán STO e una Aventador SVJ.
TUTTA DA GUIDARE. Tornando ad argomenti meno romantici e più prosaici, il mezzo milione di dollari è giustificato in larga parte da quella sfera d’alluminio che si staglia tra i sedili: elegante, solida, depositaria di quelle tre parole magiche per ogni appassionato: “divertimento di guida”. Per i momenti più “tranquilli”, comunque, per dimenticarsi di quanto sia pesante la frizione, il nuovo fortunato proprietario di questo gioiello made in Sant’Agata potrà ascoltare della buona musica accendendo l’hi-fi griffato Harman Kardon, o rinfrescarsi accendendo il “clima” automatico, con la pelle che riveste persino la plancia. L’erede della Diablo non lancerà razzi dagli scarichi e non espellerà dal sedile i passeggeri indesiderati, ma sfido a non guardare questa Lambo e a non immaginare di sfruttare quel V12 fino alla linea rossa del contagiri, tra i tornanti di una strada panoramica. Speriamo che anche il futuro proprietario non lo immagini e basta…
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